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Martedì, 23 Aprile 2024
Nuoro

Solidarietà per Bitti: come aiutare il comune sardo colpito dall’alluvione

Il municipio ha lanciato una raccolta fondi ufficiale, come pure la Diocesi di Nuoro. Intanto è stata aperta un’inchiesta per disastro colposo

Per Bitti si mette in moto la macchina della solidarietà. Le immagini della terribile alluvione che il 28 novembre ha devastato la cittadina del nuorese, provocando tre morti, hanno fatto il giro d’Italia e in tanto hanno voluto far sentire la loro vicinanza. L’amministrazione comunale di Bitti ha fatto sapere sul proprio sito ufficiale che tanti cittadini si sono messi in contatti in queste ultime ore e che è stata lanciata una raccolta fondi ufficiale, #TUTTIconBITTI, per poter superare quanto prima le maggiori criticità dovute all’alluvione che ha colpito il paese barbaricino”.

Per chi invece sta donando o ha intenzione di donare beni di soccorso alla popolazione di Bitti, la pagina Facebook del Comune informa: “Per supportare le squadre di operatori e volontari impegnati nei lavori di messa in sicurezza e soccorso sono necessari: guanti, incerati, varechina, mascherine FFP2, disinfettanti per le mani. E poi rotoloni di tovaglie di carta, piatti, bicchieri e posate di plastica, Scottex, Carta igienica, scope, palette e detersivi”.  Al momento “non sono necessari giocattoli, pannolini, omogenizzati, merendine o alimenti particolarmente deperibili. Non mancano inoltre vestiti, lenzuola, asciugamani”. 

Anche la diocesi di Nuoro ha aperto una sottoscrizione di solidarietà per la comunità di Bitti, impegnandosi “a rendicontare settimanalmente tutte le entrate e informando sull’uso delle somme che verranno donate”. La diocesi stessa, si legge in una nota, “come prima donazione” ha sottoscritto “un primo contributo” di 20mila euro per avviare i primi aiuti. “La Diocesi opererà sul territorio tramite la Caritas, oltre che con tutti i volontari che segnaleranno la loro disponibilità per interventi urgenti utili a riavviare la vita della comunità”.

Solidarietà anche dai pastori sardi, come scrive l’Ansa: gli allevatori si stanno organizzando per una "paradura" (la riparazione), un antico gesto di solidarietà del mondo pastorale sardo che vede mobilitati tutti gli allevatori ogni qualvolta uno di loro è in difficoltà a causa di eventi eccezionali. Di norma si tratta di mettere a disposizione mangime, attrezzature e animali.

Aperta un'inchiesta per disastro colposo

Intanto la procuratrice di Nuoro Patrizia Castaldini ha aperto un’inchiesta per disastro colposo sull’alluvione del 28 novembre a Bitti, come ha confermato ai giornalisti uscendo da una riunione del Centro operativo comunale (Coc), alla quale erano presenti anche il sottosegretario alla Difesa Giulio Calvisi e il sindaco del paese Giuseppe Ciccolini. “Adesso si tratterà di capire le dinamiche di quello che è successo - ha detto la procuratrice - Lo capiremo grazie al sopralluogo e all'analisi dei vari punti che chiariranno i vari passaggi. Per il momento siamo ancora nella fase iniziale".

In consiglio regionale il presidente della Regione Sardegna Christian Solinas ha dichiarato: “Oggi proponiamo un emendamento all'assestamento di bilancio che stanzia 40 milioni di euro per arrivare il più presto possibile a ripristinare la normalità”. L’obiettivo è dare "un ristoro immediato alle famiglie colpite, così da consentire di riutilizzare le abitazioni". "Abbiamo anche chiesto al governo una corsia preferenziale per questi interventi - ha aggiunto Solinars - perché l'intera partita della mitigazione del dissesto idrogeologico soffre un rallentamento burocratico, c'è comunque piena collaborazione Stato-Regione, abbiamo dispiegato tutte le forze possibili in campo per ripristinare subito il sistema viario e sistemi reti di comunicazione". 

Alluvione a Bitti (foto Ansa)

Il sindaco di Bitti: “La tragedia non si poteva evitare”

"Abbiamo affrontato l'emergenza covid, da quella della casa di riposo ai contagi che ci sono stati, però l'abbiamo affrontata bene. Non ci aspettavamo che accadesse questa cosa, adesso dobbiamo risollevarci come abbiamo fatto per il covid. Considerate solo che la portata dell'acqua che è scesa rispetto al ciclone Cleopatra del 2013, che ugualmente aveva devastato Bitti, è stata 50 volte più forte”, ha detto il sindaco di Bitti in un messaggio ai cittadini.

Quando accaduto, ha detto Ciccolini, “è stato qualcosa di assolutamente inaspettato e per il quale difficilmente si sarebbe potuto fare qualcosa". Anche se i 20 milioni stanziati per Bitti per gli interventi contro il dissesto idrogeologico dopo il ciclone Cleopatra fossero stati spesi, sottolinea il sindaco, "comunque quegli interventi non avrebbero evitato quello che è successo perché erano delle risorse tarate su interventi per Cleopatra, essendo questa alluvione di portata molto peggiore di Cleopatra comunque non avrebbero preservato il territorio. Questa tragedia non si poteva evitare. Chiaramente adesso va rivisto tutto non si può pensare di seguire con quel progetto da 20 milioni ma serve molto di più".

I geologi della Sardegna: “Manca un’efficace politica di difesa del territorio”

Per l’ordine regionale dei geologi della Sardegna, invece, i nubifragi che "hanno funestato l'isola ancora una volta hanno tragicamente messo alla ribalta le fragilità esistenti nei centri urbani e nel territorio in generale". I geologi denunciano: “Nonostante il susseguirsi di avvertimenti, si riscontra ancora la mancanza di una efficace politica di difesa del territorio, incentrata sulla prevenzione del dissesto, attuabile con interventi che abbiano, come finalità, la cura e la disciplina del territorio. Ancor oggi subiamo la conseguenza della mancanza di modelli idraulici tarati sul contesto geologico sardo, inoltre quelli comunemente applicati non contemplano, tra gli altri aspetti, il contributo del carico solido mobilitato e trasportato dalla corrente durante gli eventi di piena, aggravando notevolmente l'impatto della massa d'acqua in movimento”. 

Secondo gli esperti, "questi ultimi eventi documentano, ancora una volta, un approccio per la difesa del territorio, inefficace se non addirittura lesivo". "È vero - proseguono - che non possiamo prescindere dai modelli, ma questi devono essere supportati da competenze specialistiche che muovendosi sul campo sanno leggere il territorio e cogliere i suoi segnali, comprendere le ripercussioni di un'opera edilizia, di una modificazione del territorio, piuttosto che di un'urbanizzazione, per non citare deforestazioni, incendi o arature in pendio. Tutti elementi che portano ad una esasperazione degli effetti di eventi che talora così estremi in effetti non sono, ma estremo è l'uso che si è fatto troppo spesso del territorio, aumentandone a dismisura l'esposizione al rischio idrogeologico". 

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