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Martedì, 19 Marzo 2024
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Coronavirus, iniettate prime dosi del vaccino sperimentale: ma gli ostacoli non mancano

Ricercatori brasiliani hanno iniziato a iniettare ai volontari dosi di un vaccino sperimentale. Perché i test vengono portati avanti in Brasile? E' stato scelto perché, a differenza dei Paesi europei, la pandemia è ancora in una fase ascendente. Intanto alcuni esperti sollevano dubbi sulla piena efficacia dei vaccini nei pazienti anziani e fragili

La strada verso un vaccino è ancora molto lunga. Ricercatori brasiliani hanno iniziato a iniettare ai volontari dosi di un vaccino sperimentale sviluppato dall'Università di Oxford. Lo ha annunciato l'Università Federale di San Paolo (Unifesp), incaricata di questi test. Questo vaccino, sviluppato da Oxford con il laboratorio AstraZeneca, è considerato uno dei più promettenti tra i progetti in corso al mondo. Conosciuto come ChAdOx1 nCoV-19, è stato anche testato su volontari nel Regno Unito e sarà testato questa settimana in Sudafrica. "A partire da martedì, i volontari che sono risultati negativi (al Covid-19) hanno ricevuto il vaccino", ha dichiarato l'Unifesp in una nota.

I primi volontari sono professionisti sanitari, altamente esposti al virus, tra i quali medici, infermieri e paramedici, tutti dai 18 ai 55 anni. Nel complesso, si prevede che circa 2mila volontari brasiliani parteciperanno ai test. Eduardo Pazuello, ministro della Sanità ad interim, ha annunciato ieri sera che il Brasile è vicino alla firma di un contratto con Oxford per la produzione locale di questo vaccino.

Perché i test vengono portati avanti in Brasile? Il Brasile è stato scelto per questi test perché, a differenza dei Paesi europei, la pandemia è ancora in una fase ascendente, con oltre 1,1 milioni di persone contagiate e più di 52mila morti. Qualche settimana fa, il governo dello stato di San Paolo ha annunciato un accordo per la produzione di un altro vaccino, sviluppato dal laboratorio cinese Sinovac Biotech, che sarà presto testato con 9mila volontari in Brasile.

Nel mondo sono oltre un centinaio i vaccini al momento in fase di studio e una decina nelle prime fasi di sperimentazione, con uno cinese e quello realizzato ad Oxford in collaborazione con un'azienda di Pomezia che lasciano ben sperare. "Questi vaccini hanno dimostrato finora una buona tollerabilità nell'uomo, garantendone un buon grado di protezione - ha detto ieri il direttore scientifico della Società italiana di Malattie Infettive e Tropicali, Massimo Andreoni - sicuramente sono necessari ulteriori studi per definire quale possa essere il ruolo di questi o di altri vaccini nel contrasto alla pandemia da covid. È auspicabile però che entro la fine dell'anno o per i primi mesi del 2021 un vaccino possa aver superato tutte le fasi di sperimentazione e possa essere prodotto in quantità sufficiente per essere distribuito in tutto il mondo".

Mentre diversi gruppi nel mondo sono in corsa nella ricerca di un vaccino anti-Covid-19, alcuni esperti sollevano dubbi sulla piena efficacia nei pazienti anziani e fragili, i più a rischio di complicanze legate all'infezione. A mettere in luce il problema è stato Peter Openshaw dell'Imperial College, fra i componenti del gruppo Nervtag, parlando alla Camera dei Lord. Ebbene, secondo l'esperto è possibile che il vaccino non funzioni al meglio proprio nel gruppo di popolazione più a rischio di effetti 'pesanti'. Un po' come accade con l'influenza. Un problema che si può contrastare immunizzando le persone che li circondano, come i nipotini, riferisce il 'Guardian'.

"A volte è possibile proteggere un gruppo vulnerabile colpendo un altro gruppo e questo, ad esempio, è stato fatto con l'influenza", ha detto l'esperto. Secondo Arne Akbar, docente di immunologia dell'University College of London e presidente della British Society of Immunology, gli scienziati devono capire che cosa non funziona con il sistema immunitario delle persone anziane. Dal canto suo Sarah Gilbert, docente di vaccinologia della Oxoford University - che sta sperimentando un vaccino anti-Covid - ha spiegato alla Camera dei Lord che nessuno dei 140 vaccini in sviluppo sarà perfetto, "anche se per essere utile un siero non deve essere efficace al 100%". Dal momento che i casi nel Regno Unito sono in calo, l'Oxford University punta ai trial in Brasile e in Sudafrica. Mentre AstraZeneca, che produrrà il vaccino di Oxford, sta pianificando una sperimentazione in Usa su 30mila persone.

Ci sono anche altri problemi per i sistemi sanitari di alcuni Paesi esteri, ancor più impellenti. Mentre il numero dei contagi di coronavirus nel mondo sta crescendo a un ritmo di circa un milione per settimana, l'Organizzazione mondiale della Sanità ha avvertito che gli ospedali stanno affrontando una grave carenza di concentratori di ossigeno, necessari per la respirazione dei pazienti più gravi. "Molti paesi stanno riscontrando difficoltà nell'ottenere concentratori di ossigeno", ha dichiarato il direttore generale dell'Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus. "La domanda sta attualmente superando l'offerta", ha L'Oms ha acquistato 14.000 concentratori di ossigeno dai produttori e prevede di inviarli in 120 Paesi nelle prossime settimane, ha spiegato il direttore dell'organizzazione. Altri 170mila concentratori, per un valore di circa 100 milioni di dollari, saranno potenzialmente disponibili nei prossimi sei mesi. I casi di contagio del coronavirus nel mondo hanno superato oggi la soglia di 9,4 milioni e l'Oms prevede che le infezioni globali supereranno i 10 milioni entro la fine di questa settimana. Dall'inizio della pandemia, più di 480mila persone hanno perso la vita.

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