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Giovedì, 28 Marzo 2024
Gli scenari

L'Italia e il problema con il gas: lo scoglio di maggio poi lo stop dal 2023

Il prezzo del gas salirà ancora. E con lo stop della Russia l'Italia avrebbe dieci settimane di autonomia ma solo con alcuni distacchi ordinati: così le città potrebbero restare al buio di notte

È ottimista il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani riguardo agli sforzi del governo nel rimpiazzare il gas russo. "A breve dovremmo interrompere per una questione anche etica la fornitura di gas dalla Russia", dice intervistato dalla Stampa. "Con l'energia diamo quasi un miliardo di euro al giorno alla Russia, e capite bene che stiamo indirettamente finanziando la guerra", afferma. Il ministro corregge le stime di qualche settimana fa e crede che l'Italia possa slacciarsi quasi completamente da Mosca in 18 mesi.

Cingolani: "Liberi da gas russo entro 18 mesi"

"Entro il secondo semestre dell'anno prossimo potremo cominciare veramente ad avere una quasi totale indipendenza", dichiara. "Prevediamo di arrivare a circa due terzi di quello che ci serve già nelle prossime settimane", aggiunge Cingolani. La strategia è sostituire i 29 miliardi di metri cubi di gas russo "con altrettanto gas che però deve essere prodotto da Paesi che si trovano in continenti diversi", spiega Cingolani. Ma "rispetto a tutti gli altri Paesi europei - prosegue - noi abbiamo il vantaggio di avere cinque gasdotti che ci collegano a nord, a sud e a est. Ovviamente, stiamo potenziando le rotte da sud e da est". Altro punto del piano, "aumenteremo la capacità di rigassificazione". Oltre ai tre impianti presenti in Italia, "ne aggiungeremo un paio che saranno galleggianti, perché non devono rimanere per sempre", precisa il ministro. Nel frattempo "continuiamo ad accelerare sulle rinnovabili e sulle altre fonti". Il professore di fisica è convinto che, se la guerra non durerà troppo, riusciremo "a liberarci della dipendenza dall'importazione russa e mantenere la road map del 55% della decarbonizzazione prevista per il 2030".

Tuttavia la situazione potrebbe non essere così rosea come decantato da Cingolani: è il presidente dell'Autorità per l'energia (Arera), Stefano Besseghini intervistato dal Corriere della Sera a spiegare i rischi che corre il nostro Paese.

Le città al buio: lo scenario

"Se andiamo incontro a una chiusura delle forniture di gas russo c'è il rischio che gli stock di gas in Italia non siano ricostituiti a sufficienza. Per la Commissione Ue - spiega - il sistema dei pagamenti in rubli viola le sanzioni. Uno stop del gas russo a maggio "è un po' quello che tutti si aspettano, credo che in effetti potrebbe accadere. In questo caso il rischio di non riempire completamente gli stoccaggi potrebbe esserci". In quel caso l'Italia potrebbe entrare in uno scenario di emergenza e scatterebbe un protocollo che prevede dei distacchi di carico e delle prevalenze fra le utenze. Per esempio, si potrebbe limitare l'illuminazione notturna e ridurre di un grado o due il riscaldamento negli immobili pubblici e privati.

Lo zoccolo duro di consumo energetico da preservare a tutti i costi sono i servizi pubblici, i servizi sanitari e la produzione industriale. "Invece altri consumi elettrici non indispensabili verrebbero in qualche maniera gestiti spiega Besseghini - Ipotizzando lo stop della Russia, prima di dover compensare con nuove capacità, l'Italia avrebbe almeno dieci settimane di autonomia, mettendo in campo le riserve strategiche e ottimizzando i consumi".

Il prezzo del gas aumenterà ancora

Come spiega Besseghini l'Italia e tutti i Paesi europei stanno cercando di sostituire il gas russo con il gas liquido. "Il gas liquefatto non ha un mercato pubblico trasparente, nessuno ha davvero idea dei prezzi. Comunque costa più del gas via gasdotto perché ha un costo industriale superiore, il mercato è globale e c'e' molta concorrenza fra compratori". In sostanza siamo di fronte ad aumenti strutturali, "dipende anche da quanto riusciremo a installare fonti rinnovabili entro 3 o 5 anni".  

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