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Martedì, 23 Aprile 2024
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Covid: perché i casi sono esplosi in Italia e cosa succederà in autunno

Aumentano i ricoveri, ma nelle strutture ospedaliere il problema è soprattutto organizzativo e si pensa a come affrontare la stagione invernale. Le regioni dove il virus corre di più e le parole degli esperti per capire cosa sta cambiando in questa fase

Il Covid a luglio 2022 in Italia causa molte, molte, molte meno polmoniti delle ondate precedenti ma rischia di creare problemi grossi agli ospedali già questa estate, perché nel giro di qualche giorno si supererà quota 10mila ricoverati postivi al Covid: ieri 8.220 di cui solo 325 in terapia intensiva. Il rischio è che le liste d’attesa per tutte le prestazioni il prossimo autunno, se si registreranno ondate simili, si allunghino a dismisura. Il vero problema con Omicron 5 non sono tanto i pazienti gravi, in crescita ma contenuti. Lo ha ribadito il dg Prevenzione del ministero della Salute, Gianni Rezza: "Fortunatamente le polmoniti da Covid oggi sono rare, grazie al fatto che Omicron rispetto a Delta è una variante meno aggressiva". Il punto è che va ripensata probabilmene l'organizzazione delle strutture.

Chi sono i positivi che finiscono in ospedale

Sono 8mila gli italiani positivi al Covid e ricoverati in ospedale, ma attenzione: più o meno la metà di essi lo ha scoperto dopo un tampone fatto magari in pronto soccorso o prima di un ricovero per un intervento o per curare un'altra patologia, che non è il Covid: sono dunque contagiati senza sintomi o con sintomi leggeri che erano andati in ospedale per un altro motivo. Ma che ora dopo la scoperta della positività vanno isolati dagli altri pazienti del reparto di cardiologia, chirurgia, drenando letti e risorse.

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Un problema di logistica non proprio facile da gestire che era già emerso nella quarta ondata, con tantissimi contagi e molte ospedalizzazioni di pazienti non "per" Covid (cioè con polmoniti o malattie respiratorie legate al virus) ma anche "con" Covid (cioè che si scoprono positivi dopo un tampone in ospedale). All'epoca le Regioni avevano chiesto di togliere dal computo dei ricoveri proprio i pazienti "con" Covid. La Fiaso, federazione che riunisce i manager di Asl e ospedali, grazie al monitoraggio dei suoi ospedali “sentinella”, segnala un aumento complessivo dei ricoveri (+19%) nell’ultima settimana con aumento maggiore di quelli “per” Covid (+24,5%) rispetto a quelli “con” Covid (+13,7%). Per la prima volta i primi hanno superato i secondi, ma comunque se il 52% è ricoverato per sintomi respiratori ben il 48% è in ospedale per altre ragioni.

Il vero problema per l'autunno

Che cosa si farà in autunno? Ci sono due modelli possibili per i pazienti con Covid secondo la Fiaso: uno con meno ricoveri prevede l'isolamento del positivo in "bolle" all’interno dei singoli reparti dedicati alle varie patologie, l’altro prevede l’apertura di reparti multidisciplinari dove isolare i pazienti positivi. In pratica creando una grande area definita in gergo "sporca", in ogni ospedale grande o piccolo, dove ricoverare i pazienti positivi ma ricoverati per altri motivi.

Chi finisce in ospedale con la polmonite dopo due anni e mezzo di pandemia e con la stragrande maggioranza della popolazione vaccinata e dunque protetta dalla malattia grave? "Chi viene ricoverato, non è a causa del covid. Ha altri problemi, entra in ospedale, gli fanno il tampone, e risulta positivo - aveva spiegato due settimane fa molto chiaramente il professor Sergio Babudieri, responsabile dell’unità operativa di Malattie Infettive dell’Aou di Sassari, intervistato dalla Nuova Sardegna - I vaccini, ormai è appurato, danno una protezione clinica, evitano le complicazioni respiratorie, ma non sono una barriera per le infezioni. Quindi i contagi ci saranno sempre, ma non si rischierà la vita. Con gli antivirali orali e tra poco con gli anticorpi monoclonali intramuscolo, ci si difende efficacemente. Per questo voglio ancora ribadire una cosa importante: tenete i vostri nonni alla larga dall’ospedale, portateli solo se strettamente necessario. Le persone anziane sono pazienti delicati. Se entrano e sono positivi al test, poi finiscono in isolamento e rischiano di non uscire più". "Ogni variante che sovrasta le altre sarà sempre più infettante. Se così non fosse, d’altronde, non prevarrebbe. Più risulta contagiosa e meno è controllabile - dice Babudieri - È bene che entri in testa: presente quando tutti ci becchiamo il raffreddore? Con il covid ormai sarà la stessa cosa. È tempo di derubricarlo a comune influenza pre 2020". Un punto di vista chiaro, e che arriva non da un passante, ma da chi cura ogni giorno pazienti Covid in reparto. 

Le regioni dove salgono i ricoveri

Sale intanto di un punto percentuale nell'arco di 24 ore, in Italia, tornando al 4%, la percentuale di posti nelle terapie intensive occupata da pazienti con Covid-19, un valore ancora lontanissimo da livelli di allerta ma più alto rispetto al 2% che si registrava esattamente un anno fa. Resta invece ferma al 12%, a livello nazionale, l'occupazione dei posti letto nei reparti di area medica e 3 sono le regioni in cui supera il 20%: Calabria (24%), Sicilia (25%), Umbria (32%). A descrivere l'ondata estiva di Covid-19 sono i dati dell'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas) del 5 luglio 2022, pubblicati ieri. Nel dettaglio, in base al monitoraggio, la percentuale di posti letto nei reparti di area medica o non critica), nell'arco di 24 ore, cala in Basilicata (17%) e Valle d'Aosta (20%) ma cresce in 10 regioni: Calabria (24%), Campania (15%), Lombardia (11%), Marche (14%), Pa Trento (12%), Piemonte (7%), Sardegna (9%), Sicilia (25%), Toscana (12%), Umbria (32%). E' stabile in 9: Abruzzo (al 13%), Emilia Romagna (13%), Friuli Venezia Giulia (13%), Lazio (11%), Liguria (16%), Molise (7%), Pa Bolzano (12%), Puglia (14%) e Veneto (9%) . L'occupazione dei posti nelle terapie intensive da parte di pazienti con Covid-19, cala in Friuli Venezia Giulia (4%) e Piemonte (1%), ma cresce in 7 regioni: Marche (3%), Pa Bolzano (3%), Puglia (4%), Sardegna (5%), Sicilia (5%), Umbria (8%) e Veneto (3%). E' stabile in 11 regioni o province autonome: Abruzzo (al 3%), Basilicata (3%), Calabria (4%), Campania (6%), Emilia Romagna (3%), Lazio (7%), Liguria (3%), Lombardia (1%), Molise (3%), Pa Trento (1%), Toscana (4%). In Valle d'Aosta (0%) la variazione non e' disponibile.

Perché ci sono così tanti casi 

"La curva cresce in modo rapido da almeno 4 settimane - spiega a Repubblica Roberto Battiston, fisico sperimentale all’università di Trento, che coordina l’Osservatorio locale dei dati epidemiologici sul Covid - Ha andamento esponenziale come in generale fanno le curve epidemiche. All’inizio i numeri sembrano piccoli. Ora che abbiamo oltre 100 mila casi al giorno ci preoccupiamo. Ma è da giugno, di fatto dall’abbandono degli obblighi di distanziamento, che il virus cresce. Quel mese i casi sono quintuplicati. Erano 100 mila durante la prima settimana di giugno, sono arrivati a mezzo milione nella prima di luglio. Sono numeri grandi. Sarà difficile frenarne l’ulteriore crescita senza qualche misura di protezione".

Perché ci sono così tanti casi? "Omicron 5 e le sue varianti sono molto contagiose, paragonabili al morbillo  - continua l'esperto - La ventata dell’ultima variante, poi, è arrivata quando avevamo ancora molta brace accesa. L’estate scorsa all’inizio di agosto eravamo scesi a meno di 50 mila positivi totali, meno di un ventesimo degli attuali. Quando il 27 luglio 2021 è iniziata la risalita alimentata da Delta, venivamo da 12 settimane di decrescita. Omicron 5 invece ci ha colto con più di mezzo milione di positivi noti. Ne è seguita una crescita esponenziale, che quando parti da numeri così alti, ti fa schizzare in su". "Oggi il rischio di morire di Covid è basso, ma non nullo - conclude l'esperto - Nel momento in cui il bacino dei positivi supera il milione, possiamo aspettarci anche più di 100 vittime al giorno". E' quel che sta succedendo. 

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