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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Il bambino italiano positivo al coronavirus già a novembre 2019: "Fu scambiato per morbillo"

I ricercatori dell'Università Statale di Milano hanno riscontrato la presenza del virus nel tampone orofaringeo eseguito sul piccolo paziente, che già dal 21 novembre accusava sintomi

Il nuovo coronavirus circolava in Italia già verso la fine dello scorso anno, forse già nel mese di novembre 2019 secondo quanto indicato dai risultati di un nuovo studio condotto dall’Università Statale di Milano e pubblicato sulla rivista Emerging Infectious Diseases. C'è un caso che anticipa di oltre tre mesi quello di Mattia, il paziente 1 di Codogno. Un bambino milanese di quattro anni sarebbe infatti risultato positivo al coronavirus a posteriori: il suo tampone molecolare, effettuato il 5 dicembre 2019 per indagare la presenza di morbillo, è stato conservato come da prassi (per monitorare la diffusione del morbillo) a -80 gradi e ora è stato rianalizzato insieme ad altri 38 dai ricercatori della Statale di Milano.

Il coronavirus trovato in un bambino di Milano nel novembre 2019

Risultato: positivo all'Rna del Sars-CoV-2. All'epoca la diagnosi era stata di morbillo, dopo che il piccolo aveva avuto problemi di tosse e raffreddore fin dal 21 novembre e, il giorno 30, era stato portato in pronto soccorso per vomito e problemi respiratori. Il morbillo era stato sospettato per la comparsa, il primo dicembre, delle tipiche bollicine sulla pelle. Secondo i ricercatori della Statale di Milano, l'Rna del virus trovato nel tampone del bambino corrisponde al 100% con quello di Wuhan, la città della Cina considerata il centro dell'epidemia mondiale. La ricerca è stata condotta dalle responsabili di laboratorio, Elisabetta Tanzi e Antonella Amendola, ed è stata firmata anche dal preside di Medicina Gian Vincenzo Zuccotti: è stata pubblicata su Emerging Infectious Diseases dei Cdc (Centri di controllo e prevenzione) americani.

bambino positivo coronavirus 2019 milano-2

Come spiega Silvia Bianchi, una delle autrici dello studio, gli esperti hanno indagato retrospettivamente tutti i casi di malattia esantemica indentificati a Milano dalla rete di sorveglianza di morbillo e rosolia tra settembre 2019 e febbraio 2020, risultati negativi alle indagini di laboratorio per la conferma di morbillo. Sars-CoV-2, infatti, può dar luogo a sindrome simil-Kawasaki e manifestazioni cutanee, comuni ad altre infezioni virali. E tra queste c’è anche il morbillo. Le iniziali descrizioni di questi sintomi associati al coronavirus sono state fornite dai dermatologi della Lombardia.

È da escludere l'ipotesi "scettica" di un'eventuale contaminazione interna nel laboratorio, che - chiuso da marzo 2020 - non ha mai fatto analisi che coinvolgessero il coronavirus, come spiegano i ricercatori, e la famiglia del bambino non aveva effettuato viaggi, per cui il bambino doveva essersi necessariamente contagiato in Lombardia, a Milano.

I precedenti: acque reflue e campioni ematici (ma molti dubbi)

Sarebbe questa una prova ulteriore della presenza del virus nel nostro Paese fin dal 2019? Lo diranno gli esperti. I ricercatori sospettavano già che il coronavirus circolasse in Italia da più tempo di quanto inizialmente stimato, a causa dell’impatto brusco e repentino con cui si è manifestata la pandemia e dai risultati di alcune ricerche. La prima risultanza in tal senso proveniva dall'Istituto Superiore di Sanità, che a giugno aveva rianalizzato (cercando proprio il coronavirus) i prelievi di acque reflue che vengono effettuati regolarmente, e conservati, trovando il virus in un prelievo a Milano del 18 dicembre 2019. In quell'occasione il virus venne trovato anche nelle acque torinesi e bolognesi.

A novembre è stata la volta dell'Istituto dei Tumori, che aveva rianalizzato campioni di sangue prelevati per screening sul tumore ai polmoni. In questo caso, su 959 persone a cui era stato fatto il prelievo ematico, i ricercatori dell'Istituto hanno trovato 111 campioni con gli anticorpi del coronavirus, anche qui "a posteriori", di cui 59 in Lombardia e cui 30 nella città metropolitana di Milano. Alcuni di questi campioni di sangue con gli anticorpi risalivano a prelievi di ottobre 2019, e questo significava che l'incontro col virus sarebbe avvenuto a settembre.

Tuttavia, più di un virologo ha comunque messo in dubbio la certezza delle risultanze di quest'ultimo studio: nessuna evidenza di aumenti di mortalità nei mesi successivi in Italia (che sarebbe dovuta esserci, con il virus libero di circolare senza alcuna protezione obbligata, dalle mascherine ai gel alcolici), e soprattutto, la pubblicazione su una testata scientifica dal basso "impact factor".
 

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