Le scienziate italiane che hanno isolato il coronavirus, nel team anche una ricercatrice precaria
Francesca Colavita, 31enne di Campobasso, lavora con un contratto co.co.co a 20 mila euro lordi l'anno. Speranza: "Con la nuova legge stabilizzeremo 35mila precari"
"La precarietà è uno dei temi su cui dobbiamo assolutamente lavorare". Ha voluto puntualizzarlo il ministro della Salute Roberto Speranza, intervenuto a 'Circo Massimo' su Radio Capital, commentando il fatto che una delle tre scienziate impegnate nello studio del nuovo coronavirus cinese allo Spallanzani di Roma è una precaria di 31 anni, con un contratto co.co.co a 20 mila euro lordi l'anno.
Francesca Colavita, originaria di Campobasso, lavora allo Spallanzani da sei anni. Durante l’epidemia di Ebola è partita in diverse missioni in Liberia e Sierra Leone. Nonostante la sua bravura ha ancora un contratto a termine. "È la motivazione che mi ha portato in questa manovra di bilancio a fare una proposta che è già legge dello Stato in Gazzetta ufficiale - ha sottolineato Speranza - Abbiamo approvato un emendamento che cambia i termini della legge Madia. E con questa operazione abbiamo recuperato oltre 35 mila persone che sono precarie e verranno stabilizzate".
La legge Madia "per tutte le aree della pubblica amministrazione prevede che la stabilizzazione possa avvenire se si hanno 3 anni di esperienza al 31 dicembre 2017. Con l'emendamento abbiamo spostato questo termine solo per il comparto salute al 31 dicembre 2019. Credo - ha aggiunto il ministro - sia una cosa importante per queste persone, ma rende più forte tutto il nostro servizio sanitario nazionale. L'idea è ricominciare ad investire seriamente sul nostro comparto salute. In questa manovra di bilancio lo abbiamo fatto".
Le tre ricercatrici che hanno isolato il nuovo coronavirus
I virologi dello Spallanzani sono stati tra i primi ad isolare il virus, un risultato importante che servirà per arrivare alla messa a punto di trattamenti e vaccini contro l'infezione. Un team tutto la femminile guidato da Maria Capobianchi, 67 anni, originaria di Procida, laureata in scienze biologiche e specializzata in microbiologia.
Insieme a lei anche Concetta Castilletti, 56 anni, siciliana di Ragusa specializzata in microbiologia e virologia e responsabile della Unità dei virus emergenti. La più giovane del gruppo è proprio Francesca Colavita. Anche la 31enne era di turno quando è stato isolato il virus. "Che emozione, è stato meno difficile del previsto" ha raccontato. Tre donne, tutte e tre meridionali.
"Per avere un vaccino servirà del tempo"
Le tre ricercatrici oggi hanno incontrato oggi il governatore del Lazio Nicola Zingaretti e l'ambasciatore cinese in Italia S.E Li Junhua nella sede della Regione. Maria Capobianchi, la direttrice del laboratorio di virologia, ha preferito mantenere un profilo basso. "Dall'avere a disposizione il primo materiale da studiare, al momento in cui sarà disponibile un vaccino" utilizzabile contro il nuovo coronavirus, "passa del tempo - ha spiegato - e non è detto che questo succeda prima che la fase epidemica sia risolta. Se lo sviluppo avverrà in collaborazione con i centri di ricerca cinesi non lo sappiamo, vediamo cosa ci viene proposto".
"L'isolamento del virus - ha ribadito Capobianchi - è un passo essenziale per averlo, per studiarlo e per poter perfezionare i metodi diagnostici, individuare eventuali sostanze antivirali e per capire la biologia del virus e i suoi meccanismi patogenetici. E' un passo cruciale ogni volta che abbiamo a che fare con un nuovo virus: si apre un campo importante di ricerca per trovare applicazioni nel campo del trattamento e della prevenzione. Aver isolato il virus è un passo indispensabile per fare tutto quello che ho detto, compreso il vaccino. La scienza ha fatto passi da gigante negli ultimi anni, bisognerà studiare tutte le piattaforme utilizzabili".