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Sabato, 20 Aprile 2024
L'analisi

Tanti concorsi pubblici e pochi assunti: tutto da rifare

Lo Stato vuole "ripartire dalle persone" per dare una svolta alla pubblica amministrazione ma continua a offrire salari bassi e contratti precari

Pochi, sulla cinquantina, mal retribuiti e poco formati. Questo l’identikit del dipendente pubblico dell’era moderna, una sconfitta già sulla carta per le importanti sfide del Pnrr. La pubblica amministrazione sta provando a reperire le figure tecniche e professionali mancanti con una serie di concorsi, sperando di inserire 600mila nuovi lavoratori entro il 2026 in vista anche dei tantissimi pensionamenti. Le selezioni però si stanno rivelando un flop, a causa di un "ingorgo di concorsi", dell’offerta di stipendi troppo bassi e di un lavoro spesso precario.

Ma c’è una buona notizia, quella di un aumento dell’organico, seppur modesto. Dopo l’ennesimo calo registrato nel 2021, i dipendenti pubblici sono tornati a crescere raggiungendo 3.266.180 unità, il valore il più alto dell’ultimo decennio. Peccato però che entro il 2033 un terzo di questi andrà in pensione. Lascerà il lavoro per sopraggiunti limiti di età anche un dipendente comunale su tre, in territori dove la mancanza di manutenzione ordinaria di fiumi e foreste sta già contribuendo a provocare alluvioni e frane mortali. Come stanno davvero le cose?

Personale pubblica amministrazione - Fpa

"Territori non manutenuti? Colpa degli eco radical": l'accusa del viceministro Bignami

Concorsi: in arrivo 600mila nuovi posti in tre anni

In programma una valanga di assunzioni nel pubblico impiego tra il 2023 e il 2026, per un totale di circa 600mila posti di lavoro, ad un ritmo di 150mila nuovi dipendenti pubblici l’anno. Solo quest’anno verranno banditi concorsi per 170mila posti, la maggior parte dei quali per il turnover del personale. Tra i ministeri e gli enti che effettueranno il maggior numero di assunzioni ci sono le forze di polizia, difesa e vigili del fuoco (11.000), l’Agenzia delle entrate (9.000 posti), l’Inps (7.000) e il ministero della Cultura (3.000). Buone notizie, dunque, ma è troppo presto per gridare al cambio di passo della pubblica amministrazione.

Pubblica amministrazione assunzioni tramite concorso - Fpa

Anche se lo Stato sta ricominciando ad assumere il numero di lavoratori risulta essere ancora troppo basso, soprattutto se paragonato con gli altri paesi europei (in rapporto alla popolazione). Nell’ultimo anno i dipendenti pubblici sono aumentati dello 0,8% (+27mila persone), raggiungendo il livello più alto degli ultimi dieci anni grazie all’ondata di concorsi indetti per colmare le carenze. Questa al momento sembra essere l’unica notizia positiva contenuta nell’Indagine sul lavoro pubblico realizzata da Fpa, società del Gruppo Digital360, presentata a Forum Pa 2023 "Ripartiamo dalle Persone", un titolo che apre a scenari futuri migliori visto che per il momento la situazione dei dipendenti pubblici non è poi così rosea.

Confronto Ue occupati su popolazione - Fpa

Il lavoro (pubblico) che c'è ma nessuno vuole fare

Lavoro statale: in aumento quello a tempo determinato

Lo Stato, il più grande datore di lavoro d’Italia, non sempre riesce a coprire tutti i posti messi a bando nei concorsi. Come mai? Perché ha deciso di offrire a personale altamente qualificato contratti a tempo determinato (il 15% del totale) e retribuzioni molto più basse rispetto a quelle dei privati. E così i candidati fuggono: la media per posto messo a concorso è passata in due anni da 200 a 40. Non solo pochi candidati ma anche tante rinunce. Mediamente due vincitori su dieci hanno rifiutato l’assunzione, con punte del 50% per i concorsi a tempo determinato.

Precari nella pubblica amministrazione  - Fpa

Troppe selezioni tutte insieme hanno creato una concorrenza tra le stesse amministrazioni: un "ingorgo" e un "inedito potere di scelta". La conferma arriva dai numeri: quasi la metà dei candidati ha partecipato a concorsi mentre uno su quattro è risultato idoneo in almeno due procedure di selezione.

Nodo giovani, retribuzioni e welfare

Queste nuove dinamiche stanno creando non poche difficoltà nel reperimento di personale. Critica la situazione nelle regioni del Nord Italia, dove nessuno vuole andare visto che solo l’affitto impegna quasi il 50% della retribuzione di un laureato neoassunto, contro il 18-23% di una città metropolitana del Sud. Ripartire dalle persone è giusto, ma non su queste basi. Le nuove assunzioni  non abbassano l’età media dei lavoratori pubblici: solo il 4,8% dei lavoratori statali ha meno di 30 anni (il 3,6% se si escludono i precari). Se nel 2001 l’età media degli impiegati pubblici era 44,2 anni ora è di 50,7.

I contratti a tempo indeterminato nella Pa hanno raggiunto il minimo storico di 2.932.529 persone, il livello più basso dal 2001. Il reddito medio pro capite dei dipendenti è sceso a 57.200 euro rispetto ai 59.000 euro del 2021, toccando il valore più basso dal 2015. Infine pochissima formazione, con una spesa quasi dimezzata dal 2008 al 2021.

Spesa pubblica pro capite per lavoratore statale - Fpa

La pubblica amministrazione deve diventare "più attrattiva come datore di lavoro, acquisendo nuovi strumenti di employer branding e presentando ai candidati un’offerta completa di welfare aziendale, smart working, possibilità concrete di crescita professionale e retributiva", dichiara Carlo Mochi Sismondi, presidente di Fpa. In poche parole deve modernizzarsi anche sull’offerta, "deve imparare sul campo il mestiere di datore di lavoro", chiosa Gianni Dominici, direttore generale di Fpa, perché il "posto fisso" non è più tra le priorità dei giovani qualificati. I lavoratori, infatti, danno sempre più importanza ad aspetti sinora praticamente ignorati, come il benessere organizzativo, la motivazione, la formazione e il lavoro agile.

Quanto guadagna un ricercatore italiano (frustrato)

Boom di pensionamenti in vista: 1 milione entro il 2033

La ricerca di personale nella pubblica amministrazione rappresenta un’urgenza non solo per il Pnrr ma anche per mantenere la normale operatività degli enti: entro il 2033 oltre 1 milione di dipendenti pubblici saranno obbligati ad andare in pensione, circa uno su tre. Le uscite più significative saranno nella scuola (463.257), nella sanità (243.130) e negli enti locali (185.345), con alcune amministrazioni che si ritroveranno a dover sostituire più della metà del personale in servizio.

In sofferenza anche le regioni, le province, i comuni e gli altri enti territoriali locali, con ripercussioni importanti sulla gestione dei territori. Negli ultimi quindici anni il personale delle amministrazioni comunali si è ridotto di un terzo, passando dalle 480 mila unità del 2007 alle 343 mila del 2021 (-28,4%) distribuite su 7.596 comuni. E il peggio deve ancora venire: si stima che tra dieci anni un dipendente comunale su tre andrà in pensione. Il blocco del turnover per svariati anni non ha fatto altro che indebolire la pubblica amministrazione, soprattutto nei piccoli territori dove i cittadini lamentano l’assenza di manutenzione ordinaria di fiumi e foreste, con il risultato che sempre più spesso si verificano alluvioni mortali come quella in Emilia Romagna e gigantesche frane (vedi quella di Ischia del 26 novembre 2022).

Personale in servizio nelle amministrazioni comunali - Ifel

Insomma più che una "nave sapientemente costruita negli anni" - scrive Fpa - la pubblica amministrazione a volte sembra essere "una zattera che sta cercando rapidamente di cogliere il forte vento dei fondi europei, mettendo su grandi vele un po' improvvisate" ma con uno "scafo fragile".

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