Cosa succede quando paghiamo con il pos?
Un'intricata questione di costi e commissioni in carico al commerciante, che inevitabilmente sul lungo periodo ricadranno sul cliente. Ma in italia siamo pronti a vivere senza contante?
Cosa succede quando paghiamo con il pos? Proviamo a spiegarlo una volta per tutte in modo chiaro. Quando in un negozio usiamo la carta viene applicata una commissione, a spese del commerciante, che possiamo dividere in due parti: commissione interbancaria e commissione per il circuito.
Per una direttiva europea del 2015 la commissione interbancaria è fissa: dello 0,2 per cento sul pagamento totale per le carte di debito e dello 0,3 per cento per le carte di credito: ad esempio su 100 euro di pagamento, 20 centesimi saranno di commissione interbancaria, nel caso di pagamento con carta di debito (ad esempio, una prepagata) per far sì che quei soldi vengano accettati dalla banca del commerciante.
Alla commissione interbancaria si aggiunge poi la commissione da pagare ai circuito che ha emesso la carta: in questo caso è impossibile stabilire una quota fissa e il loro peso può variare in base alle banche, ai circuiti coinvolti e anche ai modelli di Pos utilizzati. Queste commissioni possono essere fisse oppure avere una forbice che va dallo 0,45% fino a più del 4% per circuiti internazionali. Quindi, ipotizziamo di aggiungere ai 20 centesimi in precedenza un altro 1%, su 100 euro il commerciante pagherà 1,20 euro di commissioni.
Alle commissioni, i commercianti devono aggiungere però anche il costo fisico del Pos, che può essere una tantum o in abbonamento mensile, a seconda dei servizi desiderati. Le proteste dei commercianti sul costo dei pagamenti con bancomat e carta di credito sono storia moderna. I costi ci sono, ma il loro peso dipende per forza di cose dalla merce venduta: dove il margine di guadagno è minore le commissioni potrebbero farsi sentire di più. C’è però da dire che i costi per il possesso di un pos e delle relative commissioni sui pagamenti vengono parzialmente tagliati grazie all'intervento dello Stato, che con una serie di bonus diminuisce l'impatto di questi costi sugli incassi dei commercianti.
Ma se una parte di mondo politico invoca il pagamento in contanti con la narrativa dell’evitare il “regalo alle banche”, sappiamo che una minore circolazione del contante aiuta a combattere l’evasione fiscale, oltre ad avere dei vantaggi per i commercianti stessi: sicurezza dei pagamenti, disponibili in tutte le valute, e minori rischi connessi alla gestione del denaro da tenere in cassa. Siamo pronti per vivere senza contante?
Approfondimento a cura di Cesare Treccarichi e Alberto Pezzella. Riprese e montaggio Alberto Pezzella, Today.it