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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Coronavirus, troppi nuovi casi: i timori degli esperti in vista della riapertura delle scuole

Settembre ormai è più che vicino ma l'aumento dei contagi e dei focolai sparsi in tutto il paese preoccupa gli esperti, che tornano a chiedere di non sottovalutare la pericolosità dell'epidemia e rispettare le regole

Cresce la preoccupazione per l’aumento dei nuovi casi di coronavirus e le decine e decine di focolai sparsi in tutta Italia. Il timore è una ripresa dell’epidemia, proprio mentre il paese si prepara a ripartire e a riaprire le scuole.

È preoccupato Ranieri Guerra, direttore aggiunto dell’OMS distaccato a Roma per seguire da vicino i fatti italiani, tecnico del Cts, il comitato scientifico del governo. In un’intervista al Corriere della Sera, Guerra ha ribadito che secondo lui “è adesso che dobbiamo agire, dopo potrebbe essere troppo tardi. Ci vuole un battito d’ali per rientrare nella criticità. Man mano che i casi di nuovi positivi si accumulano i tempi di moltiplicazione dei contagi si accorciano. Significa che la crescita dell’epidemia da lenta diventa rapida e si ha una progressione geometrica”. Ciò è possibile, secondo l’esperto, se tutti rispettiamo le tre regole fondamentali che da mesi ci vengono ripetute: mascherina, distanziamento e igiene per le mani".

"Faremmo ancora in tempo a tornare indietro, a cambiare marcia. Invece si vedono movide, affollamenti in spiaggia, giovani che tornano infetti dalle vacanze e spesso diffondono il contagio in famiglia. No, no va per niente bene”, ha aggiunto. Il pensiero va a quello che può succedere a settembre: “Arrivare a ridosso della riapertura delle scuole con un numero di casi che la renderebbero pericolosissima. Perché è matematico che la curva col ritorno in aula salirebbe. Allora o azioniamo il freno o andiamo a sbattere”.

La questione del distanziamento a scuola

La questione della scuola è al centro della riflessione anche di Massimo Andreoni, direttore della clinica di malattie infettive del policlinico Tor Vergata di Roma. In un’intervista al Messaggero, Andreoni ha espresso le proprie preoccupazioni dopo il nuovo parere del Cts secondo cui al rientro a settembre il distanziamento a scuola può non essere mantenuto per qualche mese, in attesa dei nuovi banchi, purché venga usata da tutti la mascherina chirurgica. Il Comitato tecnico scientifico aveva specificato che il distanziamento fisico rimaneva sì una misura di “primaria importanza nella prevenzione” ma “al solo scopo di garantire l'avvio dell'anno scolastico in eventuali situazioni in cui non sia possibile garantire nello svolgimento delle attività scolastiche il distanziamento fisico prescritto, sarà necessario assicurare la disponibilità e l'uso della mascherina, preferibilmente di tipo chirurgico”. Un parere che ha suscitato le polemiche di prof, presidi e genitori, e che ora lo stesso Cts vuole rivedere, come scrive su Repubblica Corrado Zunino, parlando di una deroga “solo per le vere emergenze”. Per Andreoni “rinunciare al distanziamento nelle scuole è un elemento di riduzione di una misura precauzionale importantissima”, e il rischio è un aumento del rischio. Distanziamento e mascherine, per Andreoni, sono misure da utilizzare insieme “negli spazi ristretti”. 

Coronavirus, gli esperti invitano a non abbassare la guardia

Per Francesco Vaia, direttore sanitario dello Spallanzani di Roma, “non siamo nella seconda ondata né essa verrà se saremo in grado, come sono certo, di affrontare, di petto, anche questo particolare momento. Quello che oggi va fatto è quello che abbiamo fatto ieri con successo: non abbiamo bisogno di nuovi lockdown ma di riprenderne lo spirito”. In un post su Facebook, Vaia ha aggiunto: “Tutti, giovani e meno giovani, operatori sanitari e media, cittadini e politici, dobbiamo porci in uno spirito di solidarietà nazionale che metta al centro un solo obiettivo: farci uscire dalla emergenza".

“Senza comportamenti responsabili rischiamo non tanto per l'oggi quanto per l'autunno. Se il virus circola ora non succedono disastri, ma si prepara una seconda ondata”, ribadisce anche Alberto Mantovani, professore di immunologia e direttore scientifico dell’Humanitas. “Vorrei tanto che il virus si fosse attenuato, ma non è successo", dice a La Stampa. "L'analisi genetica, quella che conta, non lo dimostra. Si confonde l'aggressività del virus con la malattia, che appare meno grave perché stiamo all'aperto, gli anziani sono più attenti e i giovani si ammalano meno, anche se non va dimenticato che il paziente 1 era un maratoneta di 37 anni e che i bambini possono essere colpiti da una nuova malattia, la Mis-C, che compare dopo il Covid-19”.

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