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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Coronavirus e animali domestici, solo 4 casi nel mondo. L'Iss: "No ad allarmi ingiustificati"

Secondo l'Istituto Superiore di Sanità "non esiste alcuna evidenza che gli animali domestici giochino un ruolo nella diffusione" del Covid-19. Finora cani e gatti sono stati solo "incolpevoli vittime"

Non ci sono evidenze che gli animali domestici possano trasmettere il coronavirus all'uomo, ma - occasionalmente - è avvenuto il contrario. Importantissimo chiarimento pubblicato dall'Istituto Superiore di Sanità, che mette nero su bianco i risultati di alcune sorveglianze veterinarie e di alcuni studi sperimentali. "Non esiste alcuna evidenza che gli animali domestici giochino un ruolo nella diffusione di SARS-CoV-2 che riconosce, invece, nel contagio interumano la via principale di trasmissione", si legge nella nota. Secondo l'ISS, gli animali domestici possono però venire contagiati e i casi finora noti confermerebbero in particolare "la suscettibilità del gatto, del furetto e, in misura minore, del cane all’infezione da SARS-CoV-2".  

Finora solo quattro casi di contagio tra gli animali domestici

Per ora tuttavia i casi documentati di contagio di positività da SARS-CoV-2 negli animali da compagnia sono solamente quattro, due cani e un gatto ad Hong Kong e un gatto in Belgio. In tutti i casi, all'origine dell'infezione negli animali vi sarebbe la malattia dei loro proprietari, tutti affetti da COVID-19.

Gli effetti del virus sugli animali contagiati sono stati descritti dallo stesso ISS: "Le evidenze disponibili suggeriscono che l’esposizione degli animali a SARS-CoV-2 possa dare luogo a infezioni asintomatiche/paucisintomatiche, ovvero manifestarsi con malattia vera e propria. Nei due cani e nel gatto osservati ad Hong Kong, l'infezione si è evoluta in forma asintomatica".

Il gatto contagiato in Belgio

Il gatto descritto in Belgio ha, invece, sviluppato una sintomatologia respiratoria e gastroenterica a distanza di una settimana dal rientro della proprietaria dall'Italia. L'animale - spiega l'ISS - ha mostrato anoressia, vomito, diarrea, difficoltà respiratorie e tosse ma è andato incontro a un miglioramento spontaneo a partire dal nono giorno dall'esordio della malattia. Il rapporto realizzato dal Comitato scientifico istituito presso l'Agenzia federale Belga per la Sicurezza alimentare segnala che nel vomito e nelle feci dell'animale era presente un'elevata carica virale. Questo rilievo unitamente ai sintomi clinici, fa ipotizzare che l'animale, dopo essere stato esposto al contagio da parte della sua proprietaria, sia andato incontro a una infezione virale produttiva, ovvero accompagnata da una attiva replicazione del virus".

Gli animali incolpevoli vittime, l'ISS: "No ad allarmi ingiustificati"

Quattro casi, ma per ora nessun animale domestico è morto per il virus: "Essendo SARS-CoV-2 un virus nuovo, occorre intensificare gli sforzi per raccogliere ulteriori segnali dell’eventuale comparsa di malattia nei nostri animali da compagnia, evitando tuttavia di generare allarmi ingiustificati. Vivendo in ambienti a forte circolazione virale a causa della malattia dei loro proprietari, non è inatteso che anche gli animali possano, occasionalmente, contrarre l'infezione. Ma, nei casi osservati, gli animali sono stati incolpevoli 'vittime'". 

"Cani e gatti lontani da padrone infetto"

Ad ogni modo l'ISS invita i proprietari di animali domestici positivi al COVID-19 ad adottare comportamenti utili "a ridurre quanto più possibile l'esposizione degli animali al contagio". Vanno ad esempio evitati i "contatti ravvicinati con il paziente, così come si richiede agli altri membri del nucleo familiare. Gli organismi internazionali che si sono occupati dell'argomento raccomandano di evitare effusioni e di mantenere le misure igieniche di base che andrebbero sempre tenute come il lavaggio delle mani prima e dopo essere stati a contatto con gli animali, con la lettiera o la scodella del cibo". 

L'ISS sottolinea che gli animali domestici "contribuiscono alla nostra gioia e al nostro benessere, soprattutto in periodi di stress come quelli che stiamo vivendo". In assenza di sintomi riferibili a COVID-19 e se non si è in isolamento domiciliare, "passare del tempo con il proprio animale domestico e accompagnare il proprio cane nell'uscita quotidiana (nel rispetto della normativa) contribuisce a mantenere in salute noi stessi e i nostri amici animali". 

Capua: "Bisogna gestire anche l'infezione degli animali"

Non ci sono invece evidenze che gli animali "da reddito" possano contrarre il virus, anche se già nella giornata di ieri Ilaria Capua, docente dell'Università della Florida, ha ammesso che tale eventualità potrebbe rappresentare un enorme problema. Essendo il COVID un virus di origine animale, "ora torna a infettarli" ha affermato la virologa. "Bisogna così gestire anche l’infezione degli animali, sia domestici come l’esemplare felino che quelli da reddito, negli allevamenti. E questo sarà un enorme problema di gestione sanitaria pubblica".

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