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Mercoledì, 24 Aprile 2024
La classifica internazionale

L'Italia è un po' meno corrotta

Il Belpaese sale di dieci posizioni e tre punti nel report di Transparency International, che valuta la percezione della corruzione. Siamo al 42° posto su180, meglio di prima ma ancora sotto la media dei paesi dell’Europa occidentale

Un Paese più credibile di prima, ma non ancora quanto i "vicini di casa" dell'Europa occidentale. L'Italia sale di dieci posizioni (e tre punti) nella classifica di Transparency International: che valuta la percezione della corruzione. I dati sono relativi al 2021 e sono stati diffusi oggi 25 gennaio 2022: siamo al 42° posto su 180 con 56 punti (lo scorso anno l’Italia occupava il 52° posto). Meglio di prima, ma non benissimo. La media dei paesi dell’Europa occidentale è di 66 punti.

Cosa è l'indice di percezione della corruzione

L’indice di Percezione della Corruzione (CPI) di Transparency International misura la percezione della corruzione nel settore pubblico e nella politica in numerosi Paesi di tutto il mondo. Lo fa basandosi sull’opinione di esperti e assegnando una valutazione che va da 0, per i Paesi ritenuti molto corrotti, a 100, per quelli “puliti”.

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La credibilità dell'Italia

L’andamento dell'Italia è positivo. Dal 2012 c'è stata una risalita di 14 punti. La media dei paesi dell’Europa occidentale è di 66 punti. Il primato dell'integrità secondo il report spetta a Danimarca, Finlandia e Nuova Zelanda con 88 punti. Un disastro invece Somalia, Siria, Sud Sudan con un punteggio, rispettivamente, di 13 per i primi due e di 11 per la terza. Dal 2012 al 2021, ben 154 Paesi non hanno compiuto progressi significativi o hanno peggiorato il loro punteggio, e in quest’ultimo anno 2/3 dei Paesi analizzati (123 su 180) presentano ancora importanti problemi di corruzione, avendo conseguito un punteggio inferiore a 50, ed evidenziano un forte rischio di arretramento nella tutela dei diritti umani, nella libertà di espressione e di una crisi della democrazia.

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"La credibilità internazionale dell’Italia si è rafforzata in quest’ultimo anno anche per effetto degli sforzi di numerosi stakeholder del settore privato e della società civile nel promuovere i valori della trasparenza, dell’anticorruzione e dell’integrità. L’emergenza generata dalla pandemia ha fortemente influenzato l’elaborazione del Ci, dal momento che in alcuni casi ha generato una minor fiducia nei Paesi che hanno preferito rimuovere le garanzie di controllo, in altri ha determinato un rafforzamento della coscienza collettiva e risposte più solide da parte dei Governi", dice il presidente di Transparency International Italia Iole Anna Savini.

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Sul fronte anticorruzione e trasparenza rimangono tuttavia ancora alcuni temi in sospeso. "Tra le questioni più rilevanti- sostiene il direttore di Transparency International Italia Giovanni Colombo - vi è il ritardo nella trasposizione della Direttiva europea 2019/1937 sul tema del whistleblowing, i cui termini sono scaduti a dicembre 2021, che consentirebbe di completare la disciplina contenuta nella legge 179/2017. Siamo inoltre ancora in attesa della pubblicazione del registro dei titolari effettivi e ci auguriamo che il processo legislativo per la regolamentazione del lobbying sia portato a termine nel migliore dei modi”.

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Le sfide dell'Italia

“L’Italia ha fatto importanti passi avanti. Lo dico con orgoglio, ma anche con responsabilità, perché questo ci impegna a proseguire il cammino”, commenta il presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione Giuseppe Busia. “L’obiettivo della trasparenza deve essere prioritario per il Paese, specie in questa fase importante di realizzazione dei progetti del Pnrr – ha aggiunto Busia - E’ l’elemento chiave per far sì che la ripresa dell’Italia sia duratura, e non si fermi al 2026. La prevenzione della corruzione va coniugata con efficienza della pubblica amministrazione”.

Busia indica quattro impegni concreti da portare avanti: "Il primo è la digitalizzazione, per garantire massima trasparenza degli appalti, la scelta dei migliori e il controllo dei cittadini. Anac sta lavorando molto a tale obiettivo attraverso la Banca dati unica degli appalti pubblici, da cui passeranno i contratti del Pnrr. Secondo punto, il recepimento della direttiva europea sul whistleblowing (e abbiamo avuto importanti rassicurazioni dal ministro Cartabia al riguardo). Serve, inoltre, un lavoro culturale profondo nel Paese per far sì che il whistleblowing svolga l’azione di vedetta civica nella società e nel mondo del lavoro”. C'è poi la realizzazione della Piattaforma unica della trasparenza, prevista dal Pnrr e affidata ad Anac, “e soprattutto la garanzia di indipendenza per Autorità come Anac che operano sul fronte dell’anticorruzione”.

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