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Martedì, 23 Aprile 2024
Cosa dicono gli esperti

Come il coronavirus colpisce i bambini

Dall'inizio della pandemia in Italia sono 126.622 i bimbi e gli adolescenti risultati positivi. Quali sono i sintomi più comuni e quando recarsi in ospedale

I bambini e gli adolescenti risultati positivi al coronavirus dall’inizio della pandemia in Italia sono 126.622: si tratta di circa il 12% del totale dei contagiati nel nostro Paese. Dei 126.622 contagiati, 36.622 - circa un terzo - hanno tra zero e nove anni e circa 90mila hanno tra dieci e diciannove anni. A fare il punto della situazione è la Società italiana di Pediatria (Sip), sulla base dei dati dell'Istituto superiore di sanità (Iss), in vista del Congresso straordinario "La pediatria italiana e la pandemia da Sars-CoV-2" che si tiene il 27 e 28 novembre.

Come il coronavirus colpisce bambini e adolescenti

La maggior parte di questi bambini e adolescenti ha avuto forme lievi, "con un tasso di letalità bassissimo. Ma se i contagi dovessero aumentare, soprattutto i fragili potrebbero andare incontro a problemi importanti". "Evento drammatico e inatteso, questa pandemia ha sconvolto l'intero pianeta al punto da rappresentare uno spartiacque epocale tra ciò che è stata la vita prima del Covid e cosa sarà dopo il Covid. Pertanto, abbiamo deciso di dedicare a questo importante tema un evento virtuale nazionale di aggiornamento e formazione per pediatri", ha spiegato Alberto Villani, presidente Sip. Il primo congresso straordinario interamente digitale della Sip raccoglierà i contributi delle 17 società scientifiche affiliate, degli undici gruppi di studio Sip dedicati a specifiche tematiche e delle diciannove sezioni regionali.

I trattamenti farmacologici per i più piccoli

Uno degli aspetti di cui si discuterà sono i trattamenti farmacologici per i più piccoli. "Nella prima ondata dell'epidemia, l'azitromicina è stato il farmaco più di frequente somministrato a casa ai bambini, ma recenti studi hanno sfatato l'utilità di questo antibiotico. Negli adolescenti è stata prescritta anche l'idrossiclorochina, un antimalarico che pure si è visto non avere grandi effetti", ha detto Luisa Galli, segretario del gruppo di studio di farmacologia pediatrica della Sip. L'esperta ha ribadito come, "a meno che si non si tratti di bambini con asma grave, cardiopatici o altre patologie di base, i genitori non devono dare nulla oltre al paracetamolo e mantenere uno stretto contatto con il pediatra".

I sintomi: quando andare in ospedale

Tuttavia, ha aggiunto Galli, "un bambino Covid-positivo con febbre alta che non recede oppure con sintomi respiratori importanti, o con disidratazione causata da vomito e diarrea, va portato in ospedale per una valutazione". Tra i più piccoli, i ricoveri covid sono stati pochi e non c'è un problema di sovraffollamento dei reparti pediatrici. "Qualche caso di polmonite grave in terapia intensiva c'è stato, ma molto pochi rispetto agli adulti. I casi gravi hanno riguardato invece le sindromi infiammatorie sistemiche a genesi autoimmunitaria, a volte simili alla sindrome di Kawasaki, altre volte simili allo shock settico e in tal caso colpiscono tutti gli organi inclusi reni e fegato", ha detto Galli. In questi casi, ha spiegato, si interviene con cortisonici e antivirali, come il remdesivir, ma anche con inibitori delle citochine.

"La scuola non ha avuto incidenza sull'aumento dei contagi"

Intanto, la ministra dell'Istruzione Lucia Azzolina ha affermato: "La scuola non ha avuto un'incidenza decisiva per l'innalzamento dei contagi, non avevo dubbi. In estate si è lavorato tanto e gli adulti sono stati bravi a far rispettare le regole. Sarò davvero soddisfatta quando tutti gli studenti saranno tornati in classe. Ci sarà un ritorno graduale, guarderemo la curva e poi decideremo", ha detto intervenendo a "Non stop News' su Rtl. "Spero - ha concluso - che le limitazioni odierne siano temporanee. Ahimé il ministro dell'Istruzione non può decidere sull’apertura o chiusura della scuola, decidono gli enti locali".

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