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Mercoledì, 24 Aprile 2024
La svolta storica

Il cognome di entrambi i genitori ai figli: cosa cambia ora

Secondo la Corte costituzionale, mamma e papà possono accordarsi per dare quello di uno solo dei due, oppure verranno assegnati entrambi. Come si è arrivati a questa sentenza, come funziona negli altri paesi e come funzionerà in Italia

Le norme che attribuiscono al figlio di una coppia il cognome del padre in modo automatico sono costituzionalmente illegittime. Molti hanno già definito "storica", nonché "una svolta di civiltà", la sentenza della Corte costituzionale di mercoledì 27 aprile. In un comunicato si legge che i giudici hanno ritenuto "discriminatoria e lesiva dell'identità del figlio" la regola che attribuisce automaticamente il cognome del padre e che, "nel solco del principio di eguaglianza e nell'interesse del figlio, entrambi i genitori devono poter condividere la scelta sul suo cognome, che costituisce elemento fondamentale dell'identità personale". La nuova norma generale, dunque, dice che al figlio o alla figlia verrà trasmesso il cognome di entrambi i genitori, ma mamma e papà possono accordarsi per dare quello di uno solo dei due.

In attesa che la Corte presieduta da Giuliano Amato depositi le motivazioni della sentenza nelle prossime settimane, le conseguenze pratiche di questa decisione andranno chiarite con le interpretazioni dei giuristi e con la loro traduzione concreta in una nuova prassi burocratica. Ma come si è arrivati a questa sentenza, come funziona negli altri paesi e come funzionerà in Italia, con la fine dell'automatismo nell'assegnazione del cognome del padre? Cerchiamo di fare chiarezza.

Cosa succede ora col cognome dei genitori ai figli

La Corte costituzionale ha stabilito cosa cambierà nella pratica, anche se poi ci sarà da capire come la sentenza verrà recepita e applicata nella prassi burocratica. La regola, si legge nel comunicato della stessa Consulta, diventa che il figlio assume il cognome di entrambi i genitori "nell'ordine dai medesimi concordato, salvo che essi decidano, di comune accordo, di attribuire soltanto il cognome di uno dei due". Se non c'è accordo sull'ordine di attribuzione del cognome di entrambi i genitori, "resta salvo l'intervento del giudice in conformità con quanto dispone l'ordinamento giuridico". Questi cambiamenti riguarderanno i figli nati nel matrimonio, fuori dal matrimonio e ai figli adottivi.

Alcuni aspetti restano però da definire: sarà compito del legislatore (quindi del Parlamento) farlo, con una legge sul tema. Tra le altre cose, bisognerà ad esempio decidere come procedere se uno dei due genitori ha già il doppio cognome. Al momento, chi si trova in questa situazione può trasmetterne solo uno, a scelta: una prassi che dovrebbe essere confermata, anche per scongiurare un'ulteriore crescita esponenziale dei cognomi ai figli. E come funzionerà retroattivamente? La possibilità di cambiare i cognomi assegnati in passato adeguandosi alle nuove leggi è un altro aspetto ancora da chiarire.

Spetta al Parlamento, dunque, sistematizzare la questione. La ministra della Giustizia Marta Cartabia ha detto che grazie a questa sentenza è stato fatto "un altro passo in avanti verso l'effettiva uguaglianza di genere nell'ambito della famiglia". Altri politici si sono soffermati sulla necessità di intervenire sul tema con un provvedimento legislativo specifico. La ministra per le Pari opportunità Elena Bonetti ha parlato di urgenza e ha affermato che "in Commissione in Senato c'è già incardinato un provvedimento e c'è una sensibilità trasversale tra le diverse forze politiche". Secondo Bonetti, "il meccanismo che in automatico fa attribuire il cognome paterno si fonda nella pretesa che sia sempre e comunque il maschile a prevalere".

La Corte ha già invitato il Parlamento ad occuparsi delle nuove leggi sull'attribuzione del cognome ai figli, indicando chiaramente i principi da seguire. Su questo tema ci sono al momento cinque proposte di legge in esame in commissione Giustizia, presentate da diversi partiti. Dopo la discussione in commissione andrebbe adottato un testo unico, che dovrà poi essere approvato dalle Camere.

Come si è arrivati alla sentenza sul cognome ai figli

Già in passato, la Corte costituzionale aveva espresso perplessità sull'automatismo del cognome: lo scorso gennaio lo aveva definito "retaggio di una concezione patriarcale della famiglia". Nello specifico, a questa sentenza si è arrivati perché la Consulta è stata chiamata a pronunciarsi nell'ambito di un procedimento, partito nel 2020 a Lagonegro, in provincia di Potenza, in Basilicata. Quell'anno una coppia si era rivolta al tribunale perché voleva dare al figlio solo il cognome della madre, così che questo potesse condividere lo stesso cognome dei due fratelli, ma la legge non lo consentiva. Gli altri ragazzi lo avevano infatti acquisito solo perché erano stati riconosciuti successivamente dal padre, mentre l'ultimo arrivato era nato nel matrimonio.

Gli uffici comunali si erano opposti alla richiesta dei due coniugi, prevedendo al massimo la possibilità di assegnare al figlio entrambi i cognomi. I due coniugi si erano allora rivolti al tribunale cittadino, che aveva giudicato inammissibile il loro ricorso. La coppia ha quindi fatto ricorso in appello: la Corte d'appello di Potenza ha accolto la loro richiesta, ritenendola fondata, e l'ha inoltrata alla Corte costituzionale, che adesso ha dato ragione ai genitori. "Siamo commossi, siamo consapevoli di avere scritto una pagina importante, forse storica", hanno detto i genitori al proprio legale, l'avvocato Domenico Pittella che ha curato i ricorsi insieme al collega Giampaolo Brienza, dopo aver appreso della decisione della Corte.

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Foto FRANCO SILVI/ANSA/KLD

"È inutile nascondere la soddisfazione per questo risultato, è stato un percorso lungo e faticoso - ha sottolineato Pittella -, ma alla fine la nostra tesi è stata riconosciuta come valida. La coppia ci ha sempre creduto". Il legale ha spiegato nel dettaglio la vicenda, iniziata circa due anni fa. Il primo passo è stato un ricorso depositato all'attenzione dei giudici del tribunale di Lagonegro, tassello giudiziario per sollecitare un intervento su un tema complesso e con risvolti non solo formali ma di grande impatto sociale. "La storia parte da lontano: la coppia, ancora non sposata, ha due figli riconosciuti solo successivamente dal padre e che quindi portano il solo cognome della madre", ha specificato l'avvocato. Dopo alcuni anni i due hanno deciso di sposarsi, il papà ha riconosciuto i figli, "ma la coppia ha chiesto di non aggiungere ai ragazzi, oramai cresciuti, il cognome del padre".

Tutto è cambiato, però, quando è arrivato il terzo figlio. "I genitori hanno chiesto, per un principio di armonia e omogeneità, di poter dare il solo cognome materno. Una richiesta fino ad oggi non consentita dalla legge - ha spiegato Pittella -. I due, però, non si sono dati per vinti e hanno intrapreso la strada legale. Dopo il 'no' in primo grado dei giudici di Lagonegro, la Corte d'appello di Potenza, siamo alla fine del 2021, ha rimesso alla Corte costituzionale la questione di legittimità della normativa in materia di attribuzione del cognome nella parte in cui non consente ai genitori, d'accordo tra loro, di attribuire il solo cognome materno".

Quello della mamma, peraltro, è un cognome molto noto nel contesto in cui vive la famiglia, e anche questo rientrerebbe tra le ragioni alla base della richiesta. Il nonno materno dei bambini, infatti, ha rivestito ruoli politici di rilievo ed era conosciuto in tutta la comunità. Oggi, a distanza di due anni dalla prima istanza, è arrivata la svolta con la pronuncia della Corte. Secondo il legale, la decisione ha "un'importanza enorme perché pone la madre e il padre sullo stesso piano nella libertà di scelta. Inoltre la pronuncia stabilisce che nel caso in cui non c'è accordo nella coppia ai bambini sarà dato il cognome di entrambi i genitori: una vera rivoluzione".

Quale cognome per i figli? Come funziona negli altri paesi

In Italia si è arrivati a questa svolta dopo decenni di sentenze, ricorsi e disegni di legge mai approvati. In molti paesi europei esistono già leggi che, pur diverse tra loro, consentono di attribuire al proprio figlio o alla propria figlia al momento della nascita il cognome paterno, materno o quello di entrambi i genitori. Se non c'è un accordo tra i genitori, si assegnano entrambi i cognomi in ordine alfabetico: succede in Belgio e in Francia. In Austria, in Danimarca e nei paesi scandinavi, al figlio viene attribuito automaticamente il cognome della mamma, se non viene data un'indicazione specifica della propria scelta all'anagrafe.

In Portogallo i genitori hanno la libertà di scegliere quale e quanti cognomi mettere, fino a un massimo di quattro. In Spagna, invece, è obbligatorio che i figli portino i cognomi di entrambi i genitori (che possono solo deciderne l'ordine). In Germania viene assegnato ai figli il cognome scelto dai genitori per tutta la famiglia: nel caso in cui i due coniugi abbiano mantenuto i rispettivi cognomi, tuttavia, si può scegliere liberamente quale dei due attribuire. Particolare il caso del Regno Unito, dove non ci sono disposizioni specifiche e la scelta è rimessa all'autonomia dei genitori. Quando si va a registrare la nascita del figlio, si può così scegliere di attribuirgli il cognome del padre, quello della madre o entrambi. È possibile anche assegnare un cognome diverso da quello di mamma e papà, ma accade molto raramente.

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