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Martedì, 16 Aprile 2024
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Hiv e Aids sono ancora una minaccia: ogni ora nel mondo muoiono 13 bambini e adolescenti

Solo la metà dei bambini che convivono con l'Aids ha accesso a cure salvavita: la denuncia nel nuovo rapporto di Unicef in vista della Giornata mondiale contro l'Aids (1 dicembre)

Nel 2018 circa 320 bambini e adolescenti sono morti ogni giorno per cause legate all’Aids, ovvero 13 bambini ogni ora. Un dato agghiacciante contenuto nel nuovo rapporto presentato dall'Unicef in occasione della Giornata Mondiale contro l'Aids, che cade il 1 dicembre. Ancora più agghiacciante è il fatto che solo la metà dei bambini che convivono con l'Aids ha accesso a cure salvavita.

Lo scorso anno circa 160mila bambini fra 0 e 9 anni sono stati colpiti dall’Hiv, dice l'Unicef, e sono 1,1 milioni i bambini in questo gruppo di età che convivono con l’Hiv: 140mila le ragazze adolescenti dall’Hiv nel 2018, rispetto a 50mila ragazzi adolescenti, mentre 89mila sono i bambini sotto i 5 anni colpiti durante la gravidanza o il parto e 76.000 durante l’allattamento.

Le cause principali di queste morti, denuncia l'Unicef, sono lo scarso accesso a cure antiretrovirali, in aggiunta a limitati sforzi per la prevenzione: solo il 54% dei bambini fra 0 e 14 anni che nel 2018 convivevano con l’Hiv – circa 790.000 bambini – hanno ricevuto una terapia antiretrovirale salvavita.

"Il mondo è vicino ad ottenere grandi risultati nella battaglia contro l’Hiv e l’Aids, ma non dobbiamo fermarci di fronte ai progressi compiuti", dice Henrietta Fore, Direttore Generale dell’Unicef. "Investire in test e cure per i bambini e gli adolescenti è una questione di vita o di morte e, per loro, dobbiamo scegliere la vita".

Il rapporto di Unicef in vista della Giornata Mondiale contro l'Aids

I dati, rimarca l'Unicef, mostrano forti disparità regionali nell’accesso alle cure fra i bambini che convivono con l’Hiv. L’accesso è maggiore in Asia meridionale, pari al 91%, seguito da Medio Oriente e Nord Africa (73%), Africa orientale e meridionale (61%), Asia orientale e Pacifico (61%), America Latina e Caraibi (46%) e Africa occidentale e centrale (28%).

Secondo il rapporto, l’accesso delle madri alle terapie antiretrovirali per prevenire la trasmissione del virus ai loro figli è aumentato a livello globale, raggiungendo l’82%, dato in aumento rispetto al 44% di meno di 10 anni fa. Tuttavia, persistono le disparità fra le regioni, con l’Africa orientale e meridionale con il maggiore tasso di copertura (92%), seguito dall’America Latina e i Caraibi (79%), Africa occidentale e centrale (59%), Asia meridionale (56%), Asia orientale e Pacifico (55%) e Medio Oriente e Nord Africa (53%).

"Abbiamo ancora molta strada da fare, ma dare a sempre più madri in gravidanza cure antiretrovirali per prevenire la trasmissione da madre A figlio ha aiutato a evitare circa 2 milioni di nuovi casi di Hiv e ha prevenuto la morte di oltre 1 milione di bambini sotto i 5 anni", aggiunge Fore. "Abbiamo bisogno di vedere progressi simili nelle cure pediatriche. Ridurre questo divario fra i bambini e le loro madri potrebbe aumentare significativamente le aspettative e la qualità della vita dei bambini colpiti da Hiv".

Unicef: "Ancora tanta strada da fare per porre fine alla minaccia Hiv/Aids"

Per porre fine all'Hiv/Aids come minaccia per la salute delle future generazioni, l'Unicef chiede ai governi e ai partner di impegnarsi per migliorare i dati di analisi e le cure per l’Hiv per i bambini e gli adolescenti per rispondere meglio ai bisogni di questa popolazione vulnerabile e investire e attuare interventi efficaci e innovativi per chiudere rapidamente il divario persistente di analisi e cura per i bambini e gli adolescenti che convivono con l’Hiv.

"Il costo del fallimento nell’analisi e nella cura di ogni bambino a rischio di HIV lo misuriamo in vite e futuro dei bambini – un costo che nessuna società si può permettere. Le iniziative contro l’HIV devono essere pienamente finanziate e pianificate per preservare, proteggere e migliorare la qualità della vita dei bambini, nella prima e nella seconda decade", conclude Fore.

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