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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Coronavirus, per la riapertura si potrebbe seguire la "regola" del 50 per cento

L'allentamento delle restrizioni sarà sensato soltanto con il 50 per cento dei posti liberi in terapia intensiva secondo il biologo Bucci. E allora guardiamo i numeri, piuttosto che le date

Quando partirà la fase 2? Scongiurata l'ipotesi di scatti in avanti (impensabili, siamo ancora in piena emergenza), si può ragionare sulla tenuta del sistema sanitario più che sul calendario in sé. Lo sostiene Enrico Bucci, biologo dell'università di Philadelphia che, in un'intervista al Corriere della Sera. dice che l'allentamento delle restrizioni sarà sensato soltanto con il 50 per cento dei posti liberi in terapia intensiva. Un riferimento preciso, che potrebbe davvero essere preso come riferimento per capire quando la curva epidemica avrà raggunto un punto in concomitanza del quale gli ospedali torneranno - se non alla normalità, che è utopia per adesso - almeno a una situazione sotto saldo controllo.

Se è ormai assodato che il numero reale dei contagiati sul territorio italiano sia sottostimato, e non poco, è più utile guardare i posti letto liberi nei reparti dove vengono curati i malati più gravi. C'è un filo di ottimismo, perché i ricoveri in terapia intensiva sono il dato più confortante: scendono già in tutte le regioni. Nelle scorse settimane alcune regioni, Lombardia in primis, erano arrivate a non avere quasi più posti in terapia intensiva. Guardiamo i numeri, allora. Prima della pandemia in Italia c'erano circa 5.200 circa posti complessivi di T.I. negli ospedali italiani. Dall'inizio dell'emergenza, con sforzi immani e l'apertura di nuovi reparti, ne sono stati creati altri 1.400 circa: in tutto quasi 6.700 posti. Di questi, attualmente ne sono occupati circa 3.800, una percentuale ben superiore al 55 per cento. La Lombardia è ancora poco sotto al 90 per cento dei posti di terapia intensiva occupati. E' presto per riaprire, se si analizzano i numeri della terapia intensiva più che il calendario in sé.

Ma si dovrà fare anche molto altro, non basterà attendere e guardare i numeri della terapia intensiva, perché il virus resterà in circolazione e la sorveglianza sanitaria dovrà essere per forza di cose di altro livello rispetto a oggi: "Bisogna migliorare la sorveglianza, fare screening alle categorie esposte, individuare i focolai con sistemi di tracciamento". E poi incrementare in quantità massiccia il numero dei laboratori per i tamponi.

Secondo Bucci anche la comunicazione delle autorità preposte alla gestione dell'emergenza deve cambiare, migliorare, spiegare agli italiani "l'utilità delle misure, non solo costringerli a osservarle", dice ancora Bucci, che consiglia, prima di riaprire, di "mettere in piedi la sorveglianza e proibire la circolazione fra le Regioni", aggiungendo che ci vorrebbe un test certificato nazionale per aprire alla circolazione chi è immune. "Il virus continuerà a circolare - conclude -, non sparisce da solo. Si tratta di controllarlo. Più investiamo nella prevenzione, meno impatterà sul nostro stile di vita".

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