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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Abusi sui minori: scuole, palestre e oratori i posti a rischio ma internet è il luogo più pericoloso di tutti

Per circa un adulto su quattro e un ragazzo su cinque la scuola, le strutture sportive e gli oratori sono i luoghi dove i minori rischiano maggiormente abusi, maltrattamenti o condotte scorrette. La rilevazione Ipsos per Save the Children, che lancia il manifesto "10 in Condotta!"

Scuola, oratori, strutture sportive: luoghi simbolo, frequentati abitualmente da bambini e adolescenti, dove però per circa un adulo su quattro e un ragazzo su cinque sono anche il posto dove per i minori è maggiore il rischio di subire comportamenti inappropriati, maltrattamenti e abusi da parte degli adulti.  Lo rivela una nuova indagine realizzata da Ipsos per Save the Children.

Secondo i dati raccolti, anche internet è considerato un luogo a rischio per circa 8 adulti e 7 ragazzi su 10. In un caso o nell’altro, tra i pericoli principali per i bambini la possibilità che vengano loro imposti rapporti fisici indesiderati (per il 50% sia degli adulti che dei ragazzi) o che vengano compiuti una serie di illeciti attraverso internet, tra cui la richiesta di inviare immagini intime in cambio di regali (secondo la metà dei ragazzi e 6 adulti su 10) o di diffonderle senza il consenso dell’interessato (60% degli adulti e la metà dei ragazzi).

"Troppo spesso le cronache ci consegnano casi di abuso e maltrattamento ai danni dei minori, anche molto piccoli, consumati nei luoghi che dovrebbero essere per loro sempre i più sicuri. Come la scuola, l’asilo nido, l’associazione o il centro sportivo", denuncia Raffaela Milano, direttrice dei programmi Italia-Europa di Save the Children, secondo la quale è "ancora più doloroso il fatto che questi abusi siano compiuti dalle figure adulte di riferimento – educatori, insegnanti, allenatori sportivi – violando un patto di fiducia essenziale per la crescita, con conseguenze che possono essere molto gravi e durature nel tempo. Non possiamo occuparcene solo quando questi casi esplodono in tutta la loro gravità. L’adozione di un sistema di tutela – regole di comportamento, chiare procedure di segnalazione, individuazione delle figure responsabili – per prevenire abusi e maltrattamenti ai danni di minori dovrebbe essere un requisito essenziale per tutti i servizi, educativi e ricreativi rivolti ai minori".

Dai dati dell’indagine Ipsos per l’Organizzazione, che oltre a sondare l’opinione di adulti e ragazzi a livello nazionale ha realizzato un focus specifico su 8 regioni italiane, emerge invece che a un aumento della consapevolezza dei rischi non corrisponde ancora la messa in campo di misure in grado di proteggere concretamente i minori nei luoghi che normalmente frequentano. Più di 1 genitore su 4 in Italia afferma infatti che in palestra o in altri centri ricreativi i propri figli non abbiano mai ricevuto informazioni su cosa fare in caso di maltrattamenti, abusi o condotte inappropriate, e, rispetto alla scuola, 1 genitore su 3 e 1 ragazzo su 5 sono convinti che anche lì non esistano regole chiare per tutelare i minori.

Abusi e condotte scorrette sui minori: i luoghi più a rischio

Dal sondaggio Ipsos per Save the Children, emerge che solo il 7% degli adulti, in Italia, ritiene che i minori siano completamente tutelati e al sicuro da comportamenti inappropriati da parte degli adulti nei luoghi che sono soliti frequentare e solo il 6% lo pensa riferendosi al web e alle chat usate dai propri figli. Più di 1 minore su 4 (il 27%) si dice a conoscenza di esperienze negative vissute in prima persona dai loro amici, percentuale che sale al 33% se riferita agli episodi in rete.

Tra i luoghi fisici ritenuti maggiormente a rischio e dove i minori potrebbero essere vittime di comportamenti scorretti o abusanti da parte degli adulti figura soprattutto la scuola, insicura per il 28% degli adulti e il 21% dei ragazzi. Scuola a rischio soprattutto per i ragazzi in Sicilia (1 su 4), meno per i coetanei campani ed emiliani (16%). A rischio anche oratori per 1 adulto su 4 (quasi 1 su 3 in Campania, Toscana ed Emilia Romagna) e per 1 ragazzo su 5 (1 su 4 in Lazio, Lombardia e Sicilia), nonché la palestra, la piscina e altri centri sportivi, ancora insicuri per il 23% dei genitori e il 22% dei ragazzi italiani. Da segnalare in chiave positiva i gruppi scout considerati luoghi sicuri per il 93% dei ragazzi e per l’88% dei genitori.

I pericoli in rete: lo spazio virtuale è quello considerato meno sicuro

Cresce la percezione dei rischi collegati all'uso di chat e app online. La rete infatti è considerata un luogo a rischio per l’85% degli adulti e il 74% dei ragazzi. A conferma di ciò, la ricerca Ipsos rivela che il 29% dei ragazzi ha provato disagio per avere ricevuto determinate richieste o contenuti online da parte degli adulti (percentuale più alta in Campania – 35% - e più bassa in Lombardia, 19%), un dato confermato anche da più di 1 genitore su 10 (1 su 5 in Sicilia e Campania).

I dati mettono in luce anche uno scarso controllo da parte dei genitori su quello che i figli fanno online. Più di 1 genitore su 6 (17%) dice di non controllare mai i contenuti che i figli condividono in rete, mentre il 44% lo fa solo occasionalmente. E se i genitori siciliani si dimostrano i più attivi nel controllare regolarmente (46%), di contro, in Piemonte, più di 1 genitore su 4 non controlla mai. La scarsa consapevolezza, da parte dei genitori, delle attività online dei figli, del resto, è confermata dal fatto che quasi 1 su 3 (30%) non sa se i loro ragazzi utilizzino app a tempo per scambiarsi messaggini, foto o video (che spariscono dopo pochi secondi) e più della metà (54%) non è in grado di dire a quante chat partecipa il figlio, con i genitori campani che fanno registrare la percentuale più alta (66%). E se i genitori italiani che credono di saperlo rispondono mediamente che i figli usano al massimo 2 chat, i ragazzi affermano di essere coinvolti in media in 5 chat ognuno.

Procedure e informazioni più chiare per proteggere i minori

Più di 6 genitori e ragazzi su 10 credono infatti che oratori, palestre e centri sportivi siano privi di regole e procedure in tema di tutela dei minori - una opinione condivisa ancora più nettamente dagli adulti in Toscana e in Veneto (circa il 75%) - e quasi la metà degli adulti afferma che i propri figli non abbiano mai ricevuto informazioni in tal senso da queste strutture. Quanto alla scuola, merita una riflessione il fatto che, seppur parliamo di dati abbastanza contenuti, più di 1 genitore su 5 sia convinto che i figli non ricevano informazioni in merito dal personale scolastico, mentre 1 su 3 sia convinto che la scuola non sia dotata di un sistema specifico per proteggere gli studenti da comportamenti inappropriati degli adulti (in Lazio lo pensa quasi 1 adulto su 2).

L’assenza di procedure ad hoc a scuola è segnalata anche da un non irrisorio  22% dei ragazzi, con una situazione migliore in Emilia Romagna dove 9 ragazzi su 10 testimoniano la presenza di simili procedure. Quattro genitori su 10, inoltre, dicono che i propri figli non sono mai stati incoraggiati a segnalare episodi di questo tipo, a scuola così come nelle altre strutture, opinione condivisa dalla stessa percentuale dei ragazzi. Solo il 9% dei ragazzi e l’8% dei genitori può affermare di aver ricevuto materiale scritto con informazioni chiare da parte delle strutture frequentate dai minori, con il Veneto che si distingue in positivo con percentuali del 15% per gli adulti e il 14% per i ragazzi. 

Il Manifesto in 10 punti promosso da Save the Children

Dall’adozione di un codice di condotta alla formazione di tutto il personale che opera con i bambini, dalla individuazione di una figura che gestisca le segnalazioni alla informazione dei minori e delle famiglie: questi alcuni dei passi attorno ai quali ruota il Manifesto in 10 punti promosso oggi da Save the Children. Le organizzazioni che sottoscrivono il Manifesto “10 in condotta!” intendono mettersi direttamente in gioco per rafforzare la prevenzione degli abusi a partire dai propri ambiti di intervento e, allo stesso tempo, promuovere la diffusione e l’applicazione di un sistema di tutela in tutto il Paese, anche nel rapporto con le istituzioni. Da segnalare il fatto che di recente – è il caso dei bandi sulla povertà educativa promossi dall’impresa sociale “Con i bambini” – l’adozione di un sistema di tutela (child safeguarding policy) è stata considerata un requisito essenziale per la partecipazione ad un bando per progetti dedicati ai minori.

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