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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Coronavirus: perché dobbiamo preoccuparci anche se i contagi sembrano in calo

Il numero dei tamponi processati è il più basso dal 19 ottobre scorso. Il tasso di positività è sostanzialmente stabile da tre settimane. E la curva delle terapie intensive scende molto lentamente. L'analisi del bollettino

Il primo dato che emerge dal bollettino di oggi è il calo dei tamponi processati: solo 103.584, il numero più basso dal 19 ottobre scorso. Di conseguenza scendono anche i casi di coronavirus registrati nelle ultime 24 ore: solo 12.030, in calo rispetto ai 17.938 di ieri quando però erano stati analizzati circa 50mila tamponi in più. Facendo un confronto con il bollettino di lunedì scorso, si nota come il numero dei casi sia tutto sommato paragonabile (12.030 contro 13.720) a fronte di circa 10mila test in meno. Insomma, non si intravede questo grande miglioramento nella curva. Che tuttavia ha fatto già registrare una frenata importante già a fine novembre. Dal picco di 40mila casi, siamo passati a una situazione molto più gestibile. Il timore di molti esperti, anche a giudicare gli ultimi dati, è che però il rallentamento si sia fermato o sia comunque molto lento.

Come fa notare Lorenzo Ruffino su Twitter, se prendiamo i casi registrati negli ultimi 4 lunedì, la variazione media è del -40% mentre i tamponi sono diminuiti del 24.

  • questa settimana: 12.030
  • scorsa settimana: 13.720
  • due settimane fa: 16.377
  • tre settimane fa: 22.930
  • quattro settimane fa: 27.354

Insomma, anche se il numero odierno dei casi sembra in calo, la situazione è tutt'altro che rosea. Anche perché altri indicatori non sono così positivi. I ricoveri nei reparti di area medica infatti tornano a crescere, sebbene di sole 30 unità. In calo il saldo tra ingressi e uscite nei reparti di terapia intensiva (-63), così come il dato relativo agli ingressi: 138 nelle ultime 24 ore, contro i 152 di ieri e i 195 di sabato. Ma come sempre serve cautela.

  • 14 dicembre 138
  • 13 dicembre 152
  • 12 dicembre 195
  • 11 dicembre 208
  • 10 dicembre 251
  • 9 dicembre 152
  • 8 dicembre 192
  • 7 dicembre 144
  • 6 dicembre 150
  • 5 dicembre 192
  • 4 dicembre 201
  • 3 dicembre 217

Se guardiamo ai dati disponibili dal 3 dicembre ad oggi, non sembra esserci stato un calo così netto. Nè va dimenticato che i ritardi di notifica specie a ridosso del week end sono sempre possibili. Il trend va dunque valutato in un periodo di tempo più ampio.

Come fa notare anche il matematico Giovanni Sebastiani, del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Iac) "da circa dieci giorni l'analisi della variazione giornaliera dei ricoveri nelle terapie intensive e degli ingressi nello stesso tipo di reparti indica una costante", laddove il numero dei decessi "ha cominciato a scendere”.

Per quanto riguarda le vittime (491 nelle ultime 24 ore) il calo è abbastanza evidente se paragoniamo i numeri di oggi a quelli di 2-3 settimane fa. 

  • questa settimana: 491
  • scorsa settimana: 528
  • due settimane fa: 672
  • tre settimane fa: 630
  • quattro settimane fa: 504

Il grafico in basso è a questo proposito abbastanza indicativo. Del resto, come avevano ampiamente previsto i virologi la curva dei decessi segue le altre curve con circa due settimane di ritardo.

Un altro indicatore che non fa ben sperare è quello relativo al tasso di positività dei tamponi  che ormai è sostanzialmente stabile dal 25 novembre scorso. Ciò significa che nonostante la diminuzioni dei casi, la nostra capacità di tracciamento non è migliorata granché. 

Come fanno notare sull'autorevole pagina facebook Predire è meglio che curare, "la discesa della curva dei nuovi contagi giornalieri normalizzati si fa sempre meno ripida (grafico in basso, ndr),  quasi ormai in piano e siamo ancora molto molto lontani dal plateau con il famoso contagio +1". 

curva espansione-2

"Intanto - si legge ancora nel post -, da oggi, abbiamo 16 regioni in zona gialla e nessuna regione in zona rossa, con un indici nazionale Rt=0,94 (quindi molto vicino alla soglia di riespansione dell'epidemia)". Le curva di ospedalizzazioni e terapie intensive invece "mantengono un trend di discesa anche se più lento rispetto a prima ondata". Che cosa accadrà? Nei prossimi 10-14 giorni "manterremo questi trend per tutte le curve e poi inizieremo a vedere gli effetti 'negativi' di questo rilassamento delle misure: la curva dei contagi giornalieri avrà una lieve tendenza al rialzo che si rifletterà poi sulle altre curve. La stima che abbiamo fatto diversi giorni fa di ulteriori 14.600 decessi, da qui a metà gennaio, continua a essere una realtà". 

Coronavirus: verso una nuova stretta a Natale 2020

Intanto, dopo le scene di assembramenti viste nel week end, il governo ha deciso di correre ai ripari. Questa mattina si è tenuto un vertice tra il presidente del consiglio Giuseppe Conte, i capi delegazione delle forze di maggioranza, alcuni membri del Cts e vari ministri. Una riunione convocata per discutere su una nuova possibile stretta in vista delle festività natalizie. Sarebbero tre gli scenari allo studio del Cts: portare l'Italia in zona rossa o arancione per otto giorni dal 24 dicembre al primo gennaio, oppure nei giorni festivi e prefestivi (24-27 dicembre, 31 dicembre - 2 gennaio e dal 5 al 7 gennaio), oppure direttamente dal 24 dicembre al 7 gennaio. 

Medici e virologi ritengono molto probabile - se non scontata - una recrudscenza dell'epidemia a gennaio. "Disporre nuove restrizioni" anti-Covid "a questo punto sarà necessario" ha detto all'AdnKronos Fabrizio Pregliasco. Il virologo ha definito "preoccupante" la folla che in molte città si è riversata per strada e nei negozi. "Non va bene", ha affermato il camice bianco. "È davvero fondamentale arrivare a dover stringere un po', se no fra 15 giorni ci ritroviamo con effetti pesanti". Quello che si è visto a Milano nel primo giorno di zona gialla "è stato un eccesso" ha detto Pregliasco. "È vero che nessuno ha fatto niente di illegale", considerando che la riapertura c'è stata, "ma così, tutti insieme appassionatamente" affollati, "non va bene. E se non c'è la responsabilità di ognuno finisce che bisogna arrivare a dare delle regole". 

Per Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive dell'ospedale San Martino di Genova, ci sara' una ripresa, quasi fisiologica, gia' a fine dicembre primi di gennaio. Il problema - ha detto l'infettivologo  a 'Un Giorno da Pecora',, su Rai Radio1, è che stiamo parlando di terza ondata e ancora non è esaurita la seconda, che finirà quando arriverà sotto l'1% dei positivi". 

Raggiunto dall'AdnKronos Salute, l'infettivologo ha poi spiegato che "ieri c'è stato effettivamente un grande afflusso di persone nei centri delle città per lo shopping,  ma da quello che ho potuto vedere erano tutti all'aria aperta e le persone portavano la mascherina". Insomma, "non mi pare si possa dire che gli italiani hanno fatto qualcosa di male, uscire e andare in giro per lo shopping è consentito dai colori delle Regioni". Quanto alla possibilità di una nuova stretta, per l'infettivologo "passare il Natale e Santo Stefano blindati dentro casa non serve a nulla. Ci vuole invece più consapevolezza da parte di tutti nel comprendere che atteggiamenti poco attenti possono far risalire i contagi. E poi finiamola di guardare a quello che fanno gli altri, come già successo con la Francia. Ora abbiamo gli occhi sulla Germania ma ognuno ha la sua situazione epidemiologica. Ricordo che i tedeschi a settembre hanno portato 20mila persone allo stadio".

Coronavirus: il bollettino di oggi lunedì 14 dicembre 2020

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