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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Coronavirus, gli indicatori utilizzati per definire colori e zone a rischio

La suddivisione per colori, rosso, arancione e giallo, deriva da tre scenari di rischio, che vengono valutati in base a 21 indicatori: ecco quali sono

Da venerdì 6 novembre l'Italia sarà divisa in tre zone in base alla criticità della pandemia nelle diverse regioni, che saranno rappresentate con zone rosse, arancioni e gialle. L'assegnazione dei colori, che ha già suscitato polemiche, è stata definita in base  ai dati del monitoraggio del Istituto superiore di sanità. Ma quali sono gli indicatori utilizzati per la valutazione? 

Coronavirus, i colori delle regioni e i tre scenari

Durante la conferenza stampa di oggi, il presidente dell'Istituto superiore di sanità (Iss), Silvio Brusaferro, ha spiegato nel dettaglio come funziona la divisione per colori: ''Il nuovo Dpcm si inserisce in un percorso condiviso da Regioni, ministero della Salute e Cts, che si ispira a modelli internazionali e si delinea in un processo in tre fasi''. Ognuno dei tre scenari è associato ad un diverso rischio coronavirus.

Il primo" scenario "è con Rt sotto il valore 1, poi tra 1 e 1,25 dove" l'epidemia "è ancora gestibile, e poi tra 1,25 e 1,50 in cui l'epidemia corre veloce. Questi scenari determino la velocità con cui un'infezione si trasmette. La combinazione degli scenari di rischio fa da driver principale per la definizione delle misure che non dobbiamo inventarci, ma sono definite nei documenti", ha precisato Brusaferro sull'analisi dei dati del monitoraggio regionale della cabina di regia e l'approfondimento sugli indicatori che hanno portato all'ordinanza del ministero di ieri.

la mappa delle regioni rosse gialle arancioni-2-2-2

"Nell'ultima settimana lo scenario ha classificato l'Italia con alcune regioni con alto rischio e altre moderato - ha aggiunto Brusaferro - Su questa base ogni Regione ha condiviso questo tipo di valutazione e ha ricevuto dal ministero della Salute una comunicazione con la sua valutazione e le indicazioni".

"E' una conferenza stampa in cui non abbiamo dati aggiornati, la cabina di regia li produce su base settimanale, verranno prodotti nelle prossime 48 ore. Vogliamo illustrare e condividere gli strumenti che stanno accompagnando questa fase dell'epidemia nel monitoraggio. Siamo in una fase di transizione, dobbiamo intervenire per controllare la diffusione" del virus "per riportarla a velocità più controllata e poter affrontare i prossimi mesi", ha detto.

"Il flusso delle informazioni che vengono identificate attraverso indicatori viene generato nei servizi sanitari generali", i dati "vengono dalle Asl, assemblati dalle regioni, inviati poi in parte all'Istituto e in parte al ministero. Quindi, vengono assemblati come sintesi e vengono valutati secondo una divisione del rischio nel contesto regionale specifico. Questo viene fatto su base settimanale, in stretta collaborazione tra servizi sanitari regionali, l'Iss e il ministero. La cabina di regia comprende anche 3 rappresentanti della Conferenza Stato Regioni: sono rappresentanti della Lombardia, dell'Umbria e della Campania", ha affermato.

Coronavirus, i 21 gli indicatori utilizzati

Non conta solo Rt, l'indice di contagiosità che ormai abbiamo imparato a conoscere. Per il monitoraggio dell'andamento di Covid-19 in Italia, "e per classificare tempestivamente il livello di rischio in modo da poter valutare la necessità di modulazioni nelle attività di risposta all'epidemia, sono stati disegnati alcuni indicatori con valori di soglia e di allerta che dovranno essere monitorati, attraverso sistemi di sorveglianza coordinati a livello nazionale, al fine di ottenere dati aggregati nazionali, regionali e locali". A illustrare i 21 indicatori, "divisi in tre grandi categorie", come ha spiegato oggi al ministero della Salute il presidente dell'Istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro, è una nota della Direzione generale della prevenzione sanitaria e della Direzione generale della programmazione sanitaria del ministero della Salute del 30 aprile scorso.

Questi "indicatori non sono finalizzati ad una valutazione di efficienza/efficacia dei servizi - precisa il documento - ma ad una raccolta del dato e ad una migliore comprensione della qualità dello stesso", per poter realizzare nel modo più corretto possibile una classificazione rapida del rischio di concerto con l'Istituto Superiore di Sanità e le Regioni. Come ha spiegato Brusaferro, si tratta di tre gradi categorie: indicatori di processo sulla capacità di monitoraggio, indicatori di processo sulla capacità di accertamento diagnostico, indagine e gestione dei contatti e infine indicatori di risultato relativi a stabilità di trasmissione e alla tenuta dei servizi sanitari. Ecco quali sono:

1.    Numero di casi sintomatici notificati per mese in cui è indicata la data inizio sintomi/totale di casi sintomatici notificati al sistema di sorveglianza nello stesso periodo.
2.    Numero di casi notificati per mese con storia di ricovero in ospedale (in reparti diversi dalla TI) in cui è indicata la data di ricovero/totale di casi con storia di ricovero in ospedale (in reparti diversi dalla TI) notificati al sistema di sorveglianza nello stesso periodo.
3.    Numero di casi notificati per mese con storia di trasferimento/ricovero in reparto di terapia intensiva (TI) in cui è indicata la data di trasferimento o ricovero in Tl/totale di casi con storia di trasferimento/ricovero in terapia intensiva notificati al sistema di sorveglianza nello stesso periodo.
4.    Numero di casi notificati per mese in cui è riportato il comune di domicilio o residenza/totale di casi notificati al sistema di sorveglianza nello stesso periodo
5.    Numero di checklist somministrate settimanalmente a strutture residenziali sociosanitarie
6.    Numero di strutture residenziali sociosanitarie rispondenti alla checklist settimanalmente con almeno una criticità riscontrata
7.    Percentuale di tamponi positivi escludendo per quanto possibile tutte le attività di screening e il "re-testing" degli stessi soggetti, complessivamente e per macro-setting (territoriale, PS/Ospedale, altro) per mese.
8.    Tempo tra data inizio sintomi e data di diagnosi.
9.    Tempo tra data inizio sintomi e data di isolamento (opzionale).
10.    Numero, tipologia di figure professionali e tempo/persona dedicate in ciascun servizio territoriale al contact-tracìng.
11.    Numero, tipologia di figure professionali e tempo/persona dedicate in ciascun servizio territoriale alle attività di prelievo/invio ai laboratori di riferimento e monitoraggio dei contatti stretti e dei casi posti rispettivamente in quarantena e isolamento.
12.    Numero di casi confermati di infezione nella regione per cui sia stata effettuata una regolare indagine epidemiologica con ricerca dei contatti stretti/totale di nuovi casi di infezione confermati.
13.    Numero di casi riportati alla Protezione civile negli ultimi 14 giorni.
14.    Rt calcolato sulla base della sorveglianza integrata ISS (si utilizzeranno due indicatori, basati su data inizio sintomi e data di ospedalizzazione).
15.    Numero di casi riportati alla sorveglianza sentinella Covid-net per settimana 
16.    Numero di casi per data diagnosi e per data inizio sintomi riportati alla sorveglianza integrata Covid-19 per giorno.
17.    Numero di nuovi focolai di trasmissione (2 o più casi epidemiologicamente collegati tra loro o un aumento inatteso nel numero di casi in un tempo e luogo definito).
18.    Numero di nuovi casi di infezione confermata da SARS-CoV-2 per Regione non associati a catene di trasmissione note.
19.    Numero di accessi al PS con classificazione ICD-9 compatibile con quadri sindromici riconducibili a Covid-19 (opzionale).
20.    Tasso di occupazione dei posti letto totali di Terapia Intensiva (codice 49) per pazienti Covid-19.
21.    Tasso di occupazione dei posti letto totali di Area Medica per pazienti COVID-19.

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