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Venerdì, 29 Marzo 2024
Il pantano italiano

La terza dose è bloccata da privacy e burocrazia

Il coordinatore della campagna vaccinale in Lombardia Guido Bertolaso ha spiegato perché l'Italia rischia di finire nel pantano sulla terza dose: "Serve più digitalizzazione"

In Italia esistono due problemi: la normativa sulla privacy e la burocrazia. Ancora più insopportabili quando diventano impedimenti alla campagna vaccinale contro il coronavirus, dunque al raggiungimento di un obiettivo fondamentale per una democrazia occidentale, cioè la salute pubblica. L’Italia quindi si ritrova alle porte dell’inverno, costretta a fare fronte alla quarta ondata, ma rischia il pantano nella terza dose. Tutto mentre conta ancora milioni fra over 50 e adolescenti senza neppure la prima dose di vaccino. È questo il quadro emerso all'incontro "Lotta al Covid, Italia e Israele a confronto", organizzato dall'ambasciata di Israele a Roma, dove Guido Bertolaso ha tuonato: "Il Green Pass è la punta dell'iceberg di un dramma che si chiama privacy. Se io chiamo mia moglie e le dico di andare a mangiare una pizza, vengo bombardato di pubblicità di pizzerie un secondo dopo. Ci controllano continuamente. E poi non possiamo neanche chiamare direttamente le persone per sollecitarle a fare la terza dose perchè violiamo la privacy? Ma di cosa stiamo parlando".

Privacy e brucrazia: il problema dei vaccini contro il Covid

Il coordinatore della campagna vaccinale della Lombardia si riferisce alle recenti parole del commissario all'Emergenza Covid Francesco Figliuolo, il quale, richiamando le Regioni a una accelerazione sulla terza dose, ha invitato a ricorrere anche alla "chiamata attiva", cioè convocando chi ancora non si è presentato all’appuntamento per fare l’iniezione di vaccino anti Covid. Peccato che la chiamata attiva violi le normative italiane sulla privacy. "Figliuolo sa benissimo che non possiamo contattare direttamente gli immunocompromessi o i fragili che hanno diritto alla terza dose".

Infatti, come ha spiegato lo stesso Bertolaso, un conto è telefonare ad un cittadino per spiegargli la situazione generale, ricordandogli che è in una categoria tale da poter accedere alla terza dose; altro conto è "convocarlo dicendogli che domani deve recarsi in ospedale per fare la terza dose". Quest’ultima opzione è off limits per lo Stato, che rischia di scivolare sulle sue norme in difesa della privacy. "Non lo posso fare – ha ribadito Bertolaso –. Ma se non posso contattare direttamente una persona, quella resta in balia dei mass media, degli scienziati da televisione, delle fake news. Io invece voglio la responsabilità di telefonare al cittadino, poi se a lui prende un coccolone può anche prendersela con me Stato, ma io devo tenere sotto controlla la vaccinazione per difendere la salute di tutti" ha ribadito Bertolaso all'incontro a cui era presente anche Francesco Vaia, direttore dell'Istituto per le malattie infettiva Lazzaro Spallanzani di Roma.

Bertolaso: "Stato di emergenza va prorogato" - VIDEO

Un paradosso bello e buono di fronte al quale le Regioni e il Paese devono trovare una soluzione anche per l’assessore alla Salute del Lazio Alessio D’Amato, confermando la posizione del numero uno della campagna vaccinale lombarda. "Noi la chiamata nel Lazio la facciamo, ma dobbiamo trovare degli escamotage per non violare la legge. Li chiamiamo, ricapitoliamo la situazione generale e gli ricordiamo le possibilità a cui quel cittadino può accedere, ma non possiamo dir loro di presentarsi domani mattina per fare il vaccino", dice D'Amato. 

Non solo privacy perché, come nelle migliori tradizioni italiane, ogni cosa viene appesantita dalla burocrazia. E anche in questo caso l’esperienza lombarda è emblematica: "Quando mi sono messo alla guida della task force per il vaccino anti Covid, - ha continuato Bertolaso - ci siamo messi intorno ad un tavolo: bisognava fare squadra. Il problema è che per buona parte di questa campagna ci siamo messi con carta e penna".

Una cosa che non dovrebbe stupire se si pensa che un italiano, per vaccinarsi, deve compilare almeno undici fogli di carta. Tanto che nella campagna vaccinale di quest’anno, ogni operatore sanitario doveva avere 44 fogli a disposizione per vaccinare una persona. 11 per ogni tipo di vaccino. "Abbiamo demolito un pezzo di foresta Amazzonica per vaccinare l’Italia", rimarca Bertolaso. Dunque occorre ripensare il sistema di vaccinazione in una condizione di emergenza che, a sentire Bertolaso, potrebbe rinnovarsi all’infinito. "La scienza ci dice che solo vaccinando controlliamo il Covid, non possiamo eradicarlo, ma contenerlo, evitando tanti morti. Con il vaccino riduciamo il Covid magari ad un banale raffreddore o influenza. Ma serve più digitalizzazione", conclude. Guardare Israele per credere. 
 

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