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Martedì, 16 Aprile 2024
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Contagiati dalla paura: per 2 italiani su 3 off limits anche il caffè al bar

Un'indagine condotta da Fipe-Confcommercio analizza le cause del drastico calo di consumi che ha colpito il comparto dei pubblici esercizi dopo il Covid

Mentre il governo lavora al nuovo decreto con la proroga dell'obbligo di mascherine nei luoghi pubblici anche dopo Ferragosto, sono ancora troppo pochi gli italiani tornati al bar per fare colazione, o al ristorante per un pranzo o una cena. Un'indagine condotta dal Centro Studi di Fipe-Confcommercio analizza le cause del drastico calo di consumi che ha colpito in maniera drammatica il comparto dei pubblici esercizi. I numeri, purtroppo, sono molto chiari: dal giorno delle riaperture, il 72% non ha ancora mai fatto colazione al bar, il 67,9% un pranzo fuori casa e il 69,4% una cena.

Perché più di 2 italiani su 3 non hanno ancora fatto un pasto fuori casa

Quali sono le ragioni che inducono a non andare al bar o al ristorante? Secondo l'indagine Confcommercio-Fipe a farla da padrone, nell'immaginario dei consumatori, è il timore del contagio: il Covid-19 fa ancora paura per ben il 66,5% degli intervistati. Tra le altre motivazioni che fanno da deterrente ai consumi fuori casa troviamo le diverse disposizioni di sicurezza che rendono meno godibile l'esperienza al ristorante (41,5%), mentre per chi lavora l'adozione dello smart working ha di fatto quasi azzerato le occasioni di consumo della colazione, della pausa caffè e del pranzo.

Chi decide di andare al ristorante o al bar è anzitutto attento alle misure di sicurezza sanitaria (47,4%) e al distanziamento tra i tavoli (35,2%). Grande importanza viene data alla presenza di tavoli all'aperto non solo per le ovvie ragioni collegate alla stagione ma anche per una maggiore percezione di sicurezza (34%). In ogni caso il 92,2% degli intervistati ritiene che l'osservanza delle disposizioni di sicurezza da parte degli esercenti sia molto o abbastanza soddisfacente.

Che si passi del tempo con la propria famiglia o con gli amici, la convivialità resta al centro dell'esperienza per il 45,5% degli intervistati, mentre quasi uno su tre si dichiara contento per il fatto stesso di essere tornato a mangiare fuori casa (29,1%). Sotto questo profilo il consumo si fa più intimo e si tendono a privilegiare i luoghi conosciuti e già frequentati in passato. Si esprime così quasi il 90% degli intervistati.

''I dati ci restituiscono la fotografia di un settore in grande sofferenza - dichiara Lino Enrico Stoppani, presidente di Fipe-Confcommercio -. E' indispensabile mettere in campo strumenti che stimolino la domanda con l'obiettivo di compensare le pesanti perdite determinate dalla mancanza di turismo internazionale e dal perdurare dello smart working. Al riguardo guardiamo con grande attenzione a quello che il governo intende mettere a punto nel decreto di agosto".

Il riferimento è al cosiddetto "bonus ristoranti". Stoppani spiega: "Lo stanziamento di un fondo finalizzato a rimborsare una quota parte della spesa al ristorante sarebbe certamente un provvedimento che va nella giusta direzione, ma sono altrettanto urgenti ulteriori misure per il contenimento dei costi a cominciare da quelli del lavoro e dei canoni di locazione, magari attraverso l'introduzione della cedolare secca sugli affitti".

Video | La crisi da smart working: l'economia bloccata dagli uffici deserti

Incassi a picco, serrande abbassate e prospettive fosche. Per bar, ristoranti e tavole calde il prolungamento dello smart working pone grandi interrogativi ed enormi difficoltà.

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