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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Covid

La pandemia non è finita: "Nuova ondata nelle prossime settimane"

Secondo gli esperti dell'Agenzia europea del Farmaco le nuove varianti di Omicron faranno da traino per un nuovo aumento dei contagi: "La scorsa settimana BQ.1 è stata identificata in almeno 5 Paesi dell'Ue, seguiamo con attenzione la sottovariante XBB"

La pandemia non è finita, anzi, nelle prossime settimane potremmo dover fare i conti con una nuova ondata di contagi, trainati dalle nuove sottovarianti di Omicron. A lanciare l'allarme è l'Ema, l'Agenzia europea del farmaco, che ha fatto il punto della situazione sulla diffusione del virus: "Sono passati esattamente mille giorni da quando l'Organizzazione mondiale della sanità ha dichiarato Covid-19 Emergenza sanitaria pubblica di interesse internazionale (Pheic, ndr). E sono successe molte cose da allora. Oggi abbiamo molte opzioni per proteggerci: 6 vaccini per i cicli primari, 4 vaccini adattati e 8 terapie in Ue".

L'allarme Ema: "In arrivo una nuova ondata"

Ma cosa ci aspetta? Secondo Marco Cavaleri, responsabile della strategia per le minacce sanitarie e i vaccini dell'Ema, i casi sono destinati ad aumentare di nuovo: "La pandemia non è ancora finita. L'autunno è cominciato da un mese e assistiamo a un aumento generale dei casi e dei morti in Ue/Spazio economico europeo. Infezioni e ricoveri stanno aumentando fra gli over 65 e una nuova ondata è attesa nelle prossime settimane, guidata dalle nuove sottovarianti di Omicron, secondo i dati raccolti dall'Ecdc, Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie".

L'esperto ha ribadito che non è finita "e siamo ancora in un'emergenza globale, come ha stabilito l'Oms la scorsa settimana. La nostra raccomandazione per i cittadini Ue rimane di vaccinarsi e fare i richiami ora, specialmente se la propria situazione personale li pone a rischio aumentato" rispetto a Covid.

Covid, le nuove sottovarianti

Cavaleri, durante il briefing periodico con i media, ha anche illustrato quali sono le sottovarianti del virus che potrebbero prendere il sopravvento nelle prossime settimane: "Oggi Omicron 4 e 5 sono ancora dominanti in Europa, ma nuove sottovarianti, nate da Omicron BA.2 e BA.5, stanno emergendo in diverse parti del mondo. La scorsa settimana una delle nuove sottovarianti di Omicron, chiamata BQ.1, è stata identificata in almeno 5 Paesi dell'Ue/Spazio economico europeo. Secondo l'Ecdc, Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, questo mutante e il suo sottolignaggio BQ.1.1, battezzato 'Cerberus' sui social, diventeranno il ceppo dominante tra novembre e l'inizio di dicembre".

"Al momento - ha aggiunto l'esperto - non è noto se BQ.1, con il suo sottolignaggio BQ.1.1 Cerberus, destinati a diventare dominanti in Ue secondo le previsioni del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie Ecdc, "sarà più trasmissibile o causerà una malattia più grave rispetto a Omicron BA.4 e BA.5. Quello che però già si sa è che ha una capacità maggiore di sfuggire all'immunità conferita dalla vaccinazione o dall'infezione naturale, inclusa quella da Omicron, e di resistere agli anticorpi monoclonali attualmente disponibili".

In particolare, gli esperti dell'Ema stanno seguendo con attenzione alcune sottovarianti Omicron di Sars-CoV-2: "XBB che si sta diffondendo rapidamente in Asia ed è stata già rilevata in alcuni Paesi europei". La sottovariante XBB (già ribattezzata Gryphon sui social) è un ricombinante di Ba.2.10.1 e Ba.2.75 (Centaurus), con 14 mutazioni aggiuntive nella proteina Spike di Ba.2. Insieme a BQ.1 e BQ.1.1 (Cerberus), è infatti una delle nuove sottovarianti sotto la lente in Europa e in diverse parti del mondo.

"Il virus è diventato più veloce"

Secondo Cavaleri, il virus si evolve in maniera più rapida dei nostri progressi con i vaccini: "Gli ultimi sviluppi mostrano che il virus" Sars-CoV-2 "è più veloce di quanto potremmo mai essere noi nell'adattamento dei vaccini" anti-Covid. Noi dunque non dovremmo inseguire continuamente il virus e dovremmo considerare di adattare i vaccini solo quando la differenza tra i ceppi in circolazione e la composizione dei vaccini diventa maggiore da un punto di vista immunologico. Questo è stato l'approccio fino ad ora: adattare la composizione del vaccino se può migliorare la neutralizzazione contro i ceppi circolanti, "pur riconoscendo che è difficile mantenere i vaccini perfettamente corrispondenti alle varianti in circolazione".

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