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Venerdì, 19 Aprile 2024
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"Mia suocera di 85 anni sola in casa dopo la morte del marito: nessuno è andato a farle un tampone"

La denuncia di una docente di Messina, in isolamento a casa (insieme al figlio e al marito) dopo un test eseguito in un laboratorio privato: "Abbandonati in casa con la spazzatura, è inaccettabile"

Alessia e il marito sono risultati positivi al coronavirus una ventina di giorni fa, ma sono stati visitati dall'Usca soltanto il 7 dicembre. Non hanno avuto il risultato del tampone e sono costretti a vivere separati in casa dal figlio di 9 anni, negativo al covid, che passa le sue giornate da solo in una stanza. 

A raccontare tutto è MessinaToday che spiega come tutto ha avuto inizio il 23 novembre, quando il suocero di Alessia comincia a stare male ed è necessario l'intervento del 118. Prima di trasferirlo in ospedale l'esame del tampone dà esito positivo. Subito si allertano i familiari e, rivolgendosi a laboratori privati, eseguono il test che risulta positivo anche per loro. Comincia così l'isolamento fiduciario per la donna e il marito, due docenti messinesi.

"Mia suocera ha 85 anni, nessuno è andato a farle un tampone"

"Dopo cinque giorni ad aggravare la situazione anche la morte di mio suocero che ha lasciato sola la moglie" racconta Alessia. "La signora ha 85 anni ma nessuno è andato da lei, nemmeno per farle il primo tampone". 

Intanto i due coniugi arrivano anche i sintomi del coronavirus, che curano di concerto con il medico di famiglia, con antibiotico e deltacortene. "Ma l'Usca (Unità speciali di continuità assistenziale, ndr) è venuta a visitarci soltanto lunedì 7 dicembre, e per fare il primo tampone di cui ancora non ci ha comunicato l'esito", racconta ancora Alessia. "Abbiamo chiamato gli uffici dell'Asp e sappiamo che i tamponi sono lì in attesa di essere esaminati ma questo vorrà dire ancora aspettare e nel frattempo vivere in una situazione molto difficile soprattutto senza l'aiuto di nessuno". Ancora lunedì 7 dicembre il marito di Alessia presentava una saturazione bassa e la pressione alta. "La fase acuta è stata comunque la settimana scorsa, adesso ci stiamo riprendendo", racconta la donna. "La cosa peggiore è vedere mio figlio tramite un cellulare, pur abitando nella stessa casa. Sta fortunatamente bene e non presenta alcun sintomo ma non possiamo seguirlo in altro modo", denuncia Alessia. 

Oltre il danno anche la beffa per la famiglia che si è trovata anche ad essere letteralmente invasa dalla spazzatura ritirata due settimane dopo l'inizio della quarantena, e che li ha costretti a vivere circondati dai rifiuti . "Sappiamo che ce ne sono tanti di casi come il nostro ma è inaccettabile sentirsi così abbandonati in questo momento", conclude la donna. 

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