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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Coronavirus e tamponi, la questione della ''carica''

Secondo Matteo Bassetti, Direttore della clinica di Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova, "i laboratori devono iniziare ad indicare, quando possibile, la carica virale dei tamponi''

Da quando è iniziata l'epidemia del nuovo coronavirus i tamponi sono stati lo strumento utilizzato per scoprire l'eventuale positività dei pazienti, ma adesso che l'emergenza sta affrontando una nuova fase, il Direttore della clinica di Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova, Matteo Bassetti, ha evidenziato una ''nuova'' necessità, quella di conoscere la carica virale dei tamponi: "Dobbiamo spingere perché i laboratori di virologia ci dicano non solo se il tampone è positivo o negativo, ma anche quanto virus c'è" nel caso lo si trovasse. "Diversamente, rischiamo di isolare e bloccare a casa persone che probabilmente non sono contagiose e che, magari, non ne hanno bisogno".

Bassetti si è detto d'accordo con quanto chiesto dal direttore dell'Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri, Giuseppe Remuzzi, che ha anticipato ieri i risultati di uno condotto dall'Irccs. Una ricerca che indica come i nuovi pazienti positivi al coronavirus Sars-CoV2-2 ne hanno talmente poco da non poter trasmettere Covid-19. "Per quel che riguarda gli asintomatici, come ho già detto più volte - commenta Bassetti su Facebook - la maggioranza di loro probabilmente non sono contagiosi perché hanno una carica virale bassissima".

Coronavirus, il piano Marshall e un Dpcm  infettivologico

"Bisognerebbe pensare a un Piano Marshall per rinforzare le Malattie infettive italiane a livello infrastrutturale, tecnico, logistico, di personale medico e infermieristico. Per il momento ho visto che si è parlato solamente di posti in Terapia intensiva. Occorre pensare alle Malattie infettive per non farsi trovare impreparati di fronte a future sorprese. Non si deve perdere tempo". 

Bassetti lancia l'allarme su Facebook e scrive: ''Il Covid 19 ci ha insegnato che, per il futuro, si deve investire maggiormente in cultura infettivologica. Non solo nei nostri ospedali, ma anche sul territorio e nelle Rsa", le residenze sanitarie assistenziali. "Solo con un grande sforzo economico, organizzativo e culturale - avverte l'esperto - si potranno affrontare futuri nemici di natura infettiva di qualunque tipo si presenteranno: virali, batterici, protozoari o fungini".

In questa fase 3 dell'emergenza coronavirus serve "un Dpcm non presidenziale, ma infettivologico: Distanza (adeguata dagli estranei), Prendersi Cura (delle mani) e Mascherine (se servono)". In questo modo Bassetti ha voluto riassumere le tre regole per "continuare a vivere responsabilmente".

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