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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Coronavirus e regolarizzazione dei migranti: "Non riguardi solo chi lavora nei campi"

Ci sono almeno 500mila lavoratori "fantasma" che sfuggono a ogni statistica e a qualsiasi controllo sanitario in piena emergenza Covid-19. Un problema per loro e per la collettività. La regolarizzazione potrebbe entrare in uno dei prossimi decreti. Ma c'è chi dice: "Non basta"

Se ne parla ormai apertamente. La bozza di decreto circolata negli scorsi giorni, che prevede la possibilità per i cittadini stranieri senza documenti di essere regolarizzati in seguito alla stipula di un contratto di lavoro (almeno per determinati settori), va incontro alla richiesta che da tempo era stata evidenziata dalla campagna "Ero straniero" (promossa da Radicali Italiani, Oxfam Italia e tanti altri), che aveva portato a una proposta di legge popolare depositata alla Camera a fine 2017 e ora all’esame della I Commissione. Nell'Italia di oggi almeno mezzo milione di lavoratori sono "fantasma" che sfuggono a ogni statistica e a qualsiasi controllo sanitario in piena emergenza Covid-19. Un problema per loro e per la collettività tutta. Ci sono Paesi come il Portogallo che hanno aperto la strada a una soluzione rapida.

"Un paese che lotta contro il coronavirus non può avere sul proprio territorio persone che sono fantasmi senza identità, irrintracciabili, che vivono in baraccopoli illegali potenziale focolaio di epidemia. Non è agli stranieri che facciamo un favore regolarizzandoli, ma all’Italia perché ne va della salute pubblica" sostiene l’ex ministro degli Interni Marco Minniti. Da più parti associazioni, sindacati, esponenti di maggioranza chiedono di avviare una imponente regolarizzazione,  un provvedimento straordinario per i cittadini stranieri non comunitari già presenti in Italia, con il rilascio di un permesso di soggiorno a fronte della stipula di un contratto di lavoro. Per l’impossibilità di raggiungere l’Italia per decine di migliaia di lavoratori stagionali, il rischio - più concreto di quanto si immagini - è lo stop del settore agricolo e di conseguenza della fornitura di generi alimentari nei negozi e supermercati.

"Si tratta di una scelta di legalità e sicurezza ora più che mai necessaria, con effetti positivi molteplici. Si offre l’opportunità di vivere e lavorare legalmente a chi già si trova nel nostro Paese ma che, senza titolo di soggiorno, è spesso costretto a lavoro nero e sfruttamento - commenta la Federazione delle chiese evangeliche in Italia, che è tra le promotrici della campagna - Si hanno maggiore controllo e contezza della presenza sui nostri territori di centinaia di migliaia di persone di cui oggi non sappiamo nulla, e quindi maggiore sicurezza per tutti, soprattutto nel periodo di emergenza sanitaria che stiamo vivendo. Si ottengono nuove entrate fiscali e contributive, preziosissime, in questo momento e si va incontro alle richieste pressanti dei tanti datori di lavoro che, bisognosi di personale, non possono assumere persone senza documenti".

"Proprio su questo punto, però, emerge la necessità di un intervento migliorativo. La platea dei destinatari del provvedimento non può essere composta solamente dai lavoratori del comparto agricolo, dove certamente l’attuale mancanza di manodopera che rischia di compromettere la fornitura di generi alimentari ha creato una situazione di emergenza. Sono molti altri i settori della nostra economia che necessitano di un intervento di questo tipo, dalla logistica alla ristorazione, fino al lavoro domestico e ai servizi di cura. Centinaia di migliaia di colf e badanti si occupano dei nostri anziani e sappiamo essere per lo più donne straniere e senza documenti. Andrebbero poi ampliate le tipologie di contratto di lavoro emettibili con la procedura di emersione, senza il limite del tempo determinato, senza imporre contributi onerosi troppo alti e non sostenibili da parte di lavoratore e datore di lavoro e senza penalizzare i lavoratori stranieri che non riuscissero a finalizzare la propria domanda per motivi imputabili al datore di lavoro, destinati dalla bozza di provvedimento a ottenere sì un permesso di soggiorno, ma a perderlo comunque, anche in caso di nuova possibilità di assunzione, il 31 dicembre 2020".

Secondo più osservatori un provvedimento del genere, limitato nel tempo e a determinati settori, non andrebbe a intaccare il grosso dell’irregolarità e non contribuirebbe a combattere il fenomeno del lavoro nero nel nostro Paese. C'è ovviamente bisogno di soluzioni a lungo termine. Secondo indiscrezioni di stampa tra i ministeri di Agricoltura, Lavoro, Interni, Economia circola in via riservata una bozza di legge in 18 articoli nella quale si parla esplicitamente della "regolarizzazione" attraverso una "dichiarazione di emersione dei rapporti di lavoro", al fine di sopperire alla carenza di lavoratori nei settori di agricoltura, allevamento, pesca e acquacoltura. Il provvedimento potrebbe trovare spazio in uno dei prossimi decreti e sarebbe la più consistente operazione di regolarizzazione di stranieri dai tempi della sanatoria Maroni di un decennnio fa. Riguarderebbe circa 200 mila braccianti. Ma siamo nel campo delle ipotesi per ora: facile immaginare critiche feroci dall'opposizione per l'eventuale "sanatoria", Matteo Salvini e Giorgia Meloni hanno già prennunciato battaglia. Meloni attacca: "Alla sinistra che sfrutta l'emergenza per tentare di fare una sanatoria per immigrati irregolari e sostituire la manodopera italiana con quella straniera a basso costo, Fratelli d'Italia risponde continuando a proporre di reintrodurre i voucher in agricoltura e di impiegare i percettori del reddito di cittadinanza (idonei)".

Intanto la ministra dell’Agricoltura, Teresa Bellanova, è al lavoro per cercare l’intesa con i Paesi dell’Est Europa e riportare i lavoratori stagionali nei campi italiani. La Commissione europea ha già dato il via libera al cosiddetto "corridoio verde", cioè alla libera circolazione nella Ue dei lavoratori agricoli come quelli del settore sanitario. Senza una rapida soluzione al problema dei braccianti che non si trovano, secondo Coldiretti sui campi rischia di rimanere il 40% della frutta e della verdura non raccolta. I permessi di soggiorno per i lavoratori stagionali intanto sono già stati prorogati fino a giugno, ma serve altro.

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