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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Mancano le bombole di ossigeno, i sub donano le loro alla Croce Rossa

A Napoli, dove la situazione è particolarmente difficile, è arrivato un “aiuto sostanzioso” tramite la Capitaneria di Porto

Scarseggiano le bombole di ossigeno, ormai sempre più difficili da reperire, e da tutta Italia si segnalano problemi. Qualche giorno fa Federfarma aveva lanciato un appello ai cittadini per invitarli a riconsegnare le bombole di ossigeno non usate e rimaste in casa, riportandole in farmacia per poter essere sanificate e riempite di ossigeno terapeutico ed essere pronte per un nuovo utilizzo. 

A Napoli, dove la situazione risulta particolarmente difficile, intanto sono arrivate le bombole “sospese”, messe a disposizione dai subacquei per chi ne ha necessità. La Capitaneria di Porto ha infatti contattato la Croce Rossa per offrire “un aiuto sostanzioso”, ha detto all’Ansa Paolo Monorchio, responsabile della Croce Rossa di Napoli: “bombole messe a disposizione di chi ha realmente bisogno, per fronteggiare emergenze, non come meccanismo ordinario”.  La Croce Rossa, ha fatto sapere Monorchio, riceve "quotidianamente numerose richieste di aiuto perché ci sono persone che hanno bisogno di ossigeno e non sanno come fare”, in particolare nelle fasce orarie serali, “che sono quelle in cui peggiorano le condizioni". "Le farmacie, in genere, ne hanno una quantità limitata, allo stesso tempo è aumentata la richiesta con l'aumento delle persone che si curano a casa - ha ricordato  Monorchio - ed ora in molti non le restituiscono per paura di averne bisogno e rimanere senza". Per poter avere la bombola di ossigeno, si ricorda, sono necessarie la prescrizione dello specialista o del medico curante.

Michele Di Iorio, presidente provinciale di Federmarca, aveva denunciato come fosse ormai quasi impossibile trovare ossigeno in tempo reale (“Ci vogliono almeno 24-48 ore per avere una bombola”), parlando anche delle segnalazioni di alcuni farmacisti su un possibile mercato nero dell’ossigeno, sul quale i carabinieri sono già al lavoro”. 

Aifa al lavoro per rafforzare tracciamento delle bombole

Aifa, pazienti produttrici e farmacie stanno “già da tempo collaborando per ridurre i disagi sulle forniture domiciliari di ossigeno, legati a un incremento significativo della domanda”, ha fatto sapere in una nota l’Agenzia italiana del farmaco, che sta “supportando la realizzazione di iniziative operative (come le deroghe su alcuni aspetti regolatori, richiesti da Assogastecnici), e di attività di sensibilizzazione (come quelle di Federfarma), per affrontare sui diversi fronti il problema”. 

Aifa ha fatto sapere che intanto sono già stati avviati “interventi risolutivi rispetto alle criticitaà riportate in alcune Regioni: l'aumento rilevante dei consumi di ossigeno determinati dall'emergenza ha sicuramente avuto un impatto sulla rete distributiva, a dispetto della disponibilità reale dell'ossigeno, che viene prodotto in Italia in quantitativi già dieci volte superiori alla richiesta del territorio”. La principale causa nei disagi riportati dal territorio, dice Aifa, è legata al “numero di contenitori mobili (bombole e recipienti criogenici) disponibili per il trattamento domiciliare”. 

“L’incremento garantito dagli investimenti delle aziende durante questi mesi (che Assogastecnici ha quantificato in 15 milioni di euro) ha avuto degli effetti positivi, a dispetto della domanda altissima a livello mondiale, e di un numero di produttori di contenitori molto limitato, che però non sono stati risolutivi rispetto alle difficoltà di queste ore”, ha spiegato Aifa.

Per questo “è importante un forte supporto anche dal territorio e dalle Regioni e Province Autonome, per rafforzare il tracciamento dalle bombole da parte delle farmacie (sollecitando i pazienti alla restituzione dopo l’uso, come raccomandato da Federfarma), e per realizzare strutture in grado di fornire supporto terapeutico ai pazienti, riducendo la richiesta dei contenitori domiciliari”.

“Durante la fase emergenziale – afferma Aifa -, in alcune Regioni (come la Lombardia) sono state per esempio organizzate strutture come ospedali da campo o “COVID-hospital” dedicate alla sola ossigenoterapia, alimentate con serbatoi centralizzati (di facile realizzazione), anziché con bombole: Aifa, Assogastecnici e Federfarma stanno lavorando alla condivisione di queste esperienze e di altre 'buone pratiche' analoghe, in grado di intervenire sul problema a livello organizzativo”.

“A questo proposito – segnala l’Agenzia -, anche la CTS sta valutando la possibilità di predisporre una scheda sull’uso dell’ossigeno, analoga a quelle definite efficacemente per i farmaci COVID, a supporto di un utilizzo responsabile dell’ossigenoterapia, che ottimizzi l’uso delle risorse in questa fase di difficoltà operativa”.

In questo senso “la 'cabina di regia' che Aifa ha predisposto d’intesa con Assogastecnici e Federfarma, a supporto dei problemi registrati sul territorio, proseguirà il monitoraggio della situazione e la predisposizione di iniziative pratiche, come quelle già avviate nei giorni scorsi, per poter intervenire e relazionare tempestivamente in caso di problemi locali o di sistema”.

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