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Giovedì, 28 Marzo 2024
La terra di nessuno / Israele

L'odio nelle strade che fa più paura dei missili: alle radici della guerra in Medio Oriente

Nelle città miste di Israele fino a pochi giorni fa arabi e israeliani si davano la mano e lavoravano fianco a fianco. Ora c'è paura ad entrare nello stesso rifugio mentre piovono i razzi in arrivo da Gaza. M. e T. - uno arabo, l'altro ebreo - secondo la dottrina dell'odio non dovrebbero essere amici, ma a Today.it mostrano che un futuro comune è possibile. L'intervista

"Chi vuole odiare odierà per sempre". C'è rassegnazione ma anche paura nelle parole di M. e T., due trentenni che secondo la dottrina dell'odio non dovrebbero essere amici. Uno ebreo, l'altro arabo israeliano, Today.it li ha raggiunti mentre cercano di trovare uno scampolo di normalità mentre il loro mondo cade a pezzi. Li chiameremo solo M. e T. per proteggere le loro identità perché dove vivono anche le idee possono farti finire sotto le pietre, e i processi sono sommari, il tribunale è la strada e non ci sono avvocati. E l'unica colpa è quella di essere nati dalla parte sbagliata della storia. Perché M. è un arabo e vive ad Haifa dove studia medicina. T. è un allenatore di pugilato e dopo essere stato in Italia, da sei anni è tornato nella terra della sua famiglia e si è trasferito a Tel Aviv, la capitale d'Israele che negli ultimi giorni è finita sotto il tiro incrociato dei missili che i militanti di Hamas hanno sparato da Gaza.

Ma non sono i missili che rischiarano la notte a far loro paura, quello che terrorizza questo spicchio di mondo è l'odio che serpeggia nelle strade. M. e T. non dovrebbero essere amici, eppure rappresentano una speranza di riconciliazione. 

Li raggiungiamo mentre le agenzie battono le prime indiscrezioni di una invasione di terra che le forze armate di Israele starebbero pianificando per fermare i razzi che dalla enclave palestinese continuano a martellare le città della costa. Ma come abbiamo detto quello che colpisce di più non sono quei missili arrivati chissà come dall'Iran nelle mani delle milizie palestinesi. Quello che fa paura è quell'odio che agita le città miste di Israele dove fino a pochi giorni fa arabi e israeliani (permetteteci questa semplificazioni, ndr) si davano la mano e convivevano in negozi e ristoranti.

T. "Siamo stati letteralmente colti alla sprovvista da come è degenerata la situazione, una situazione che ancora dobbiamo metabolizzare. Siamo di fronte a un cambio generazionale, mi permetta di dire epocale, per come reagiscono le persone con una violenza senza precedenti". 
M. "È una situazione che continuerà all'infinito perché ci sono estremisti da ambo i lati. C'è chi non vuole gli ebrei in questa terra, e chi non vuole che gli arabi continuino a vivere qui, ma è un po' come l'uovo e la gallina, nessuno può dire davvero chi sia arrivato prima. In realtà il vero problema è Gerusalemme che tutti vogliono a che non può essere divisa". 

Una delle immagini che più ha sconvolto l'occidente è la caccia all'uomo nelle strade. Che cosa sta succedendo?
M. "Ad Haifa gli arabi picchiano gli ebrei per strada, per la sola ragione che sono ebrei. E così avviene per gli ebrei che distruggono i ristoranti e i negozi arabi. Prima c'era coesistenza, ora c'è odio per strada".


Nel video l'attacco a un ristorante arabo a Bat Yam

T. "Assistiamo alla crisi di un paese multisfaccettato, dove ora sono alla ribalta le fazioni più estreme, gli estremisti che appartengono alle fasce economiche medio basse. Ora nelle città miste, chi si dava il buongiorno teme di scendere nei rifugi quando suonano gli allarmi anti missile per il timore di trovarsi ad aver a che fare con il proprio vicino.

La crisi economica e l'epidemia di Covid ha aggravato la situazione economica? 
M. "In tanti hanno perso il lavoro, e hanno meno speranze. Il come è nata questa escalation è surreale: gli ebrei sono sempre stati qui in Palestina così come gli arabi. Tutti hanno ragione, tutti hanno torto". 
T. "È come quando tieni una pentola sul fuoco con la fiamma bassa. Prima o poi la pressione fa saltare il coperchio. Era quasi dal 2014 che vivevamo un periodo di calma. Ma si viveva aspettando questa fiammata dopo le tensioni originate dalla decisione di Trump di riconoscere Gerusalemme capitale di Israele".

Come finirà?
M. "Appena capiranno che nessuno ne uscirà vincitore le cose si calmeranno"
T. "Ma io ho paura. Come torneranno a convivere le persone? Come torneranno a salutarsi i vicini di casa che oggi si tirano pietre dai lati della stessa strada solo per la colpa di essere arabo o israeliano?"
M "Sarà difficile, perché tutti hanno paura".

Vedete in pericolo il vostro futuro? Voi avete 30 anni, pensate di lasciare il vostro Paese?
M: "La terra oggi è di tutti, ma se tu la lasci e vai via la terra diventerà del tuo nemico. Nessuno può andare via da qui".
T: "Vedo qua il mio futuro ma il morale è basso". 


Come è cominciato tutto: alla porta dei Leoni l'investimento di un palestinese da parte un israeliano bersagliato dai lanci di sassi

È ancora questa la terra promessa?
M. "Non so se sia ancora la terra promessa. Ma so che io sono arabo, sono palestinese, sono israeliano."
T. "Non solo Gaza e Gerusalemme, ma le città miste dove vivevamo bene insieme si sono accese in una sera. Ci sono teorie complottiste perché questo sia successo, ci sono gruppi di interesse che sicuramente soffiano sul fuoco, ma nessuno si aspettava ce tante persone prendessero parte a queste sommosse".

Avete paura?
T. "Non ho paura per la mia incolumità fisica, ma ho paura per la società che uscirà da questa frattura. Non è solo una divisione tra ebrei e arabi, ma tra secolari e religiosi. Anche per questo Israele non riesce a formare un governo."
M. "Ho timore per come potremo tornare ad essere amici. Viviamo in una società dove lavoriamo insieme in ogni posto, negli ospedali israeliani il 65% dei sanitari sono arabi. Se c'è troppo odio sarà più difficile rimettere insieme i cocci".

Per Israele Hamas, l'organizzazione che controlla la striscia di Gaza, è un gruppo terrorista. È davvero solo colpa di Hamas?
M. "Non so se Hamas faccia del bene al proprio popolo. Io sono palestinese ma sono israeliano. E sono anche arabi le vittime dei bombardamenti perché quando loro sparano quei razzi siamo tutti bersagli. Ma lo eravamo anche durante la seconda intifada, ho avuto amici vittime di un kamikaze che era entrato in un ristorante arabo, e dopo aver mangiato si era fatto esplodere. Chi vuole odiare odierà per sempre, ma in questa terra c'è chi è stato educato per non odiare." 

Shalom.
Aleikum as-Salam.

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