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Giovedì, 28 Marzo 2024
L'intervista

Tra Covid e il pericoloso sogno della normalità, Cartabellotta: "Follia togliere le mascherine al chiuso"

Si consolida il calo dei contagi e via via cadono le restrizioni. Il presidente della Fondazione Gimbe intervistato da Today avverte: "La pandemia non è finita". E traccia la strada per scongiurare un "brusco risveglio" in autunno

Contagi in calo, meno posti letto occupati da pazienti Covid, vaccini in aumento nonostante le resistenze di larghe fasce della popolazione. Forte di questi tre elementi l'Italia si avvicina alla sua terza estate col virus. Come nel resto dell'Europa occidentale, ci si avvia a un sempre più importante allentamento delle restrizioni. La "normalità" tanto desiderata sembra vicina. C'è un "ma". Il Covid non è sparito. Da "bravo" virus c'è, si sposta, muta, si adatta. E se non vogliamo ripiombare nell'incubo in autunno, occorre agire adesso. A mettere in guardia da un eccesso di ottimismo è il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta. A Today dice: "Ci aspetta una lunga tregua nei prossimi mesi, ma non va abbassata la guardia. Il risveglio dal sogno collettivo potrebbe essere molto brusco nel prossimo autunno-inverno". Cartabellotta invita a programmare adesso le azioni per "blindare" l'autunno e guardando al breve periodo non ha dubbi: "Una follia togliere l'obbligo di mascherina al chiuso".

L'Italia al banco di prova

Per Cartabellotta "Il prossimo autunno-inverno sarà il vero banco di prova per capire se siamo definitivamente fuori dal tunnel. Il virus non 'morirà' con la bella stagione, questo lo sappiamo bene: verosimilmente ci aspetta una lunga tregua nei prossimi mesi, ma non va abbassata la guardia. Il pericolo non è tanto il 'liberi tutti' estivo, ma interpretare la discesa della quarta ondata come la fine della pandemia. Il risveglio dal sogno collettivo potrebbe essere molto brusco nel prossimo autunno-inverno".

Da mesi ormai - soprattutto dopo il forte incremento dei contagi dovuto alla variante Omicron - abbiamo iniziato a convivere con l'idea del Covid come un nemico col quale convivere, un virus stagionale. "Questo - spiega Cartabellotta - significa che la nostra vita e i nostri comportamenti dovranno essere differenti in relazione alla circolazione del virus".

Cosa fare?

Per il presidente della fondazione Gimbe "la discesa della quarta ondata insieme alle elevate coperture vaccinali e all’arrivo della primavera permettono di guardare al futuro con ragionevole ottimismo, al netto di nuove varianti più contagiose o più gravi. Tuttavia, se da un lato questo permette di allentare progressivamente le restrizioni, dall’altro la consapevolezza della stagionalità del virus impone a Governo e Regioni di utilizzare i prossimi mesi per disegnare le strategie per il prossimo autunno-inverno, verosimilmente caratterizzato dalla ripresa stagionale della circolazione virale parallela al declino delle coperture vaccinali. Un 'film' che, peraltro, andrà in onda in un clima di campagna elettorale per le politiche del 2023".

Il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha detto chiaramente che la quarta ondata è stata "terrificante" e il Paese ha retto principalmente grazie ai vaccini. Impossibile però escludere che nel futuro venga isolata una nuova variante. "Con i virus non ci sono certezze - dice Cartabellotta -. Nessuno può prevedere l’insorgenza di nuove varianti più contagiose o più gravi. Ma due cose sappiamo bene: la prima è che i vaccini sono un’arma formidabile che, nonostante l’altezza dell’ondata di casi Omicron, hanno evitato gli spaventosi scenari della prima ondata. La seconda è che bisogna aumentare le coperture vaccinali in tutti i Paesi, perché il rischio di nuove varianti dipende anche dall’elevata circolazione virale".

Abolire le mascherine al chiuso? "Una follia"

La riflessione, oggi, è monopolizzata da Green pass e mascherina. La certificazione verde potrebbe andare in soffitta ed è già venuto meno l'obbligo delle mascherine, al momento solo all'aperto. Per Cartabellotta "Il Green pass è poco efficace nell’arginare la diffusione del virus: la vaccinazione riduce il rischio di contagiarsi e di contagiare, ma l’efficacia declina dopo circa 90 giorni e con la variante Omicron è circa la metà della Delta. Tuttavia, il Green pass rilasciato dopo la terza dose di vaccino è fondamentale per tutelare la salute individuale e, indirettamente, anche quella collettiva. Infatti, la protezione nei confronti della malattia severa declina molto meno rispetto al contagio e, soprattutto, torna a livelli molto elevati dopo il booster anche con la variante Omicron. Pertanto, sul piano della regolamentazione - per Cartabellotta - la disciplina del Green pass da vaccinazione dovrà essere rivalutata in relazione all'obiettivo di ridurre il sovraccarico ospedaliero e limitare il rinvio di prestazioni per patologie non Covid".

Netta la posizione sui dispositivi di protezione: "L’abolizione delle mascherine al chiuso, con una variante così contagiosa come Omicron, e un numero di casi giornalieri ancora molto elevato, invece è una follia".

Gli ospedali fragili trincee

C'è poi un altro aspetto della lotta al Covid. Gli ospedali. Sotto il peso della pandemia il sistema lombardo è andato in tilt. Ma è solo un esempio, forse il più lampante. Quello che più colpisce perché ha mostrato il nervo scoperto di una delle regioni trainanti del Paese. Ma lungo tutto lo Stivale, soprattutto nella prima fase, le difficoltà sono state tante. Strutture inadeguate, poco personale, squilibri. Poi i contagi del personale. Punti deboli su cui il Covid ha acceso i riflettori in modo crudele e impietoso.

"La pandemia - dice Cartabellotta - ha messo in luce tutte le fragilità del nostro Servizio sanitario Nazionale, flagellato da anni di tagli che hanno pesato soprattutto sul capitale umano. Aggiungerei che oggi il livello di stanchezza psico-fisica, oltre che la demotivazione, stanno allontanando molti medici e infermieri dalle strutture pubbliche. I più giovani vanno a lavorare all’estero e i più anziani anticipano la pensione. Purtroppo con il personale sanitario non si può fare come con le apparecchiature, che puoi acquistare anche con procedure semplificate: servono anni di formazione e i tempi per raccogliere gli investimenti destinati alle borse di studio per scuole di specializzazione e medici di famiglia non sono ancora maturi. Senza contare che formiamo ancora troppo pochi infermieri. Riguardo ai contagi del personale non ci sono soluzioni se non il rigorosissimo rispetto dei protocolli ospedalieri, non dimenticando tuttavia che ci si può infettare ovunque".

Over 50 in pericolo senza il vaccino

Dai dati della stessa Fondazione Gimbe emerge che la vaccinazione anti-Covid obbligatoria per gli ultracinquantenni non ha fatto presa. Nell'ultima settimana, nonostante l'entrata in vigore dell'obbligo vaccinale e dell'obbligo di Green pass rafforzato sui luoghi di lavoro, tra gli over 50 il numero di nuovi vaccinati è sceso ulteriormente, attestandosi a quota 27.103 (-43,8% rispetto alla settimana precedente). In continuo calo anche le fasce 12-19 e 20-49.

"Sono circa 7 milioni - spiega Cartabellotta - le persone che non hanno ricevuto nemmeno una dose di vaccino, di cui 2 milioni guarite da Covid-19 da meno di 180 giorni e pertanto temporaneamente protette. Se quindi da un lato oltre 2 milioni di persone recentemente entrate in contatto con il virus contribuiscono ad alzare il livello di immunità della popolazione, dall’altro il numero di persone senza protezione è ancora molto elevato. Peraltro, la protezione immunitaria ottenuta dopo l’infezione cala progressivamente nel tempo ed è necessario vaccinarsi entro 6 mesi dall’avvenuto contagio. Gli over 50 sono soggetti a rischio di malattia grave: ovvero se decideranno di non vaccinarsi il rischio individuale di ospedalizzazione e (soprattutto nei più anziani) di decesso è molto più elevato di chi è vaccinato con tre dosi".

Sono invece ancora in corso i test sui vaccini nei bimbi piccoli, sotto i cinque anni. "Negli under 5 c’è un’elevata incidenza di casi, ma soprattutto di ospedalizzazioni anche in terapia intensiva, senza contare gli effetti del long Covid che non conosciamo ancora. Ovvero, in questa fascia di età un vaccino efficace e sicuro porterebbe a benefici rilevanti", dice Cartabellotta.

vaccini over 50-4

Quarta dose e richiami periodici

Cartabellotta spiega che sulla base delle attuali evidenze l’Ema ha suggerito di prendere in considerazione la quarta dose solo per le persone immunocompromesse (l'Aifa ha dato il via lbera alla quarta dose, ndr). Parallelamente ha ribadito che oggi non disponiamo di evidenze scientifiche sufficienti per raccomandare una quarta dose alla popolazione generale. Tra qualche mese - aggiunge -  sapremo se ci sarà un calo dell’efficacia vaccinale, in particolare nei confronti della malattia grave, per l’eventuale somministrazione della quarta dose a specifiche categorie di persone. Più in generale, è opportuno iniziare a parlare di richiamo periodico (come per il vaccino anti-influenzale), sulle cui indicazioni e tempistiche al momento nessuno è in grado di dare certezze, se non che anziani e fragili sono sicuramente le persone più a rischio".

"Regione che vai, sanità che trovi"

E' ormai quasi certo che lo stato di emergenza non verrà prorogato il 31 marzo. Questo significa anche che, sul fronte della lotta alla pandemia, la "regia" tornerà a essere regionale (Il passo indietro è stato imposto alle Regioni proprio in virtù dell'emergenza ndr). Non si tratta solo di una formalità burocratica. Tutt'altro. Questo può portare a regole molto diverse da un territorio all'altro. Non dimentichiamo che anche la campagna vaccinale, prima dell'insediamento del commissario Figliuolo, procedeva con tabelle di marcia differenti sul territorio. Per Cartabellotta il rischio delle gestione regionale "è quello di enfatizzare le attuali difformità nelle performance vaccinali, perché sappiamo ormai da decenni che 'Regione che vai, sanità che trovi'".

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