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Giovedì, 28 Marzo 2024
Estate italiana

Variante Delta: quando si capirà se e quanto aumenteranno i ricoveri in Italia

Secondo Guido Rasi, ex direttore esecutivo dell'Agenzia europea del farmaco Ema e consulente di Figliuolo, "era un destino scritto" che arrivassero focolai Covid legati alle 'notti azzurre'. "Nei prossimi 10 giorni sapremo se questo si tradurrà in ospedalizzazioni e di quale severità, oppure no", spiega l'esperto

"Era un destino scritto" che arrivassero focolai Covid legati alle 'notti azzurre', alle folle che si sono radunate per guardare le partite degli Europei di calcio e festeggiare la vittoria dell'Italia. "Non sorprendentemente la fascia di infetti è da 10 a 29 anni. Vediamo cosa succede. Nei prossimi 10 giorni sapremo se questo si tradurrà in ospedalizzazioni e di quale severità, oppure no". Lo dice l'Adnkronos Salute Guido Rasi, ex direttore esecutivo dell'Agenzia europea del farmaco Ema e consulente del commissario straordinario all'emergenza coronavirus, generale Francesco Paolo Figliuolo.

A proposito dei primi focolai che sono stati ricondotti a eventi legati agli Europei di calcio - uno per esempio a Roma - Rasi si aspetta sul fronte dell'andamento dell'epidemia nei prossimi giorni "che ci sia un aumento" anche nei ricoveri. "Ma se gli infetti sono solo giovani non vaccinati, l'ospedalizzazione potrebbe non essere massiva - puntualizza - Noi sappiamo che per ogni fascia di 7 anni d'età si sale un gradino in termini di ricoveri e severità di malattia. Speriamo che il fatto che è coinvolta soprattutto la fascia bassa significhi solo più infezioni ma non più ricoveri. I giovani, va però ricordato, sono meno vulnerabili, non invulnerabili", conclude.

"No alla terza dose di vaccino"

Ha detto anche altro Rasi. "Sono d'accordo con l'Agenzia europea del farmaco Ema e non trovo sorprendente il modo in cui si è espressa. La terza dose" di vaccino Covid "deve basarsi su un presupposto: che ci sia un documentato calo di immunità a livello della popolazione e che una terza dose sia effettivamente un vantaggio riguardo alle varianti che ci circolano. E allo stato attuale non ci sono i presupposti per dire che è necessaria. Occorre iniziare a fare una serie di studi ed è giustissimo essere preparati ma al momento, con i dati che abbiamo, non c'è motivo di ritenere che sia arrivato il tempo di una terza dose", spiega.

"Sulle attuali varianti si sa che la vaccinazione completa con due dosi è sufficiente - evidenzia l'esperto - quindi non si vede la necessità di fare una terza dose a meno a che non arrivasse una variante che sfugga in gran parte agli attuali vaccini allora una terza dose che comprenda la nuova variante che ancora non conosciamo sarebbe un'opzione da prendere in considerazione. Ma allo stato attuale no". Quello che Rasi definisce utile, però, è "iniziare a fare una serie di studi per vedere lo stato di immunità della popolazione partendo dai più fragili e dalle persone che per vari motivi hanno un indebolimento della risposta immunologica e per i quali si presuppone un decadimento più rapido. Su queste popolazioni specifiche vale la pena iniziare a considerare una terza dose". Altro punto: "Noi sappiamo che il vaccino funziona nel 94-95% dei casi. Si potrebbe iniziare a valutare quel 6% di non responder cercando ci capire se ci sono dei parametri per individuarli e se la terza dose sia quel poco che mancava per trasformarli in responder". Detto questo, conclude Rasi, "è giustissimo essere preparati e avere la macchina organizzativa allertata. Questo fa onore alle istituzioni che ci hanno pensato, ma in questo momento non c'è nessun motivo per lanciare la terza dose. Poi, di fronte a dati convincenti, se ci verranno forniti" dalle aziende farmaceutiche come Pfizer che li hanno annunciati, "si valuterà".

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