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Sabato, 20 Aprile 2024
Scontri e polemiche

Codici identificativi per la Polizia: in Italia sono un tabù

Le proposte di legge per identificare gli agenti non hanno avuto fortuna. Ma ora arrivano le bodycam

In Italia il codice identificativo per le forze di polizia è ancora un tabù. I disegni di legge presentati in questi anni da varie forze politiche non sono stati mai presi in considerazione e nulla, a dire il vero, fa presagire che nel breve periodo il Parlamento si muoverà in questa direazione. Eppure, forse, un passo avanti sarebbe necessario.

Nella maggior parte degli stati membri dell'Unione europea identificare gli agenti di polizia che si occupano di ordine pubblico è infatti già una regola diffusa. Secondo Amnesty viene applicata in 20 Paesi tra cui Francia, Spagna, Polonia, Portogallo, Grecia, Finlandia e Danimarca, mentre in Germania l'obbligo è in vigore in 9 lander su 16.

Ma a che cosa servirebbe un codice identificativo? Ovviamente a riconoscere gli agenti in situazioni caotiche o quando operano a volte parzialmente coperto (ad esempio in occasioni di cortei, manifestazioni, disordini etc). La ratio è evitare che eventuali abusi compiuti dalle forze dell'ordine restino impuniti.

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La raccolta firme di Amnesty per i codici identificativi degli agenti

Il tema della gestione dell'ordine pubblico è tornato centrale nel dibattito pubblico dopo gli scontri tra studenti e polizia della settimana scorsa. Erasmo Palazzotto di LeU ha definito l'adozione dei codici identificativi "non più procrastinabile" in seguito ai fatti di Roma e Torino. Intanto mercoledì scorso una delegazione di Amnesty International ha incontrato il Capo Lamberto Giannini per consegnargli le oltre 155.000 firme raccolte per arrivare all'identificazione dei poliziotti che hanno compiti di sicurezza. 

Insieme alla delegazione di Amnesty, a consegnare le firme c'era anche Paolo Scaroni, testimonial della campagna avviata il 6 dicembre 2018 proprio attraverso un appello rivolto al capo della Polizia e al ministro degli Interni. Scaroni rimase vittima nel 2005 di una carica delle forze di polizia mentre si trovava alla stazione di Verona, che lo tenne in coma per i due mesi successivi e lo ha reso invalido al 100% per tutta la vita. Ma anche per l'impossibilità di riconoscere gli autori del pestaggio, l'accaduto è rimasto impunito.

Amnesty, si legge nella nota dell'organizzazione, ritiene "urgente una normativa in linea con gli standard internazionali" anche per dare seguito alla richiesta contenuta in una risoluzione del Parlamento europeo del 12 dicembre 2012. La Ong ricorda peraltro che "al momento sono cinque i disegni di legge depositati in parlamento che potrebbero essere discussi e votati per rispondere finalmente alla richiesta di queste oltre 155.000 persone".

Uno dei progetti di legge fermi, presentato dalla deputata del Pd Giuditta Pini, prevedeva ad esempio di inserire i codici identificativi sui caschi e le divise dei poliziotti in assetto antisommossa. Ma finora tutte le iniziative di questo genere si sono scontrate da una parte con l'ostilità della destra, dall'altra con l'indifferenza di gran parte della sinistra. 

Arrivano le bodycam per le forze dell'ordine

Insomma, su questo fronte non si muove nulla. Una novità è invece la circolare con cui un paio di settimane fa il capo della polizia ha annunciato che i reparti mobili di polizia e i battaglioni dei carabinieri verranno dotati delle cosiddette "bodycam", le videocamere indossabili dagli agenti durante le ore di servizio, che servono a riprendere quello che fanno e quello che accade di fronte a loro. Le telecamere per ora saranno poche - 700 alla polizia e 249 ai carabinieri - e saranno riservate ai reparti che si occupano di ordine pubblico. Le registrazioni verranno conservate per sei mesi a partire da quando sono state effettuate.

Le bodycam saranno assegnate "quale ulteriore strumento di documentazione degli accadimenti" ha spiegato Giannini e "nel contempo, di tutela del personale operante" anche in riferimento "a specifiche esigenze probatorie". Il garante della privacy ha però fissato alcuni paletti: le telecamere potranno infatti essere indossate solo in presenza di "concrete e reali situazioni di pericolo, di turbamento dell'ordine pubblico o di fatti di reato".

Le bodycam per poliziotti e carabinieri

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