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Venerdì, 19 Aprile 2024
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La Campania a un passo dal lockdown e la Lombardia in pericolo

De Luca minaccia chiusure territoriali: a rischio Napoli e provincia. Al Nord preoccupano i numeri di Milano e si propone la chiusura dei bar e dei locali pubblici

Ieri il numero dei positivi al coronavirus in Italia è arrivato a quota 5372 con 28 morti e record di tamponi, ma le regioni con l'indice di contagio superiore a 1 attualmente sono soltanto quattro: Sicilia (1,34), Piemonte (1,33), Campania (1,31) e Basilicata (1,33). Eppure c'è una regione in cui la recrudescenza del virus fa più paura: la Lombardia, dove soltanto ieri i positivi sono arrivati a 933, poco meno di un quinto del totale. 

La Campania a un passo dal lockdown

Tra le quattro con l'indice di contagio al di sopra della soglia di guardia a preoccupare di più è la Campania. Ieri il presidente Vincenzo De Luca ha prefigurato apertamente un lockdown territoriale se i numeri dovessero continuare a crescere oltre la soglia di guardia. Senza contare che potrebbe arrivare anche la chiusura dei confini tra le regioni, visto che ogni giorno arrivano nel Lazio diecimila campani per ragioni di lavoro. 

Il Messaggero scrive che De Luca pensa invece a un lockdown territoriale per Napoli e la sua provincia, che attualmente rappresentano il pericolo più alto del contagio mentre in altre province come Avellino e Caserta i dati sono più confortanti. "L’obiettivo è avere equilibrio tra nuovi positivi e guariti. Ma se abbiamo mille contagi e duecento guariti è lockdown". E poi: "Se c’è un incremento ogni giorno di 800 nuovi positivi chiudiamo tutto. Non drammatizzo, faccio un calcolo numerico. La Campania sta completando la fase C del suo piano, prevista per un livello contagio medio-alto. Ora entriamo nella fase D, quella di contagio elevato o elevatissimo. La mia opinione è che già oggi, forse, siamo arrivati al punto nel quale dovremmo prendere decisioni drastiche, ma attendiamo ancora: sappiamo che una nuova chiusura generalizzata sarebbe una tragedia, però prenderemo le decisioni necessarie e tutelare la sicurezza delle nostre famiglie, non quelle più comode o facili". Parole che ieri hanno scatenato una polemica con il sindaco del capoluogo Luigi De Magistris.

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...e la Lombardia in pericolo

E mentre le terapie intensive vedono i ricoveri quasi triplicati e il ritardo dei letti aggiuntivi (soltanto il 40% è attualmente operativo), a far paura è anche la Lombardia: ieri sono arrivati a 501 i ricoveri tra Milano e provincia, e il Corriere della Sera scrive che per tre giorni consecutivi, fino a ieri, l’autorità sanitaria (che comprende anche Lodi) registra un numero di nuovi positivi sopra il limite di 300: averlo superato è qualcosa di peggio di un indicatore di rischio. Antonio Pesenti, coordinatore dell’Unità di crisi della Regione per le terapie intensive e primario di Rianimazione al Policlinico di Milano, spiega in un'intervista al quotidiano che "Oggi in tutte le terapie intensive lombarde abbiamo 44 pazienti, il 100% con polmonite da Covid in ventilazione meccanica o intubati; significa che sono malati gravi come quelli di marzo e con una mortalità simile, intorno al 40 per cento dei pazienti».

Pesenti aggiunge che qualcosa è cambiato rispetto a marzo: "Le persone con sintomi si presentano subito al Pronto soccorso e questo alleggerisce, per il momento, la pressione sulle rianimazioni perché possiamo intervenire con le cure in modo tempestivo. L’altra variante è che l’età media dei ricoverati è scesa da 71 a 61 anni, con malati gravi anche fra i quarantenni e in alcuni casi anche più giovani, come già accaduto. Molte cose sono diverse, abbiamo maturato un’esperienza enorme, ma manca ancora una terapia specifica contro il virus". Poi propone di chiudere i locali pubblici: "Ieri sera rientravo a casa, alle sette circa, e sono passato vicino ai locali in zona Bocconi (190 studenti dell’omonima università sono in isolamento fiduciario, ndr) e ho visto i giovani fuori dai bar senza mascherina a 20 centimetri uno dall’altro. In questo caso, l’unica soluzione sarebbe chiudere i bar alle 17, in tutta la Regione, da medico e cittadino non vedo alternative". 

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