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Martedì, 23 Aprile 2024
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Coronavirus, sulle mascherine resiste 4 giorni: lo studio

Il nuovo coronavirus SARS-CoV-2 riesce a resistere molto a lungo sulle superfici, addirittura 4 giorni all’interno della mascherina secondo un report dell'Iss: "Vanno toccate solo sugli elastici, lavandosi prima e dopo le mani. Attenzione infine a non gettarle a terra"

Secondo un nuovo report dell'Iss il nuovo coronavirus SARS-CoV-2 riesce a resistere molto a lungo sulle superfici, compresa quella delle mascherine. Addirittura 4 giorni all’interno della mascherina: "Sul tessuto delle mascherine le particelle virali infettanti sono state rilevate fino a 24 ore dopo la contaminazione, mentre nello strato interno delle mascherine chirurgiche fino a 4 giorni dopo". Si legge proprio questo nello studio "Raccomandazioni ad interim sulla sanificazione di strutture non sanitarie nell'attuale emergenza Covid-19" dell'Istituto Superiore di Sanità (Iss). Il rapporto fornisce una tabella riguardo la stabilità nel tempo del SARS-CoV-2 su differenti superfici. Tra quelle analizzate, proprio la mascherina chirurgica. Quanto "durano" le particelle virali? Mezz'ora nella carta stampata, 1 giorno nel tessuto e nel legno, 2 giorni nelle banconote, 2 nel vetro e 4 nella plastica e nell’acciaio. Ne derivano ennesime raccomandazioni stringenti proprio sull’uso delle mascherine, che fanno ormai parte della nostra vita quotidiana, e lo faranno molto a lungo.

E' necessario pulire con un detergente le superfici prima di disinfettarle e prestare massima attenzione all'utilizzo delle mascherine chirurgiche - si legge nel rapporto dell'Iss - poiché la presenza di particelle virali infettanti può esser "rilevata fino a 4 giorni dalla contaminazione". "I dati riportati sono il frutto di evidenze di letteratura scientifica - spiega Paolo D'Ancona, medico epidemiologo dell'Istituto Superiore di Sanità, - ma vanno declinati in base alle situazioni ambientali. Ad esempio, i coronavirus resistono meglio a temperature basse e in ambienti umidi. Il fatto che sopravvivono, inoltre, non significa di per sé che trasmettano la malattia: se ci sono poche particelle virali, infatti, la carica infettante è minore".

 "Purtroppo, però, - aggiunge - non si conosce quale sia la dose minima per infettare, anche perché dipende anche dalle difese immunitarie dei singoli individui. Pertanto, bisogna stare sempre molto attenti". Il diffuso utilizzo di dispositivi di protezione individuali richiede un surplus di attenzione in queste settimane. "Le mascherine lavabili - prosegue D'Ancona - vanno usate una volta sola e poi messe subito in lavatrice, senza poggiarle sui mobili. Quelle monouso vanno gettate nella raccolta indifferenziata subito dopo l'utilizzo. In entrambi i casi vanno toccate solo sugli elastici, lavandosi prima e dopo le mani. Attenzione infine a non gettarle a terra, il rischio infettivo è minimo ma l'impatto sull'ambiente è alto".

Guanti e mascherine non devono mai essere gettati per terra. Dopo il primo rapporto Covid sui rifiuti, l'Istituto superiore di sanità (Iss) ha aggiornato le indicazioni per lo smaltimento specifico di guanti e mascherine in ambito domestico e sul luogo di lavoro. In particolare, se si è positivi o in quarantena obbligatoria mascherine e guanti monouso, come anche la carta per usi igienici e domestici (fazzoletti, tovaglioli, carta in rotoli) vanno smaltiti nei rifiuti indifferenziati, possibilmente inseriti in un ulteriore sacchetto. Per le attività lavorative i cui rifiuti sono già assimilati ai rifiuti urbani indifferenziati, mascherine e guanti monouso saranno smaltiti come tali. Per le altre attività si seguiranno le regole vigenti secondo i codici già assegnati. Si raccomanda, in ogni caso, di non gettare i guanti e le mascherine monouso in contenitori non dedicati a questo scopo, quali, per esempio, cestini individuali dei singoli ambienti di lavoro, cestini a servizio di scrivanie o presenti lungo corridoi, nei locali di ristoro, nei servizi igienici o presenti in altri luoghi frequentati e frequentabili da più persone, ma gettarli negli appositi contenitori.

Nel reporto si precisa anche la distinzione tra termini oggi molto utilizzati, come la sanificazione, un «complesso di procedimenti e operazioni» di pulizia che comprende il ricambio d'aria in tutti gli ambienti, e la disinfezione, ovvero il trattamento per abbattere la carica microbica che va effettuato utilizzando prodotti disinfettanti autorizzati dal ministero della Salute. Altra cosa è infine la detersione, che consiste nella rimozione dello sporco ed è un'azione necessaria prima della disinfezione, perché "lo sporco è ricco di microrganismi che vi si moltiplicano e sono in grado di ridurre l'attività dei disinfettanti".

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