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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Coronavirus, contagi "stabili" ma nessuna regione può dirsi immune

Continuano a calare i ricoveri in ospedale ma non il trend dei contagi: nelle ultime 2 settimane il 50% dei nuovi casi è stato registrato in Lombardia, tuttavia solo in Trentino Alto Adige e Emilia Romagna si attua un rigoroso screening della popolazione

Focolai, nuovi casi e allarme per i contagi in arrivo dall'estero: ma come va davvero l'epidemia di coronavirus in Italia? A dispetto del bollettino coronavirus giornaliero che presenta variazioni giornaliere anche importanti, è bene affidarsi ad una indagine epidemiologica con dati più strutturati che analizzano l'andamento dei contagi nell'arco di una o più settimane. È questa la proposta dalla Fondazione Gimbe che con il suo presidente, Nino Cartabellotta, conduce un monitoraggio indipendente. 

"Anche nella settimana 1-7 luglio conferma la costante riduzione del carico su ospedali e terapie intensive, con una sostanziale stabilità nell’incremento dei casi totali e dei decessi" spiega la fondazione Gimbe che rileva come nell'ultima settimana si siano registrati questi dati:

  • Casi totali: +1.378 (+0,6%)
  • Decessi: +132 (+0,4%)
  • Ricoverati con sintomi: -150 (-13,8%)
  • Terapia intensiva: -23 (-24,7%)
  • Tamponi totali: -22.720 (-6,8%)
  • Tamponi diagnostici: -12.323 (-6,7%)

Considerato che il numero di casi settimanali totali è relativamente contenuto, la Fondazione GIMBE ha condotto un’analisi su un periodo più esteso (25 giugno – 7 luglio), durante il quale si sono registrati 2.546 nuovi casi:

nelle ultime due settimane il 51,8% dei nuovi casi è stato registrato in Lombardia (1.319), seguita da Emilia-Romagna (402), Lazio (171), Piemonte (158) e Campania (102).

Tutte le altre Regioni si attestano sotto i 100 nuovi casi con un range che va dagli 88 del Veneto ad un unico nuovo caso in Molise.

coronavirus casi regioni italia-2

La percentuale di tamponi diagnostici positivi, esclusi dunque quelli eseguiti per confermare la guarigione virologica o per necessità di ripetere il test, è superiore alla media nazionale (0,89%) solo in Lombardia (2,16%) e in Emilia-Romagna (1,25%). Nelle altre Regioni il range varia dallo 0,87% di Liguria e Piemonte allo 0,04% della Puglia.

Per lo stesso periodo (25 giugno – 7 luglio) sono stati messi in relazione due indicatori parametrati alla popolazione residente: l’incidenza di nuovi casi e il numero di tamponi diagnostici che stima la maggiore o minore propensione al testing delle Regioni.

coronavirus tamponi regioni italia-2

  • Incidenza di nuovi casi per 100.000 abitanti. Rispetto alla media nazionale (4,2), l’incidenza è superiore in Lombardia (13,1), Emilia-Romagna (9) e Provincia Autonoma di Trento (4,4). Nelle altre Regioni il l’incidenza varia dai 4,1 nuovi casi per 100.000 abitanti della Liguria allo 0,1 della Puglia.
  • Tamponi diagnostici per 100.000 abitanti. Rispetto alla media nazionale (475), svetta la Provincia Autonoma di Trento (986), seguita da Emilia-Romagna (724), Molise (715), Provincia Autonoma di Bolzano (665) e Lombardia (608), Umbria (586), Veneto (572), Friuli-Venezia Giulia (519) e Sardegna (480). Le restanti 12 Regioni si collocano in un range che varia dai 475 tamponi per 100.000 abitanti della Basilicata ai 246 della Campania. La propensione all’esecuzione di tamponi diagnostici rimane significativamente sopra la media nazionale sia in Emilia-Romagna (724) che in Lombardia (608), le prime due Regioni per incidenza di nuovi casi.

"L’interpretazione di questi dati – commenta Cartabellotta – risulta difficoltosa anche per la mancata disponibilità pubblica di tutti gli indicatori del Decreto del Ministero della Salute 30 aprile 2020 che, tra l’altro, prevedono di riportare separatamente i casi dovuti a focolai da quelli conseguenti alla circolazione diffusa del virus". Invece come spiega Cartabellotta "Le Regioni devono continuare a garantire una stretta sorveglianza epidemiologica finalizzata sia ad identificare tempestivamente i focolai, circoscrivendoli, sia ad una continua attività di testing per le categorie a rischio".

"In questa fase di convivenza con il virus è indispensabile da un lato non abbassare la guardia mantenendo comportamenti individuali responsabili, applicando rigorosamente le norme igieniche e le misure di distanziamento sociale, indossando le mascherine in luoghi chiusi o ove non è possibile rispettare le distanze ed evitando rigorosamente ogni forma di assembramento.

Nota a margine. Quanto alla presunta debole carica virale dei tamponi, uno studio realizzato a New York su 205 pazienti infetti, pubblicato ieri sulla rivista The American Journal of Pathology, rileva come non vi sia nessuna associazione tra "carica virale nel tampone" e gravità della malattia. In altri termini la carica virale al momento in cui si effettua un tampone non è predittiva di quanto succederà dopo, e di conseguenza non predice né l’evoluzione della malattia né l’eventuale infettività maggiore o minore del paziente in questione.

Coronavirus, le caratteristiche dei decessi

Fanno altresì molto discutere le analisi sulle patologie pregresse diagnosticate sui pazienti morti con diagnosi di coronavirus. Gli ultimi dati dell'Istituto superiore di sanità (campione di 33.532 pazienti) spiegano come l’età media dei pazienti deceduti e positivi a SARSCoV-2 è di 80 anni e oltre il 60% presentava 3 o più patologie preesistenti, la maggior parte a caricaco del sistema cardio circolatorio.

morti con coronavirus-patologie-preesistenti-2-2

Nell'ultimo report congiunto di Iss e Istat relativo ai primi cinque mesi del 2020 e su 7.357 comuni (95% della popolazione residente in Italia) si legge inoltre come il picco dei contagi sia stato raggiunto il 31 maggio 2020 con 232.639 casi di Covid-19 segnalati in Italia, per poi ridursi progressivamente (nel mese di maggio sono stati segnalati 22.893 casi).

Conferma la diffusione geografica eterogenea dell’epidemia di Covid-19 che ha portato a raggruppare le province italiane in tre classi (“bassa”, “media” e “alta” diffusione) che si conferma anche rispetto ai decessi. La maggioranza dei decessi Covid-19 si registra nelle Province definite a diffusione “alta” (80%), il 14% nelle aree a diffusione “media” e il 6% in quelle a diffusione “bassa”.

Coronavirus, a maggio esaurito l'eccesso di mortalità

Si noti inoltre come contemporaneamente alla diminuzione dei casi e dei decessi Covid-19 si riduce la mortalità per il complesso delle cause. Nel mese di maggio si esaurisce il drammatico “eccesso di mortalità” dei mesi di marzo e aprile 2020, grazie alle misure di prevenzione non farmacologiche messe in atto. A livello medio nazionale, i decessi totali del mese di maggio risultano lievemente inferiori alla media dello stesso mese del periodo 2015-2019 (47.100 nel 2020, -2,2%), a fronte di un incremento del 49,4% di marzo 2020 (82.260 deceduti) e del 36,6% di aprile (67.135).

Nella maggior parte delle province, anche in quelle ad alta diffusione, i decessi del mese di maggio sono inferiori rispetto alla media 2015-2019. Questo accade anche a Bergamo, provincia simbolo degli effetti drammatici dell’epidemia, a fronte di incrementi dell’ordine del 574% a marzo e del 126% ad aprile.

Solo nell’area ad alta diffusione dell’epidemia persiste ancora nel mese di maggio un lieve eccesso di mortalità (3,9%), concentrato nelle regioni più colpite. Il primato spetta alla Lombardia, in cui si osserva anche nel mese di maggio l’eccesso di decessi più marcato (8,6%), sebbene sia considerevolmente inferiore all’incremento del 190% riscontrato nella stessa regione nel mese di marzo e al 112% del mese di aprile. Segue il Trentino Alto-Adige, con un eccesso di decessi nel mese di maggio del 7,1%, comunque più basso rispetto al 69% di marzo e al 71% di aprile.

L’eccesso di mortalità più accentuato nel mese di maggio 2020 si osserva nella provincia di Lecco (20,2%), comunque interessata da una importante diminuzione della mortalità rispetto agli incrementi di marzo (185%) e di aprile (129%).

Nelle classi di province a media e bassa diffusione dell’epidemia l’ammontare dei decessi del mese di maggio 2020 è generalmente inferiore a quello della media del periodo 2015-2019. Tuttavia, in alcune province persiste un eccesso di mortalità: è il caso di Varese e Vicenza (11% circa), Venezia (9%) e Foggia (6%) tra quelle a media diffusione e, ad esempio, di Barletta-Andria-Trani (6%) tra quelle a bassa.

La diminuzione della mortalità nel mese di maggio riguarda sia gli uomini che le donne ed è tanto più accentuata quanto più marcato è stato l’eccesso di mortalità nei mesi di marzo e aprile. Per la popolazione di 65-80 anni residente nell’area ad alta diffusione dell’epidemia il numero di decessi del mese di maggio è inferiore a quello della media 2015-2019 (-3,9%), dopo aver raggiunto il massimo dell’incremento nel mese di marzo (145%) e una prima riduzione nel mese di aprile (67%) L’eccesso di mortalità persiste, seppur più contenuto, nel mese di maggio nelle aree ad alta diffusione per la popolazione di 80 anni e oltre (8,2%).

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