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Martedì, 23 Aprile 2024
Il monitoraggio

Il Covid rallenta: "Primi segnali di stabilità", chi sono i più contagiati

Secondo l'istituto superiore di sanità l'Rt è in lieve calo, ma sempre sopra la soglia di guardia. Regioni in affanno. Casi ancora in aumento nei bambini. I dati su vaccini e ricoveri

Luci e ombre nel monitoraggio settimanale sull'andamento della pandemia fatto dall'Istituto superiore della sanità. Se da lato, dopo 12 settimane di crescita continua si registra una prima stabilizzazione dell'incidenza, dall'altro le Regioni sono in affanno nel caricamento dei dati per la grande mole di casi con cui devono fare i conti. Il monito del presidente dell'Iss Silvio Brusaferro:"Sapendo che Omicron è largamente dominante, è fondamentale il rispetto rigoroso delle misure comportamentali e garantire la copertura vaccinale".  

Il bollettino Covid di oggi 21 gennaio 2022: 179.106 nuovi casi e 373 vittime

"Dopo 12 settimane di crescita continua dell'epidemia di Covid si osservano questa settimana dei segnali di stabilizzazione dell'incidenza, della trasmissibilità dei casi e dell'occupazione dei posti letto in terapia intensiva. L'utilizzo dei servizi ospedalieri resta però importante ed è necessario non incrementare ulteriormente questo impegno", spiega Brusaferro.

Quattro regioni in zona arancione da lunedì, Puglia e Sardegna in giallo

L'indice Rt

Si assiste ai primi segnali di una stabilizzazione della curva, l'Rt sui sintomatici è in decrescita, a 1.15, e lo è anche quello delle ospedalizzazioni, che supera di poco il valore di 1, in entrambi i casi restano sopra la soglia epidemica. 
Per la cabina di regia, "la sintesi degli indicatori settimanali ci indica un'incidenza a 2011 per 100 mila abitanti, la settimana scorsa eravamo a 1988 e quella prima ancora, due settimane fa, a 1699. Si tratta di una situazione che tende alla stabilizzazione, quello che vediamo nelle terapie intensive, in termini assoluti, è che si passa da 1668 a 1698 casi, una lieve crescita ma anche un indice di un forte rallentamento". 

Brusaferro sottolinea però che "Quando guardiamo i posti letto in area medica c'è ancora una forte crescita: da 17648 a 19659. Le proiezioni a trenta giorni mostrano un impegno delle terapie intensive contenuto mentre per le aree mediche, con questo trend, mostrano un impegno significativo. Sempre, però, fronte del fatto che le Regioni hanno difficoltà a caricare i propri dati in modo tempestivo".

La situazione in Europa

"La mappa europea - spiega Brusaferro - ci indica che il rosso scuro coinvolge ancora tutti i Paesi, le curve sono in crescita ovunque e quella italiana è marcata, ma in un quadro di crescita in rallentamento. In tutte le Regioni italiane la crescita è ancora elevata, ma ce ne sono alcune che mostrano una lieve contro tendenza.

Chi si ammala di più

Per quanto riguarda le fasce di età, negli ultimi sette giorni c'è stata una "decrescita più marcata tra i 20 e i 29 anni, rimane però in crescita la fascia 0-9 anni". Brusaferro spiega che "Si inizia tuttavia a vedere un rallentamento generale in diverse fasce. In quella pediatrica l'incidenza per i ricoveri per abitanti è contenuta nei numeri ma c'è, per questo è importante la vaccinazione per queste fasce di età", raccomanda il presidente Iss.

Chi contrae l'infezione ha un'età media di 38 anni, un dato stabile. Chi invece finisce in ospedale ha mediamente un'età che varia tra i 60 e i 70 anni. Over 80 la maggior parte delle vittime. Per Brusaferro questi numeri evidenziano "l'importanza anche nelle fasce più avanzate di vaccinarsi e di completare il ciclo con la dose booster".  

I vaccini

In questa settimana sono cresciute le dosi booster, con gli over 80 che hanno raggiunto ormai l'80% di vaccinati con terza dose. Si incrementa anche il numero di persone che hanno fatto la prima dose e tra gli over 80 siamo arrivati al 96,4%. La fascia 20-29 anni ha superato il 92% e la fascia 12-19 ha superato l'83% sempre per la prima dose. Tra 5 e 11 anni è stato invece superato il 25% per le prime dosi. A fronte di questi risultati positivi c'è però ancora una parte di popolazione soprattutto tra 30 e 70 anni che non ha ancora fatto la prima dose.

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