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Sabato, 20 Aprile 2024
Scenari

Quando calerà l'efficacia dei vaccini e il pericolo quarta ondata

La maggior parte degli italiani si è immunizzato tra aprile e agosto. E studi alla mano dopo 6 mesi la protezione contro l'infezione si dimezza. Crisanti: "Concentriamoci sulle terze dosi"

Dobbiamo aspettarci un'impennata dei casi anche in Italia? Gli ultimi dati epidemiologici certificano che la curva è in risalita, ma per adesso siamo lontani dai numeri che si registrano in quasi tutti i Paesi europei. Quanto durerà l'anomalia italiana? L'incognita principale a questo punto sembra rappresentata dalla durata della protezione offerta dai vaccini, la cui efficacia come sappiamo scende con il passare dei mesi.

Cosa sappiamo sul calo di efficacia dei vaccini

Benché la materia sia ancora molto dibattuta, secondo gli studi più attendibili dopo 5-6 mesi si osserva un calo importante dell'efficacia nel prevenire l'infezione, mentre resta comunque elevata (sebbene in calo) la protezione contro la malattia grave e sintomatica. Ci riferiamo in particolar modo a una ricerca  del consorzio Kaiser Permanente e di Pfizer, pubblicato su 'The Lancet' a inizio ottobre.

Secondo gli esperti, l'efficacia del vaccino Pfizer/BioNTech contro le infezioni da Sars-CoV-2 è diminuita nell'arco di 6 mesi, passando dall'88% registrato un mese dopo le due dosi al 47% dopo 6 mesi. Tuttavia l'efficacia dell'iniezione contro i ricoveri per tutte le varianti è rimasta alta (al 90%) per almeno 6 mesi. 

I risultati comunicati dagli autori del lavoro sono coerenti con i report preliminari dei Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie (Cdc) e del ministero della Salute israeliano, che hanno riscontrato riduzioni nella protezione dal contagio dopo circa 6 mesi. 

Un'altra ricerca condotta negli Stati Uniti ha mostrato che il calo coinvolge anche Moderna e J&J. Per quanto riguarda Moderna, a marzo l'efficacia del vaccino nel proteggere dal contagio era stimata all'89%, ma a settembre il dato era sceso al 58%. Stesso discorso, ma diversi numeri, per chi aveva ricevuto il vaccino Pfizer, anche questo con doppia dose: a marzo l'efficacia era dell'87%, scesa drasticamente al 45% a settembre. L'ultimo vaccino somministrato agli americani, il Johnson & Johnson in unica dose, ha rivelato un risultato sorprendente: a marzo si registrava l'86% di efficacia, a settembre solo il 13%. Insomma, inutile tirarla per le lunghe: il calo della protezione è ormai documentato. 

Crisanti: "Tra 2-3 mesi la maggior parte delle persone potrà contagiarsi"

Sulla base di questi dati, considerando che in Italia la campagna vaccinale è decollata ad aprile e il vaccino più usato è quello sviluppato da Pfizer-BioNTech, tra novembre e dicembre nonché nei mesi successivi è prevedibile un aumento (fisiologico) di persone a rischio infezione. Nel dettaglio: a fine aprile i vaccinati con ciclo completo erano meno di 6 milioni, un mese dopo 11,9 milioni. Al 31 luglio i completamente vaccinati erano più di 32 milioni. Tanto più ci si allontana dalla data dell'immunizzazione, tante più persone saranno suscettibili. 

Proprio per questo motivo molti esperti considerano ormai molto più urgente fare una campagna comunicativa per la terza dose anziché provare a convincere chi non si è ancora vaccinato. Il microbiologo Andrea Crisanti ha spiegato ieri che "la dinamica della quarta ondata dipende da due fattori: il numero di persone vaccinate e la durata del vaccino. La combinazione di questi 2 elementi determina quante persone sono protette. In Italia abbiamo fatto la maggior parte delle vaccinazioni tra aprile e fine luglio, usufruiamo di una protezione ancora molto elevata, visto che la protezione rimane elevata per 6 mesi".

Il problema è che dopo sei mesi "la protezione contro l'infezione scende dal 95% al 40%" mentre l'efficacia contro "la sintomatologia e contro la probabilità di ammalarsi in modo grave", cala dal 90% al 65%.

Per questo, ha aggiunto Crisanti, "tra 2-3 mesi avremo la maggior parte delle persone vaccinate tra aprile e luglio ancora protette dal rischio di ospedalizzazione, ma potranno contagiarsi e trasmettere il virus. Bisogna concentrarsi sulle terze dosi, a questo punto. I non vaccinati sono relativamente pochi, costringerli alla vaccinazione cambierebbe poco. Lo sforzo per farli vaccinare sarebbe elevato, come il prezzo politico che si rischia di pagare. Non ne vale la pena". 

L'importanza dei vaccini e le terze dosi che vanno a rilento

Ad oggi l'effetto protettivo dei vaccini è indubitabile. Anche contro l'infezione. Dai dati Iss elaborati dal fisico Francesco Luchetta, emerge che l'incidenza dei casi per milioni di abitanti tra i non vaccinati è più di 4 volte superiore a quella dei vaccinati in tutte le fasce d'età.

vaccino contagi-2

Difficile invece dire quanto l'aver adottato obblighi molto rigidi sul "green pass" abbia contribuito a contenere l'epidemia. Per valutare questo aspetto servirà probabilmente più tempo. Sembra però acclarato che se non si va avanti con le terze dosi il beneficio dei vaccini rischia lentamente di svanire. Oltre che alle persone fragili, la dose "booster" è attualmente prevista per le persone che hanno più di 60 anni, per il personale sanitario e per chi ha ricevuto il vaccino Johnson & Johnson da più di 6 mesi. 

Le somministrazioni procedono piuttosto a rilento: solo il 30% degli oltre 5,7 milioni di italiani che ne avrebbero diritto ha effettivamente ricevuto la terza dose. Il commissario all'emergenza Francesco Paolo Figliuolo ha assicurato ieri che "si arriverà progressivamente ad abbassare l'età, lo faremo a breve". L'obiettivo del governo è quello di accelerare sulle terze dosi anche per salvare le feste natalizie. Il rischio di un ritorno alle zone gialle o arancioni non è dietro l'angolo, ma neppure così lontano. 

(Grafico in alto: Francesco Luchetta, Twitter)

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