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Martedì, 23 Aprile 2024
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Medici "digitali": dopo il coronavirus un terzo delle visite in telemedicina

Per tre specialisti su quattro la Telemedicina è al centro della risposta al Covid19, un cittadino su tre interessato a provarla. Secondo i medici si potrebbero svolgere a distanza, attraverso strumenti digitali, circa un terzo delle visite

L’emergenza Covid-19 ha messo alla prova la tenuta della Sanità italiana, evidenziandone lacune e ritardi, ma ha anche accelerato la trasformazione digitale e organizzativa sottolineando l'urgenza di un sistema connesso, di precisione, orientato al territorio e alla continuità di cura. 

Nel pieno della pandemia, oltre metà delle strutture sanitarie italiane ha introdotto procedure organizzative per consentire ai dipendenti di lavorare in modalità agile. Il 51% dei medici di medicina generale ha lavorato da remoto e giudica positivamente l’esperienza, sia per quanto riguarda la condivisione delle informazioni che per la capacità di rispondere alle richieste urgenti.

Sono cadute barriere e pregiudizi sul digitale: se già prima dell’emergenza il 56% dei medici di medicina generale e il 46% degli specialisti usavano WhatsApp per comunicare con il paziente, in futuro ben il 69% dei medici di base e il 60% degli specialisti vorrebbero utilizzare piattaforme di collaboration (es. Skype e Zoom) o piattaforme dedicate. Sono alcuni risultati della ricerca dell’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità della School of Management del Politecnico di Milano

"In un momento così delicato per il paese e di così forte pressione su medici e ospedali, il ruolo del digitale diventa ancora più importante per aumentare la resilienza del sistema sanitario – afferma Mariano Corso, Responsabile scientifico dell’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità -. Le tecnologie digitali possono fare la differenza in tutte le fasi di prevenzione, accesso, cura e assistenza dei pazienti, per aiutare il personale sanitario nelle decisioni cliniche e le strutture sanitarie nella continuità di cura e nell’operatività.

"L’emergenza è l’occasione per sperimentare soluzioni che valorizzino al massimo i benefici: contenere il contagio, ridurre le ospedalizzazioni, gestire i pazienti sul territorio. Ma anche per ridisegnare i modelli di cura accelerando la transizione verso un modello di sanità più connesso, sostenibile e resiliente".

Medici di base "digitali": com'è andata con l'epidemia di Covid

L’emergenza Covid19 ha costretto i Medici di Medicina Generale (MMG) a ridurre i flussi di pazienti presso lo studio e aumentare la propria reperibilità telefonica. Un sondaggio condotto su un campione di 740 MMG dall’Osservatorio in collaborazione con la Federazione Italiana Medici di Medicina Generale (FIMMG) evidenzia che proprio il consulto telefonico è stata l’attività più impattata dall’emergenza (indicata dal 93% del campione), seguita dalla necessità di riorganizzare le attività dello studio per limitare il contagio (86%), dalla modifica della relazione con il paziente (75%) e delle modalità di valutazione clinica dei problemi (73%) e dal bisogno di utilizzare più di un canale per gestire il rapporto col paziente (72%). Il 51% dei MMG intervistati ha lavorato da remoto durante l’emergenza e nel complesso l’esperienza è stata positiva sia per quanto riguarda la condivisione delle informazioni (63% dei MMG) sia rispetto alla capacità di rispondere a richieste urgenti (63%), mentre la difficoltà principale è stata conciliare lavoro e vita privata (il 38% ha valutato negativamente questo aspetto). Il 40% dei medici di famiglia ritiene che questa esperienza sarà utile anche a emergenza finita, a patto che siano potenziati gli strumenti per lavorare da remoto e comunicare con i pazienti.

Gli strumenti digitali di cui i medici di famiglia hanno sentito più bisogno in questa fase sono stati lo smartphone per comunicare con i pazienti e con altri medici (indicato dal 72%), il PC portatile (61%) e i servizi per accedere alle applicazioni e ai documenti da remoto attraverso VPN (60%), seguiti da strumenti per la condivisione e archiviazione di documenti (51%), soluzioni di virtualizzazione di desktop e applicazioni (48%), tablet (47%) e strumenti per le call-conference (41%). La maggior parte disponeva di smartphone (88%) e PC portatile (73%), mentre solo il 47% aveva accesso a una connessione di rete sicura (VPN), il 27% agli strumenti di call-conference e il 23% a quelli per la virtualizzazione di desktop e applicazioni. Gli strumenti su cui vorrebbero investire in futuro sono proprio le VPN (74%, +27%), le applicazioni per la condivisione e archiviazione dei documenti (78%, +19%) e quelle per le call-conference (62%, +35%) e la virtualizzazione del desktop (55%, +32%).

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