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Giovedì, 18 Aprile 2024
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Congedi parentali e politiche di sostegno: quali sono i paesi che aiutano di più le famiglie

Pubblicato il nuovo rapporto dell’Unicef “I paesi più ricchi del mondo sostengono le famiglie? Le politiche nell’OCSE e nell’Ue”. L’Italia è al 19esimo posto in classifica

Svezia, Norvegia, Islanda, Estonia e Portogallo sono i paesi che offrono le politiche familiari più favorevoli tra i 31 paesi ad alto reddito con dati disponibili analizzati, al contrario di Svizzera, Grecia, Cipro, Regno Unito e Irlanda. È quanto emerge da un nuovo rapporto dell’Unicef intitolato "I paesi più ricchi del mondo sostengono le famiglie? Le politiche nell’OCSE e nell’UE”: analizzando da vicino i dati sul congedo parentale interamente retribuito in 41 paesi del mondo emerge che solo la metà dei paesi offrono almeno 6 mesi di congedo di maternità interamente retribuito.

L’Estonia offre alle madri la più lunga durata di congedo interamente pagato a 85 settimane, seguita da Ungheria (72 settimane) e Bulgaria (61 settimane). Gli Stati Uniti sono il solo paese incluso nell’analisi – e uno fra i soli 8 paesi al mondo – che non ha politiche nazionali per il congedo di maternità, né di paternità.

Realizzato dal Centro di Ricerca Innocenti dell’Unicef, il rapporto presenta una classifica dei paesi Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) e dell’Unione Europea basata sulle loro politiche familiari nazionali, fra cui la durata del congedo parentale retribuito e i servizi per l’infanzia dai 0 ai 6 anni.

E l’Italia? Il nostro Paese è al 19esimo posto della classifica (dati 2016), con 25 settimane di congedo di maternità interamente retribuito, il 34% dei bambini sotto i 3 anni iscritti a servizi per l’infanzia e il 93% dei bambini fra i 3 e i 6 anni iscritti a istruzione prescolare.

Il rapporto dell'Unicef sulle politiche familiari

Il rapporto fa parte del lavoro programmatico e sulle politiche per lo sviluppo della prima infanzia dell’Unicef e della campagna Early Moments Matter ("I primi momenti di vita contano"), arrivata al suo terzo anno, che punta a supportare le famiglie a fornire ai loro bambini le esperienze stimolanti di cui hanno bisogno per uno sviluppo sano del loro cervello.

“Non esiste un periodo più importante per lo sviluppo cerebrale dei bambini – e quindi per il loro futuro – dei primissimi anni di vita”, ha dichiarato il Direttore Generale dell’Unicef Henrietta Fore. “Abbiamo bisogno che i governi aiutino a fornire ai genitori il supporto di cui hanno bisogno per creare un ambiente stimolante per i loro bambini. E abbiamo bisogno del supporto e dell’influenza del settore privato per fare in modo che ciò accada”.

Le politiche familiari, ribadisce l’Unicef, rafforzano il legame fra i genitori e i loro figli, fattore fondamentale per lo sviluppo di famiglie e di società socialmente coese. L’organizzazione delle Nazioni Unite a sostegno dell’infanzia chiede almeno 6 mesi di congedo parentale per tutti i genitori e accesso universale all’assistenza per l’infanzia di qualità e a costi accessibili sin dalla nascita fino al primo anno di scuola. In linea con la campagna Early Moments Matter, l’Unicef sta lavorando con i governi, la società civile, il mondo accademico e il settore privato – che gioca un ruolo importante nell’influenzare le politiche – per incoraggiare maggiori investimenti per le famiglie.

Quando i papà hanno il congedo retribuito ma non lo richiedono

Il rapporto evidenzia inoltre che, anche quando ai padri è permesso un congedo retribuito, molti non lo richiedono. In Giappone, il solo paese che offre almeno 6 mesi di paternità interamente retribuita per i padri, solo 1 su 20 ha chiesto un congedo retribuito nel 2017. La Corea del Sud ha il secondo periodo più lungo per i padri, ma questi rappresentano solo 1 su 6 fra i genitori che chiedono il congedo.

Secondo il rapporto, il congedo di paternità retribuito aiuta i padri a creare un legame con i loro figli, contribuisce allo sviluppo infantile, abbassa i livelli di depressione post-partum e aumenta l’uguaglianza di genere. Il rapporto chiede politiche nazionali che assicurino congedi di paternità retribuiti e incoraggino i padri a richiederli.

Per alcuni genitori che si rivolgono ai servizi per l’infanzia quando rientrano a lavoro, costo è l’ostacolo maggiore. Analizzando dati da 29 paesi emerge che i genitori di bambini piccoli nel Regno Unito erano quelli che citavano più frequentemente i costi come la ragione per cui non usufruivano degli asili nido. Tuttavia, in Repubblica Ceca, Danimarca e Svezia il costo costituiva un ostacolo per meno di 1 genitore su 100 che aveva dichiarato una necessità non soddisfatta rispetto ai servizi per l’infanzia.

Le buone pratiche ad adottare

Il rapporto offre alcuni suggerimenti su come i paesi possono migliorare le proprie politiche familiari. Al primo posto c'è l'idea di un congedo parentale retribuito stabilito per legge a livello nazionale di almeno 6 mesi per tutti i genitori. Importante è anche permettere a tutti i bambini di avere accesso ad asili nido di alta qualità, adatti all’età, economici e accessibili, a prescindere dalla situazione familiare. L'Unicef chiede anche di assicurare che non ci sia un periodo non coperto dalla fine del congedo parentale all’inizio di un’assistenza all’infanzia a costo accessibile, in modo che i bambini possano proseguire il loro percorso di sviluppo senza interruzioni e anche di assicurare che le madri possano allattare sia prima che dopo il loro rientro a lavoro fornendo congedi parentali retribuiti sufficientemente lunghi, garantendo pause a lavoro e luoghi sicuri e appropriati per allattare e per l’utilizzo di tiralatte. Infine, l'organizzzione raccomanda di raccogliere dati maggiori e migliori su tutti gli aspetti delle politiche familiari, in modo che i programmi e le politiche possano essere monitorati e si possano comparare fra i diversi paesi.

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