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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Coronavirus: cosa bisogna fare per evitare il contagio

Le regole per vivere in sicurezza nella vita di tutti i giorni. Quali sono i comportamenti da mettere in campo per frenare la corsa del virus

Quali sono le regole da seguire e i comportamenti da mettere in campo per evitare il contagio da coronavirus Sars-CoV-2? Mentre si paventa l'arrivo della terza ondata per gennaio o febbraio a meno che non arrivi davvero un vaccino il prima possibile (e sono tre i candidati ad arrivare presto sul mercato), Pierluigi Contucci, direttore dell’Istituto di alta matematica dell’Università di Bologna, spiega oggi al Corriere della Sera cosa bisogna fare per fermare il contagio. 

Coronavirus: cosa bisogna fare per evitare il contagio

In primo luogo Contucci, così come Crisanti ieri, spiega che i nostri comportamenti a Natale possono influire l'arrivo della terza ondata: "La cosa più importante è evitare un rilassamento delle abitudini come abbiamo fatto nell’estate scorsa quando ci è sembrato di essere fuori dall’epidemia e abbiamo cominciato a comportarci come se il virus non fosse mai esistito". Poi il professore spiega che dobbiamo continuare ad attenerci alle misure di distanziamento, un sacrificio che vale la pena anche per salvaguardare le persone a noi più care, a cominciare dagli anziani, che vanno tenuti più a distanza possibile: "Anche evitare di vederli a Natale, sebbene per loro sia comprensibile la sofferenza di non poter vedere i loro nipotini". E per Natale e Capodanno? "Un cenone al ristorante, ma anche in casa, equivale a un suicidio. Non bisogna fare finta di niente, come è accaduto l'estate scorsa". Il comportamento più virtuoso, invece, è sempre il solito:

Ridurre la mobilità il più possibile. È una delle raccomandazioni del governo, ma ecco dei numeri per capire quanto è importante: una riduzione del 10% dei passeggeri sull’autobus diminuisce del 40-50% il rischio dei contagi. Quindi davvero: spostatevi soltanto se indispensabile. Così possiamo sperare di avere un Natale non normale, ma almeno decente.

Ma non c'è solo questo. Come abbiamo già spiegato, ci sono anche altri fattori da considerare: per esempio il tempo di permanenza nei luoghi a rischio. Oppure le stesse attività: alcune sono più a rischio di altre. Ecco allora che i primi tre fattori da considerare sono essenzialmente questi. Ovvero: 

  • mantenere le distanze sociali; 
  • lavare o igienizzare le mani il più possibile;
  • indossare la mascherina.

Qualche giorno fa abbiamo parlato di come il coronavirus si diffonde a casa, in un bar o a scuola e a cosa stare attenti per evitare il contagio. Il quotidiano spagnolo "El Pais" ha provato a calcolare il rischio di infezione in un ambiente chiuso utilizzando un modello di calcolo sviluppato dal professor José Luis Jiménez dell’Università del Colorado. Non si tratta di un metodo infallbiile, premette il quotidiano, ma probabilmente abbastanza accurato per capire come il virus "lavora" negli ambienti chiusi, anche laddove viene rispettata la distanza di sicurezza di due metri. 

Scenario 1: "El Pais" ipotizza che nel nostro soggiorno di casa (le dimensioni non sono note) ci siano 6 persone, di cui una infetta da SARS-COV-2. In un caso del genere, indipendentemente dalla distanza di sicurezza, senza mascherine e una ventilazione adeguata l'infetto potrebbe essere in grado di trasmettere il virus a tutti gli altri presenti nel giro di 4 ore. Se tutti indossassero le mascherine, le infezioni si ridurrebbero da 5 a 4 ma il contagio ci sarebbe comunque perché con una esposizione molto prolungata neppure i dispositivi di protezione sono in grado di fermare il virus. In casi del genere solo areare l'ambiente e dimezzare la durata dell'esposizione (da 4 ore a 2) permette di ridurre in maniera significativa il rischio a meno di una persona infetta. A patto però di indossare i dispositivi di protezione individuale. Secondo "El Pais" in Spagna il 31% dei casi di infezione è legato a questo tipo di situazioni. 

Scenario 2: in un bar ci 15 persone che consumano e tre dipendenti. Le porte sono chiuse e non c'è ventilazione meccanica. Ebbene, nel peggiore dei casi, senza prendere nessuna misura di sicurezza, dopo quattro ore tutti i 14 clienti sarebbero infettati dal virus. Se tutti indossassero i dispositivi di protezione i contagi si ridurrebbero ad 8. Con le mascherine, una ventilazione adeguata e un tempo di esposizione dimezzato (da 4 a 2 ore), le probabilità di contagio calano invece drasticamente: il virus sarebbe capace di infettare solo una persona.  

Scenario 3: un'aula scolastica con 24 alunni. La situazione più pericolosa si verifica in una classe non ventilata in cui la persona infetta è l'insegnante. In un caso del genere, senza misure di sicurezza al virus bastano 2 ore per contagiare 12 persone. Anche in questo caso l'uso delle mascherine riduce drasticamente il rischio di contagio (da 12 a 5 persone infettate) ma non lo elimina del tutto. Dimezzando il tempo di esposizione (da 2 ore ad 1 ora) e areando adeguatamente l'aula il virus sarebbe invece in grado di infettare solo una persona. "El Pais" specifica che a differenza di quanto si può pensare, nelle situazioni reali la distribuzione dei contagi è casuale, poiché senza ventilazione "gli aerosol si accumulano e si distribuiscono in tutta la stanza". 

La regola dei 15 minuti

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