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Sabato, 20 Aprile 2024
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Coronavirus: perché ora si teme un'impennata dei nuovi casi

Gli esperti preoccupati dalla riapertura delle scuole e dai primi focolai riconducibili alla variante inglese. Intanto i contagi scendono, ma aumentano ricoverati con sintomi e terapie intensive

Sono 8.824 i casi di coronavirus registrati nelle ultime 24 ore in Italia su 158.674 tamponi processati, di cui 87.247 molecolari. Ieri i test erano stati oltre 211mila (129.728) molecolari e i nuovi casi 12.415. Il tasso di positività risulta in lieve discesa e passa dal 5,9 al 5,6. Come ogni lunedì va tenuto conto dell’effetto week end che si ripercuote sul numero dei test analizzati, e dunque dei positivi. Nondimeno rispetto a lunedì scorso si registra un miglioramento.

Casi del lunedì

  • questa settimana: 8.824
  • scorsa settimana: 12.532
  • due settimane fa: 10.800
  • tre settimane fa: 8.585
  • quattro settimane fa: 10.872

La variazione rispetto alla media delle ultime quattro settimane è pari al -18%, mentre il numero dei tamponi (molecolari) è aumentato del 7%. Negli ultimi tre mesi, sono altre due volte il numero dei casi era sceso sotto le novemila unità. 

Anche il tasso di positività rispetto ai test effettuati di lunedì risulta in calo (fonte Stefano Sammartino, Twitter).

Tasso di positività (tamponi PCR effettuati) del lunedì.

  • questa settimana: 9.9%
  • scorsa settimana: 13.7%
  • due settimane fa: 14.1%
  • tre settimane fa: 12.5%
  • quattro settimane fa: 12.4%

Insomma, i dati dei contagi sono abbastanza positivi, ma solo i dati dei prossimi giorni ci diranno se ci troviamo di fronte a un trend o se si tratta solo di un fuoco di paglia.

Notizie positive anche sul fronte dei decessi, oggi 377.

Decessi del lunedì

  • questa settimana: 377
  •  scorsa settimana: 448
  • due settimane fa: 348
  • tre settimane fa: 445
  • quattro settimane fa: 415
  • cinque settimane fa: 491

La variazione rispetto alla media delle ultime quattro settimane è pari al -9% (fonte Davide Torlo, Twitter).

L’epidemia batte in ritirata? Purtroppo dall’ospedale arrivano segnali in controtendenza. Dopo giorni di calo, oggi ritornano ad aumentare i ricoverati con sintomi (+127).

L’altra brutta notizia è che il saldo delle terapie intensive fa segnare +41: era dal 23 novembre che non si registrava un aumento così significativo.

Dobbiamo preoccuparci? Per adesso no. Intanto va sottolineato che gli ingressi giornalieri nei reparti di TI sono sostanzialmente nella media (142). In secondo luogo, bisogna tenere in considerazione che tavolta i numeri del giorno possono risentire di eventuali ritardi nella comunicazione dei dati, per questo è sempre meglio analizzare il trend nel lungo periodo. E fino a ieri la curva delle terapie intensive (così come quella dei ricoveri) si era mantenuta piuttosto stabile con una lieve tendenza alla diminuzione.

La strada per uscire dalla pandemia però è ancora lunga. E le variabili (e varianti) in gioco sono sempre di più. Secondo Fabrizio Pregliasco, virologo dell'università degli Studi di Milano, in Italia "cominciano a esserci segni della presenza della variante inglese di Sars-Cov-2". "Cominciamo a vedere alcune situazioni, dei Comuni con focolai significativi. E c'è una certa preoccupazione. Anche per noi la tempistica di diffusione potrebbe essere quella prevista dalle proiezioni in Francia" dove, secondo un report firmato fra gli altri dalla scienziata italiana Vittoria Colizza, si ipotizza che la variante Gb possa diventare dominante entro fine febbraio-metà marzo. "E potrebbe succedere anche da noi così".

Qual è la situazione in Italia "non è perfettamente chiaro, sicuramente qui non c'è al momento un'attività di sequenziamento" sui campioni positivi "sistematica e massiccia come per esempio sembra esserci in Francia", ha detto l’esperto all'Adnkronos Salute. Ma casi come quello di Guardiagrele, in Abruzzo, dove sono stati rilevati diverse decine di contagi correlati alla variante Gb "sono un segnale da non sottovalutare".

L'altra grande incognita è rappresentata dalla riapertura delle scuole: "In Olanda l'80% dei casi di variante inglese vengono dalle scuole, pensiamoci e attrezziamoci". Lo ha scritto su Twitter Walter Ricciardi, professore di igiene all'università Cattolica di Roma e consulente del ministro della Salute Speranza, postando uno studio pubblicato su 'Science' ed evidenziando i rischi da nuove varianti legati alla riapertura delle scuole, comprese le superiori. Anche Giovanni Maga, direttore dell’istituto di Genetica molecolare del CNR di Pavia, ha espresso delle perplessità sul via libera del Cts alla didattica in presenza. 

"Questa decisione mi lascia dubbioso ed è in controtendenza rispetto al messaggio che si è dato con il nuovo Dpcm" ha spiegato a 'Open'. "Ci fanno capire che l’epidemia rischia di andare fuori controllo e poi insistono sulla riapertura delle scuole in presenza. Qui il problema non sono le aule in sé ma gli spostamenti e tutto quello che ruota attorno alla scuola. Si poteva aspettare, dico solo questo, e intanto attrezzare meglio le scuole, con computer nuovi e reti internet stabili, anziché comprare i banchi a rotelle".

Le prossime due settimane saranno probabilmente decisive per capire che direzione prenderà l'epidemia. 

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