Coronavirus, oggi aumentano vittime e contagi (con meno tamponi): siamo in piena seconda ondata
Risale il rapporto tamponi/casi positivi, migliora solo il trend dei ricoverati in terapia intensiva. Cosa ci dicono i numeri del bollettino della Protezione civile
Ben 37.242 contagiati e 699 morti. Al momento in Italia sono 777.176 i cittadini con l'infezione attiva (qui il bollettino). L'unico dato "positivo" di oggi è rappresentato dal saldo delle terapie intensive, in aumento di 36 unità rispetto a ieri: si tratta di un dato in flessione se paragonato al trend delle ultime settimane. Le terapie intensive attualmente occupate nei nostri ospedali ammontano a 3.748: questo numero tiene conto sia degli ingressi che delle uscite e dunque dipende anche dai pazienti guariti o deceduti.
"Il numero dei nuovi positivi è leggermente superiore a quello di ieri, ma le oscillazioni tra un giorno e l'altro non sono significative. Siamo davanti ad un quadro di stabilizzazione dei nuovi positivi. Quasi 700 decessi è un numero elevato, non è un dato rassicurante. I decessi sono sempre tanti", ha commentato Gianni Rezza, direttore della Prevenzione del ministero della Salute.
I contagi salgono ancora con meno tamponi effettuati
I contagi da coronavirus in Italia aumentano: nelle ultime 24 ore, i nuovi casi segnalati nel bollettino della Protezione Civile e del ministero della Salute sono 37.242. Ieri, giovedì 19 novembre, le nuove infezioni individuate erano state 36.176. Il dato di oggi arriva a fronte di 238.077 tamponi analizzati, per un totale di 19.962.604 test eseguiti dall’inizio del monitoraggio. Il giorno precedente, l'incremento di tamponi era stato pari a 250.186.
Dopo giorni di calo, è tornato a salire il rapporto tamponi/casi positivi: oggi il dato si attesta al 15,6%, ieri era al 14,4%. Drammatici i dati in Lombardia: oggi si sono registrati 9.221 casi di coronavirus e 175 morti. I tamponi effettuati sono stati 42.248, per un totale di 3.724.757. Ieri, su 37.595 tamponi, i contagi erano stati 7.453 e i morti 165.
Come sempre su Twitter Lorenzo Ruffino mette a confronto i dati della settimana in corso con le precedenti settimane:
Casi tra lunedì e venerdì
- questa settimana: 167.245
- scorsa settimana: 172.210
- due settimane fa: 153.361
- tre settimane fa: 121.912
- quattro settimane fa: 70.633
Variazione rispetto alla media delle ultime quattro settimane
- casi: +29%
- tamponi: +16%
Casi tra lunedì e venerdì
— Lorenzo Ruffino (@Ruffino_Lorenzo) November 20, 2020
- questa settimana: 167.245
- scorsa settimana: 172.210
- due settimane fa: 153.361
- tre settimane fa: 121.912
- quattro settimane fa: 70.633
Variazione rispetto alla media delle ultime quattro settimane
- casi: +29%
- tamponi: +16%
Il rapporto positivi/tamponi
Il rapporto tra tamponi e casi positivi oggi risale a 15,6 (ieri era 14,6). Questi invece i dati settimanali:
Tasso di positività (tamponi effettuati) tra lunedì e venerdì
- questa settimana: 15.4%
- scorsa settimana: 15.9%
- due settimane fa: 15.6%
- tre settimane fa: 13.3%
- quattro settimane fa: 9.1%
Tasso di positività (persone testate) tra lunedì e venerdì
- questa settimana: 28.7%
- scorsa settimana: 27.6%
- due settimane fa: 25.8%
- tre settimane fa: 21.9%
- quattro settimane fa: 14.7%
I ricoveri negli ospedali e l'indice Rt nelle regioni
La situazione negli ospedali è tutt'altro che rassicurante. "Sono 18 le Regioni che al 17 novembre avevano superato almeno una soglia critica in area medica o terapia intensiva - si legge nella bozza del nuovo monitoraggio dell'Iss e del ministero della Salute -. Nel caso si mantenga l'attuale trasmissibilità, quasi tutte le Regioni e province autonome hanno una probabilità maggiore del 50% di superare almeno una di queste soglie entro il prossimo mese".
"Se da una parte possiamo vedere uno spiraglio, dall'altra dobbiamo tenere duro. Gli indici dei posti letto e delle terapie intensive non sono positivi. Gli ospedali saranno in sofferenza ancora per settimane", ha sottolineato Gianni Rezza.
L'indice di contagio Rt è invece in calo: i dati settimanali aggiornati al 18 novembre lo fissano questa settimana a 1,18, quindi ancora sopra 1, segno che l'epidemia continua a crescere, ma comunque in decisa dimunuzione. Basti pensare che la scorsa settimana era pari a 1,43, due settimane fa a 1,72. Ecco il valore dell'indice Rt nelle regioni italiane:
- Abruzzo 1,32
- Basilicata 1,46
- Calabria 1,06
- Campania 1,11
- Emilia-Romagna 1,14
- Lazio 0,82
- Liguria 0,89
- Lombardia 1,15
- Molise 0,94
- Piemonte 1,09
- Provincia Bolzano 1,16
- Provincia Trento 1,03
- Puglia 1,24
- Sardegna 0,79
- Sicilia, 1,14
- Toscana 1,31
- Umbria 1,06
- Val d'Aosta 1,14.
La riduzione dell'indice Rt, si legge nel report dell'Istituto superiore di sanità, suggerisce "un iniziale effetto delle misure di mitigazione introdotte a livello nazionale e regionale dal 14 ottobre 2020". Tuttavia, poiché la trasmissibilità in gran parte del territorio è ancora con un Rt sopra 1 e comporta un aumento dei nuovi casi, "questo andamento non deve portare ad un rilassamento delle misure o ad un abbassamento dell'attenzione nei comportamenti".
Tanto più che secondo l'Iss quasi tutte le regioni "sono ancora classificate a rischio alto di una epidemia non controllata e non gestibile sul territorio o a rischio moderato con alta probabilità di progredire a rischio alto nelle prossime settimane". In particolare, 17 regioni "sono classificate a rischio alto di una trasmissione di SarsCov2".
La situazione negli ospedali
Secondo i dati Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali), in Italia il 41% dei posti disponibili in terapia intensiva è occupato da pazienti Covid, ma il dato sale al 50% per i pazienti in area non critica. In Lombardia e Piemonte il dato delle terapie intensive è rispettivamente al 65 e 62%, in Liguria al 54%. Nonostante sia in zona arancione la Basilicata ha invece una percentuale di occupazione dei posti letto non particolarmente critica benché comunque sopra la soglia di rischio (il 34% in area medica e in 31% nelle terapie intensive). In Sicilia i pazienti Covid in terapia intensiva sono invece il 41% del totale, ma la percentuale sale al 50% per i ricoverati in area non critica. Va peggio in Umbria dove i pazienti in terapia intensiva occupano il 59% dei posti totali e il 51% dei letti in area non critica.
Nella zona arancione ci sono anche le Marche dove i pazienti Covid in terapia intensiva e aree non critiche sono rispettivamente al 43 e 45%. Fa meglio l’Emilia Romagna, altra regione in zona arancione, dove risulta occupato il 35% dei posti di terapia intensiva e il 46% di quelli di area medica. In Friuli Venezia Giulia risultano occupati solo il 27% dei posti in terapia intensiva e il 38% dei letti in area medica.