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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Carceri, celle sempre più piene ma i detenuti stranieri diminuiscono

In dieci anni è raddoppiata la popolazione straniera in Italia, ma i detenuti sono calati, secondo il rapporto semestrale dell'Associazione Antigone. Così i dati sgonfiano i populismi

Esiste davvero un allarme criminalità legato ai migranti, come ha detto in più occasioni il ministro dell'Interno Matteo Salvini? Ieri i carabinieri hanno fermato uno dei membri del branco che ha malmenato un 19enne senegalese a Partinico (in provincia di Palermo). E il ministro dell'Interno ha spiegato che "aggredire e picchiare è un reato, a prescindere dal colore della pelle di chi lo compie, e come tale va punito", aggiungendo che "i reati commessi ogni giorno in Italia da immigrati sono circa 700, quasi un terzo del totale, e questo è l'unico vero allarme reale contro cui da ministro sto combattendo".

Oggi, invece, è tornato a parlarne in questi termini, commentando il caso di Daisy Osakue, l'atleta italiana nata da genitori nigeriani vittima di un lancio di uova a Moncalieri: "Ogni aggressione va punita e condannata, sono e sarò sempre a fianco di chi subisce violenza. Di certo l'immigrazione di massa permessa dalla sinistra negli ultimi anni non ha aiutato, per questo sto lavorando per fermare scafisti e clandestini. Non diciamo sciocchezze - ha aggiunto, riferendosi a chi parla di emergenza razzismo in Italia - ricordo che solo negli ultimi tre giorni, nel silenzio generale, la polizia ha arrestato 95 immigrati mentre altri 414 sono stati denunciati". All'atleta Daisy Osakue il ministro ha augurato una veloce guarigione: "Spero di incontrarla e vederla gareggiare il prima possibile".

Aggredita l'atleta italiana Daisy Osakue: lesioni all'occhio

Carceri, detenuti e stranieri: cosa dicono i dati

L'idea di un legame migranti-criminalità rilanciata da Salvini è un'ipotesi abbastanza diffusa tra gli italiani, ma cosa dicono i numeri? L'Associazione Antigone, che da anni si interessa della tutela dei diritti e delle garanzie nel sistema penale, oggi ha pubblicato un aggiornamento sulle condizioni di detenzione nella prima metà dell'anno. I detenuti nelle carceri italiane sono 58.759, 672 in più negli ultimi cinque mesi. Dai numeri emerge che ci sono 8.127 detenuti in più rispetto alla capienza regolamentare: al sovraffollamento, sottolinea Antigone, non si risponde con nuove costruzioni, ma "diversificando il sistema sanzionatorio e non puntando solo sul carcere quale unica pena". Il 33,4% dei detenuti è in custodia cautelare. Di questi, la metà non ha avuto neanche un primo provvedimento di condanna. Mentre sono 21.807 i detenuti che devono scontare una pena inferiore ai 3 anni e che potrebbero dunque, in parte, usufruire di una misura alternativa alla detenzione. Dal 2008 ad oggi, a fronte del raddoppio della presenza di stranieri in Italia, da 3 a 6 milioni tra regolari e irregolari, quelli detenuti sono calati da 21.562 a 19.868. Il dato evidenzia dunque che "non c'è un'emergenza stranieri e non c'è un'emergenza sicurezza connessa agli stranieri", ha sottolineato Patrizio Gonnella, presidente di Antigone. Con il raddoppio della popolazione, i detenuti infatti sarebbero dovuti raddoppiare, sottolinea l'Associazione: "Invece no. Ogni diversa interpretazione e ogni allarme sono pura mistificazione".

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"La detenzione degli stranieri in Italia – ha fatto presente Gonnella - è diminuita di oltre due volte negli ultimi 10 anni. Se nel 2008 il tasso di detenzione (numero dei detenuti stranieri sul numero degli stranieri residenti in Italia) era dello 0,71%, al 30 giugno di quest’anno il tasso è dello 0,33%. I detenuti stranieri – ha concluso il presidente di Antigone - sono addirittura diminuiti in termini assoluti rispetto al 2008". Secondo l'associazione questo dato è spiegabile con il patto di inclusione: regolarizzare la posizione degli stranieri e integrarli nella società riduce di molto i tassi di criminalità. Un esempio citato da Antigone  è quello dei romeni che in soli cinque anni sono oltre mille in meno nelle carceri, mentre la loro presenza in Italia è andata crescendo.

Inside Carceri: dentro le carceri italiane | Foto insidecarceri.com

Criminalità organizzata: il 98,75% dei detenuti condannati è italiano

Gli stranieri sono il 33,8% del totale dei detenuti e quelli non europei sono 13.490, ossia il 22,9%. E' straniero il 44.64% dei detenuti cui è stata inflitta una pena inferiore a un anno (e dunque per reati di scarsa gravità) e solo il 5,6% degli ergastolani (che sono complessivamente 1.726). Considerando i reati più gravi, come ad esempio la criminalità organizzata, il 98,75% dei detenuti condannati per tali delitti è italiano e solo l'1,25% è straniero.  Inoltre, gli stranieri costituiscono il 37,3% dei detenuti per violazione della legge sulle droghe, i quali sono complessivamente 20.525.

Le condizioni delle carceri italiane

Il rapporto semestrale di Antigone affronta anche altri temi legati alle carceri. Quello delle condizioni di vita del detenuto, ad esempio. In diversi penitenziari del Paese si riscontrano ancora carenze da questo punto di vista. Nel 33% delle carceri, si legge nel rapporto, non funziona a norma il riscaldamento d'inverno e nel 26,7% dei casi non vi è acqua calda in alcune celle. Nel 63,3% delle carceri ci sono celle senza doccia, al contrario di quanto prevede la legge e nel 53,3% vi sono celle in cui le finestre presentano schermature che riducono l'ingresso di aria luce naturale. Nell'75,9% dei casi, inoltre, mancano luoghi di culto per i detenuti non cattolici, mentre "la radicalizzazione - osserva Antigone - si combatte riconoscendo i diritti religiosi". Nell'10% delle carceri visitate, per detenuti di fede islamica non è previsto tutto l'anno un menù rispettoso dei loro precetti e nel 13,3% non entra alcun ministro di culto diverso dal cappellano cattolico. Per quanto riguarda il lavoro dei detenuti, la media di coloro che lavorano alle dipendenze dell'amministrazione è pari al 33,4%. Un dato che però include anche quelli che lavorano per poche ore alla settimana o al mese. La percentuale dei reclusi che lavorano per ditte private o soggetti esterni è pari al 3% e ci sono regioni, come la Sicilia, "dove tutto è fermo", emerge dal dossier.

Carceri, emergenza sovraffollamento

L'importanza della messa alla prova

"Preoccupante", secondo Antigone, è la percentuale dei detenuti coinvolti in corsi di formazione professionale, che nelle carceri visitate è pari al 4,8%. La percentuale dei detenuti che frequentano attività educative e scolastiche si attesta al 20%. Quanto alle comunicazioni, nel 90% delle carceri visitate non è possibile effettuare colloqui via Skype con i familiari e un "limitato accesso ad Internet" è ammesso solo nel 6,7% degli istituti di pena. Sono inoltre 17.205 i permessi premio concessi nel primo semestre del 2018: in media poco più di un permesso ogni tre detenuti. "Per troppi la pena si sconta tutta in carcere - afferma Antigone - e rapporti con l'esterno sono del tutto esigui. Tutto ciò contribuisce ad innalzare i tassi di recidiva". Un istituto sul quale, secondo Antigone, si deve investire è quello della messa alla prova, mutuata dalla giustizia minorile e dal 2014 possibile anche per i maggiorenni: è stata prevista per i reati puniti con pena non superiore a quattro anni; il giudice predispone un programma che contempla lavori di pubblica utilità, attività di volontariato e di mediazione penale con la vittima del reato. Negli ultimi quindici mesi il ricorso alla messa alla prova è aumentato notevolmente, passando da 9.598 a 13.785 imputati messi alla prova. Secondo l'associazione, attualmente in Italia sono 28.621 i detenuti in misura alternativa (16.554 in affidamento in prova al servizio sociale, 11.159 in detenzione domiciliare, 908 in semilibertà). Potrebbero essere 50mila se non si chiudesse la porta del carcere agli oltre 20mila che potrebbero averne diritto avendo pene residue inferiore ai tre anni.

Nel rapporto, Antigone risponde anche a chi propone di costruire nuove carceri. Secondo l’associazione la costruzione di un istituto in grado di ospitare 250 detenuti costa circa 35 milioni di euro. "Molto meno – ha chiarito ancora Patrizio Gonnella – costano le misure alternative alla detenzione che risultati molto migliori danno in termini di abbattimento della recidiva".

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