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Giovedì, 18 Aprile 2024
Attualità Cina

Coronavirus, arrestato per aver denunciato l'epidemia ora è un eroe

Un ricercatore accusato di aver diffuso "voci false" sul Coronavirus è stato riabilitato dalla corte suprema e ora - insieme a sette colleghi - è diventato un eroe per chi a Pechino combatte contro la censura del regime

Pechino ha detto tutta la verità sul Coronavirus? Sono in molti ad alimentare dubbi sulla condotta del regime cinese che inizialmente aveva apostrofato come un problema locale la comparsa di una polmonite virale che si sarebbe originata da un mercato ittico.

È passato un mese e i 27 casi iniziali sono hanno sfondato quota 10mila, almeno secondo i report ufficiali. Perché secondo alcuni studi indipendenti i potenziali contagiati sarebbero molti di più e dalla città epicentro dell'epidemia, Wuhan, un medico italiano Francesco Barbero racconta su MedicalFacts di "pronto soccorso diventati lazzaretti e pazienti critici nei corridoi in attesa che si liberi un posto letto in terapia intensiva".

Se l'emergenza sanitaria è ormai conclamata piovono polemiche sulle autorità di Pechino accusate di aver informato l'organizzaziona mondiale della sanità con settimane di ritardo. "C'è una grave responsabilità del regime cinese - commenta l'eurodeputato e già presidente del parlamento europeo Antonio Tajani - Medici minacciati, ritardi e verità nascoste hanno provocato morti e diffusione della malattia nel mondo"

Coronavirus, i ritardi della Cina nel denunciare l'epidemia

Per la prima volta anche un funzionario cinese ammette i ritardi nelle contromisure mentre è diventato un eroe per chi a Pechino combatte contro la censura del regime un ricercatore dell'università di Wuhan che venne incarcerato per aver "diffuso false informazioni". 

Ma Li Wenliang era nel giusto ed è stata la stessa corte suprema a ribilitare lui e sette colleghi che, il 30 dicembre scorso, si scambiavano messaggi sul coronavirus sconosciuto usando un gruppo Wechat, il social network gestito e controllato dal regime di Pechino.

Aggiornamento: Li Wenliang è morto il 6 febbraio 2020

Come ricostruisce La Stampa nel giro di poche ore la polizia cinese busserà alle porte del suo appartamento per consegnarli una nota di ammonimento "per aver diffuso parole non veritiere". 

Passeranno così giorni in cui mentre l'epidemia faceva breccia nella metropoli di 11 milioni di abitanti nessuno pensava a prendere le minime precauzioni per proteggersi da chi mostrava i sintomi di una "banale influenza". Poi fa breccia nei media la notizia di una prima vittima di una polmonite misteriosa.

Solo il 20 gennaio che il comitato di salute cinese prenderà le precauzioni ammonendo di come il virus potesse passare "da uomo a uomo". Tre giorni dopo scatta l’isolamento totale della città di Wuhan. Ventitre giorni di ritardo che potrebbero costare miliardi di euro per l'economia del gigante asiatico (almeno 8 secondo le ultime stime), ma sopratutto una nuova crepa in un regime tutt'altro che trasparente.

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