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Sabato, 20 Aprile 2024
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Culle vuote nell'Italia del Covid: meno di 400mila nascite nel 2021

Il presidente dell'Istat Gian Carlo Blangiardo al Corriere della Sera: "Vedremo dai dati di dicembre quanto la paura avrà inciso a partire da marzo"

Baby boom? Quale baby boom? Chi aveva preventivato un aumento delle nascite in Italia come conseguenza del maggior tempo trascorso dalle coppie in ambito familiare nei mesi primaverili di lockdown, molto probabilmente sarà smentito. L'impatto dell'epidemia di coronavirus sulla demografia italiana è ancora in gran parte da esplorare: servirà tempo, serviranno studi più ampi e dati sul lungo periodo. Ma chi con tali dati ci lavora ogni giorno, lo mette in chiaro: la paura provocata da COVID-19 e le incertezze della fase economica potrebbero portare le nascite sotto quota 400mila in Italia nel 2021. 

Il presidente dell'Istat Gian Carlo Blangiardo dice al Corriere della Sera: "In Italia abbiamo una tendenza che dura dal 2009, con un calo di circa un quarto delle nascite da allora. Già gennaio 2020, prima della pandemia, ha un calo dell'1,5 per cento rispetto a un anno prima. Vedremo dai dati di dicembre quanto la paura avrà inciso a partire da marzo. Contano anche l'incertezza sul lavoro e le difficoltà della vitua quotidiana, che inducono le persone a posticipare il momento di avere un figlio fin quando diventa magari tardi. Fare previsioni è difficile, ma temo che nel 2021 potremmo scendere sotto le 400mila nascite", spiega il capo dell'istituto statistico italiano.

La situazione attuale è preoccupante, anche perché le nascite stanno diminuendo anche nella popolazione straniera. "L'immigrazione oggi porta 62mila nati all'anno, dopo essere arrivata a 80mila", spiega Blangiardo, ma c'è proprio anche un calo strutturale: "I nati all'apice del baby boom oggi hanno 56 anni. Le generazioni in età riproduttiva saranno sempre più ristrette".  Gli ultimi dati ufficiali sono quelli di gennaio. Gli italiani continuano a diminuire: al primo gennaio di 2020 i residenti ammontano a 60 milioni 317 mila, 116 mila in meno rispetto allo scorso anno.

Ci saranno conseguenze nei decenni a venire sulla società intera, e un ripensamento del welfare non sarà più procrastinabile. "Dovviamo rendere compatibili lavoro e maternità, con un maggiore coinvolgimento dei padri", spiega il presidente dell'Istat. Ma questo non basta. "Oggi abbiamo - spiega Blangiardo - 33 ultrasessantacinquenni ogni cento soggetti in età attiva. Tra trenta o quarant'anni questo numero raddoppia, dunque raddoppia anche la fetta delle pensioni in proporzione al prodotto internolordo. A quel punto o raddoppiamo la torta, ma sappiamo che non è così semplice oppure dovremmo tagliare altre cose, è inevitabile. Questa è la guerra tra poveri che sarebbe bene evitare. Ormai c'è una certa consapevolezza del problema. Ma anche resistenza nel prendersi la responsabilità di fare qualcosa per risolverlo".

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