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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Coronavirus, perché il test della saliva può essere un'alternativa intelligente al tampone

Se si vorranno testare sempre più persone su base regolare, serviranno metodi meno invasivi rispetto ai tamponi rinofaringei. Arrivano dagli Usa segnali incoraggianti riguardo allo sviluppo di test diagnostici che partono dalla saliva. L'Italia guarda con attenzione alle novità

Se si vorranno testare sempre più persone su base regolare, serviranno metodi meno invasivi rispetto ai tamponi rinofaringei. E' in fase di sperimentazione il nuovo test sulla saliva. Potrebbe (d'obbligo il condizionale) sostituire in parte, in futuro, i classici tamponi. Se i test sierologici ci possono dire con un grado di affidabilità abbastanza alto se abbiamo avuto il coronavirus, servono soluzioni che ci dicano se una persona ha il coronavirus in un dato momento. Per individuare i positivi, gli Stati Uniti stanno testando un test della saliva. Il New Jersey è già partito con la sperimentazione.

Secondo un primo studio (i cui risultati per ora sono parziali) il test della saliva sarebbe "un’alternativa interessante": è meno invasivo, ma sarebbe anche utilissimo per gli operatori sanitari perché il campione di saliva si può raccogliere autonomamente (come funziona per l'esame delle urine). In prospettiva si potrebbero mettere in commercio dei kit monouso che le persone consegnerebbero personalmente ai laboratori di analisi. Se i lavoratori di determinati settori dovranno essere testati spesso, non si può pensare di fare tamponi rinofaringei due volte a settimana. Il test salivare, se la sperimentazione porterà buone notizie, è un'alternativa da prendere in seria considerazione.

Sebbene non siano così veloci da elaborare come i più veloci test con tampone, i test sulla saliva potrebbero trasformare la diagnosi di Covid-19 (ci vogliono 72 ore circa per i risultati). Se ce ne saranno in numero sufficiente e se sarà possibile analizzarli da un numero sufficiente di laboratori, i test salivari potrebbero alleviare le carenze diagnostiche che hanno ostacolato il contenimento della pandemia e offrire alle aziende un modo meno oneroso di vedere se i lavoratori sono infetti. "Poiché il test della saliva si basa su attrezzature ampiamente disponibili - nota il New York Times - offre anche la speranza di un'implementazione a livello nazionale senza incontrare i problemi di approvvigionamento che hanno riguardato i tamponi". La saliva viene immersa in un liquido che la conserva fino a quando non può essere analizzata.

La novità sarebbe di rilievo, e avrebbe prospettive molto interessanti e immediate. Un esempio? Pensiamo al turismo. In Sardegna l'ipotesi di un test salivare per i turisti piace al presidente della Regione Christian Solinas, che ieri ne ha parlato apertamente. "Il turismo è fondamentale per l'economia dell'isola perché rappresenta, insieme all'indotto, il 14% del nostro Pil. È chiaro - ha detto a SkyTg24 - che questa stagione non potrà essere come quelle che abbiamo conosciuto finora. Questa pandemia ha colpito tutto il mondo e in Sardegna, che ha il 99% di accessi internazionali per il suo turismo, deve essere un campanello di attenzione particolare nella disciplina di nuovi arrivi". 

Ma come fare per sapere con certezza se i turisti che arrivano sull'isola abbiano o meno il virus? "La prima ipotesi che avevamo formulato era quella di una sorta di passaporto sanitario, che consentisse a chi intende raggiungere la Sardegna di effettuare un test che non abbia più di sette giorni di anzianità nell'esecuzione, che certifichi la  condizione di negatività al coronavirus". Si è presto capito che non è una strada percorribile. "Questo al momento in Italia determina diverse criticità, mentre a livello internazionale si sta andando verso una  progressiva liberalizzazione di questi test, che da qui a breve potranno essere effettuati in tutti i laboratori. Stiamo osservando con attenzione assieme ai nostri tecnici anche lo sviluppo di test diagnostici che partono dalla saliva e quindi rendono più semplice certificare questa condizione - ha concluso - Qualora questo si perfezionasse, penseremmo di avere un accesso contingentato in questi termini, in maniera tale da connotare la Sardegna come luogo nel quale si può venire in totale sicurezza perché chi entra è certificatamente negativo''.

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