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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Coronavirus, in Svezia oltre mille morti: "Ma chi mette la mascherina viene guardato male"

Nel Paese non è stato imposto nessun lockdown. E mentre bar e ristoranti restano aperti i numeri dell'epidemia iniziano a preoccupare. Il racconto di uno studente italiano a Stoccolma: "Pochi tamponi, si respira un clima di insicurezza"

Anche in Svezia i numeri dell'epidemia di coronavirus iniziano ad essere preoccupanti. I casi accertati di covid-19 sono oltre undicimila, le vittime più di mille. Un dato molto alto se consideriamo che la popolazione non supera di molto i 10 milioni di abitanti e la densità è di appena 23 abitanti per chilometro quadrato contro i 199 del nostro Paese. Eppure per contenere l'epidemia il governo ha imposto ben poche restrizioni: oltre alla chiusura di scuole e università sono stati vietati gli assembramenti con oltre 50 persone e agli anziani è stato raccomandato di autoisolarsi. Bar e ristoranti però sono rimasti aperti. E così pure negozi, palestre e tante altre attività. Il Paese, per farla breve, non si è fermato.

Giovanni De Maria abita a Stoccolma da gennaio quando da Bologna si è trasferito nella capitale svedese per fare l'erasmus. Al momento però le lezioni fisiche sono sospese e i corsi si seguono solo on line. "Le residenze universitarie si sono svuotate" racconta il giovane a BolognaToday e "si cerca per quanto possibile, di rimanere nei rispettivi appartamenti o comunque di avere relazione soltanto con i vicini".  A Stoccoloma c’è una percezione di "insicurezza generale" dice ancora lo studente. "Il problema grave - spiega - è che non vengono effettuati tamponi, a meno che non si abbiano gravi problemi respiratori e si finisca in ospedale. Questa forse è uno dei fattori che preoccupa tutti gli studenti all’interno della residenza perchè nel caso in cui una delle persone che abita qui dovesse essere contagiato, non verrebbe effettuato nessun test". 

E c'è di più. "Da metà febbraio - prosegue De Maria -  è impossibile trovare le mascherine e qualora uno l’indossasse, come sono solito fare al supermercato, diventa subito oggetto di sguardi di biasimo e frasi di disapprovazione, nonostante sia pratica comune in tutti gli stati per evitare il contagio".

Insomma la situazione non è delle più rosee. Ma nella capitale la vita prosegue. "Bar, ristoranti, palestre e tutti gli esercizi commerciali in generale, rimangono aperti ed in centro città si vede ancora un numero abbastanza importante di persone". Per ora, sottolinea De Maria, il governo non ha imposto restrizioni, ma si è limitato a raccomandare il distanziamento sociale scommettendo sulla responsabilità individuale. Certo, siamo pur sempre in Svezia. Ed essendo gli svedesi "un popolo molto rispettoso e ligio" i consigli delle autorità vengono seguiti "dalla maggior parte delle persone".

Anche le differenze culturali vanno dunque tenute in considerazione: "In generale gli svedesi non sono un popolo caloroso" spiega il giovane e "anche quando si passeggia nel centro città è difficile vedere gruppi di persone camminare insieme, sono spesso da sole o al massimo in coppia". A scanso di equivoci va poi sottolineato che il governo non è rimasto con le mani in mano. "E' doveroso dire", precisa De Maria, che nelle ultime settimane "i posti in terapia intensiva, sono aumentati in numero considerevole". Ciò nonostante la percezione di insicurezza è palpabile. "Tutti gli esercizi continuano ad essere aperti e frequentati, così come tutti i mezzi pubblici sia all’interno della città che sul tutto il territorio nazionale. Sono state molte le persone che in questi giorni di Pasqua hanno effettuato gite fuori porta, raggiunto le case vacanza e che si sono riversate nei parchi". 

A breve, spiega ancora lo studente, "il governo dovrebbe varare un nuovo decreto che permetta di poter agire in maniera rapida per poter rispondere alle esigenze che questa emergenza richiede. Non credo che vi saranno restrizione drastiche come la quarantena, ma al massimo le chiusure di negozi e ristoranti e di tutti gli esercizi commerciali nel quale non vengono venduti prodotti di prima necessità".

Si continuerà dunque "a vivere in un contesto che non trasmette fiducia e con un governo che non prende posizione, che non emette linea guide ben precise ma solo raccomandazioni, che effettua i test soltanto ai moribondi e cosa ben più importante" che non è affatto "trasparente riguardo i numeri dei contagiati".  

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