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Martedì, 16 Aprile 2024
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Coronavirus, la prospettiva per il futuro: "Mini-focolai da spegnere rapidamente"

"Quando verranno gradualmente riaperte le attività, ci saranno certamente nuovi casi. Sarà in quel momento che dovremo dimostrare di essere bravi e di aver imparato dagli errori" spiega il virologo Pregliasco

Non è pensabile azzerare i contagi in Italia in un lasso di tempo ragionevole. Il nuovo coronavirus continuerà a circolare a lungo, e a quel punto, quando il Paese ripartirà, bisognerà imparare ad agire in fretta in caso di nuovi focolai. Perché nuovi focolai nei prossimi mesi non sono un'ipotesi lontana, ma una possibilità concreta, concretissima. "Anche quando scatterà la fase 2, cioè quando verranno gradualmente riaperte le attività, ci saranno certamente nuovi casi. Sarà in quel momento che dovremo dimostrare di essere bravi e di aver imparato dagli errori. Non appena verranno fuori dei focolai sarà fondamentale spegnerli subito, rintracciando ogni singolo caso positivo e i suoi contatti" spiega il virologo Fabrizio Pregliasco, docente dell'Università degli Studi di Milano, al 'Messaggero'.

Mini-focolai sono inevitabili, secondo gli esperti? "Probabilmente sì - dice Pregliasco - I contatti intra-familiari, quelli lavorativi, quelli nell'Rsa, per citarne qualcuna, sono tutte possibili fonti di contagio. Quindi, bisognerà tenere sempre alta la guardia". Si prevedono nuovi focolai con la riapertura di librerie e negozi per bimbi in alcune regioni? "Diciamo che questa riapertura sarà un buon banco di prova per vedere quello che succederà. Immaginiamo le nostre attività come tanti rubinetti, da domani potremo vedere che effetto farà riaprirne qualcuno. Del resto, primo o poi dovremo far ripartire il paese. I costi sociali ed economici sono già molto alti".

I numeri quotidiani di contagi e decessi sono ancora alti e preoccupanti. Chi sperava in una rapida discesa della curva è rimasto deluso. Pregliasco spiega che "continua a a rallentare la crescita dei nuovi contagi, ma siamo ancora lontani dal punto in cui si può mollare la presa". "I decessi sono aumentati rispetto a quelli registrati il giorno precedente. Ma queste morti sono il segno di infezioni pregresse e non possono dirci molto su quale sia l'attuale trend di diffusione del virus. A parte la Lombardia, con Milano, Cremona e Brescia che continuano a registrare un numero abbastanza elevato di casi, nel resto delle regioni di Italia la situazione mi pare piuttosto positiva". "I contagi rimangono bassi e stabili, anche nel Lazio. Non dimentichiamoci, inoltre, che nell'ultimo periodo vengono effettuati molti più tamponi rispetto a prima e questo consente di intercettare un numero maggiore di casi. Inoltre, credo che anche in quest'ultimo bollettino il dato più bello che possiamo leggere è la riduzione del ricoveri in terapia intensiva".

La fine dell'emergenza secondo il virologo è lontana e non poteva che essere così: "Le misure restrittive che sono state prese non hanno come obiettivo quello di eliminare definitivamente il virus. L'unica cosa che possono fare è quello di mitigare la diffusione del virus e spalmare le infezioni nel tempo, in modo da dare agli ospedali la possibilità di garantire a tutti i malati le migliori cure. Insomma, l'obiettivo di questa quarantena è impedire il collasso degli ospedali e, in particolare, delle terapie intensive".

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