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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Giuseppe Conte e il pericolo zona rossa a gennaio

Il premier ne ha parlato a Porta a Porta: con la terza ondata rischiamo una nuova stretta. Ma pensa anche che sia possibile dosare le misure con l'area gialla e arancione

"Se dovesse arrivare un'impennata, una terza ondata o una variante che faccia sbalzare l'RT, allora ci troveremmo facilmente in zona rossa o con misure più restrittive": il presidente del Consiglio Giuseppe Conte lo ha detto durante la sua ultima apparizione a Porta a Porta: il pericolo di una stretta a gennaio c'è ed è concreto, anche se prima di prendere qualunque decisione si dovrà misurare l'effetto delle restrizioni varate con il decreto legge 172/2020 che ha portato la zona rossa e arancione in tutta Italia. 

Giuseppe Conte e il pericolo zona rossa a gennaio

Il premier ha spiegato che quello della zona rossa a gennaio è il "worst case scenario", visto che lui si aspetta che on il rafforzamento della "la cintura di protezione" anti Covid "per il periodo natalizio" dovremmo "poter affrontare gennaio dosando cum grano salis le misure solo dove necessario tra zona gialla, arancione e rossa. Ma in una situazione come quella attuale forse dovremmo affrontare gennaio-febbraio con una certa tranquillità". E Conte ha anche aggiunto che potrebbe essere una spiegazione per la discesa non troppo marcata dei casi nelle ultime settimane: "Ora spunta una variante inglese che corre molto più veloce, di uno 0.70 in più e spiegherebbe molte cose. Non voglio avanzare ipotesi, in Veneto i dati stanno crescendo, dobbiamo capire come e perchè". 

Ma la verità è che non c'è solo il Veneto sotto la lente: l'ultimo report dell'Istituto Superiore della Sanità e del ministero ha certificato che ci sono cinque regioni a rischio alto (Liguria, Marche, Puglia, Umbria e Veneto) e dodici a rischio moderato, di cui quattro (Emilia-Romagna, Molise, Provincia Autonoma di Trento e Valle d'Aosta) con numeri in aumento. Non solo: nei giorni scorsi abbiamo raccontato come l'alternanza tra zona rossa ed arancione in combinato disposto con le molte deroghe accordate dal governo per il Natale 2020 e la riapertura delle scuole in presenza programmata al 50% per il 7 gennaio potrebbe portare alla terza ondata nella seconda metà del mese. 

E c'è anche un altro rischio, ovvero che si sottovalutino i numeri dell'epidemia in questi giorni. Secondo Il Sole 24 Ore le due settimane di zona rossa e arancione coincideranno con un probabile calo dei test eseguiti, come in un lunghissimo weekend; ma se così fosse arriveremmo a gennaio, e alle riaperture, con una visione parziale della reale situazione del contagio sul territorio. Ovvero illudendoci su un'epidemia in regressioneNei giorni scorsi era stato Walter Ricciardi a dare l'allarme in un'intervista al Messaggero parlando della nuova variante emersa in Gran Bretagna e arrivata nel frattempo in Italia: "Ora serve il lockdown o comunque misure molto severe. La nuova variante di Sars-CoV-2 non è più letale, ma circola con una velocità più alta anche del 70-80 per cento. Dai primi dati inglesi sappiamo che ha tre mutazioni che sono state trasmesse di penetrare meglio nella mucosa nasale. Sono vicine alla proteina spike, ma non sembrano alterare la capacità protettiva del vaccino". Il 15 gennaio scadono le misure decise con gli ultimi decreti e Dpcm. Per quella data sapremo se lo scenario peggiore si è avverato o no. 

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