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Mercoledì, 24 Aprile 2024
I numeri "parlano"

Covid, le zone d'Italia in cui i contagi esplodono (di nuovo)

Occhi puntati su tre cluster di province. L'analisi del matematico Giovanni Sebastiani, dell'Istituto per le Applicazioni del Calcolo 'M.Picone' (Cnr)

L'epidemia non è finita, nonostante la fase emergenziale sia ormai, fortuntamente, alle spalle. Sale in varie province italiane l'incidenza dei positivi ai test molecolari e antigenici e sono ben 37 quelle in cui si rileva un trend di crescita e un aumento percentuale dell'incidenza negli ultimi sette giorni maggiore di almeno il 10% rispetto a quella dei sette giorni precedenti. A dirlo sono le analisi delle differenze settimanali dei dati dell'incidenza di positivi ai test molecolari e antigenici assieme, elaborate dal matematico Giovanni Sebastiani, dell'Istituto per le Applicazioni del Calcolo 'M.Picone', del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr). Dall'analisi emerge inoltre che "le province sono raggruppate in tre cluster, dove sono tutte confinanti tra loro, e in un gruppo in cui sono quasi tutte confinanti tra loro".

Occhi puntati su tre zone

Il primo cluster "attenzionato" è composto da province appartenenti a tutte le regioni del Centro-Sud, a partire da Lazio, Umbria e Marche incluse in giù: Terni, Rieti, Ascoli Piceno, Fermo, Teramo, L'Aquila, Chieti, Pescara, Campobasso, Benevento, Napoli, Caserta, Avellino. Salerno, Matera, Potenza, Foggia, Brindisi, Taranto, Lecce, Cosenza e Crotone.

Il secondo cluster comprende province siciliane confinanti tra loro: Caltanissetta, Agrigento, Enna, Ragusa, Catania, Siracusa e Trapani.

Il terzo cluster comprende province sarde confinanti tra loro: Cagliari, Sud Sardegna e Nuoro.

Nel Nord Italia Sebastiani segnala anche un gruppo di province di Piemonte e Liguria, che formano un cluster di province quasi tutte confinanti tra loro: Novara, Biella, Vercelli, Cuneo e Imperia.

Covid, le province con l'incidenza in aumento

Di seguito l'elenco delle province coinvolte, con i valori dell'incidenza di positivi per 100.000 abitanti negli ultimi sette giorni e l'aumento percentuale rispetto ai sette giorni precedenti: Matera (880, 47%), Cosenza (690, 33%), Ragusa (650, 26%), Nuoro (820, 24%), L'Aquila (860, 24%), Sud Sardegna (860, 24%), Imperia (630, 23%), Agrigento (680, 22%), Brindisi (1.000, 21%), Taranto (930, 20%), Chieti (1.270, 20%), Benevento (1.030, 20%), Biella (510, 20%), Potenza (930,19%), Napoli (780,19%), Pescara (1.140, 18%), Crotone (800, 18%), Enna (590,18%), Caltanissetta (580, 18%), Campobasso (890, 18%), Vercelli (520, 17%), Caserta (950, 17%), Catania (580,16%), Teramo (1.150, 15%), Avellino (1.100, 15%), Terni (790, 14%), Rieti (940, 14%), Ascoli Piceno (1.240, 14%), Cuneo (430, 14%), Fermo (840, 13%), Salerno (970,12%), Lecce (840, 12%), Novara (420, 12%), Cagliari (850, 11%), Siracusa (760, 11%), Trapani (670, 11%), Foggia (710, 10%).

Chi muore oggi di Covid?

I numeri dei contagi effettivamente sono ancora alti in mezza Italia, ma l'attenzione deve essere concentrata soprattutto sul dato dei ricoveri, che il monitoraggio settimanale a cura dell'Iss, indica invece essere stabili. Secondo il virologo Massimo Galli e il microbiologo Andrea Crisanti, a non farcela e a morire dopo la diagnosi di positività al Sars-Cov-2 sono quasi sempre ultraottantenni con altre patologie concomitanti. Persone che, pur vaccinate, una volta colpite dal Covid vedono precipitare rapidamente la propria condizione clinica, senza che si faccia in tempo a ricoverarli in terapia intensiva. E' risaputo, dopo due anni di pandemia, che per anziani e per tutte le persone con il sistema immunitario compromesso il Covid resta una minaccia seria, anche nella versione di Omicron.

Poi c'è un altro elemento da sottolineare. Grazie alla campagna vaccinale che protegge dalle forme di malattia più gravi e a fronte delle nuove varianti che hanno soppiantato nel tempo il ceppo di Wuhan e poi Delta, in ospedale chi viene ricoverato all’interno dei reparti Covid molto spesso oggi come oggi ci finisce non a causa dei deficit respiratori legati alle complicanze del virus Sars-CoV-2. Le polmoniti interstiziali bilaterali sono sempre più rare secondo quanto riferiscono medici infettivologi e virologi. La stragrande maggioranza dei pazienti sono persone che arrivano in ospedale con delle patologie, magari con un quadro clinico già complesso, e al tampone in ingresso o allo screening prima di un intervento chirurgico risultano positivi. A quel punto inevitabilmente diventano pazienti Covid, ma la loro "intensità" - in molti casi, certo non in tutti - non è più dettata dal Covid come nelle prime ondate che hanno messo sotto pressione il sistema ospedaliero da nord a sud: è invece la singola patologia diversa dal Covid a determinare la gravità e il conseguente ricovero in ospedale.

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