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Venerdì, 29 Marzo 2024
I dati aggiornati

Covid: le 10 Regioni dove calano i pazienti in terapia intensiva e i nuovi colori

Omicron rallenta. La percentuale di posti letto nelle terapie intensive occupati da pazienti con Covid-19 cala al 12% (-1% in 24 ore) in Italia. Tanti buoni segnali. Acquaroli: "Un errore strategico continuare a classificare i territori per colori"

Il virus rallenta. E la conferma arriva come sempre dagli ospedali. La percentuale di posti letto in terapia intensiva occupati da pazienti con Covid-19 (la vera cartina di tornasole per capire l'andamento della situazione) cala al 12% (-1% in 24 ore) in Italia e cala anche in 10 regioni: Abruzzo (al 13%), Basilicata (6%), Liguria (12%), Lombardia (9%), Marche (17%) Pa Bolzano (7%), Piemonte (13%), Puglia (12%), Toscana (14%), Umbria (7%). Cresce, invece, in Molise (con +5% arriva a 15%), Calabria (con +3% arriva a 15%) e Friuli Venezia Giulia (19%). A evidenziarlo sono i dati del monitoraggio Agenas, aggiornati al 13 febbraio. Tasso stabile in Campania (9%), Emilia Romagna (14%), Lazio (19%), PA Trento (16%), Sardegna (14%), Sicilia (13%), Val d'Aosta (12%), Veneto (8%)

Resta stabile invece al 25%, in Italia, l'occupazione dei reparti di area medica da parte di pazienti con Covid-19; ma, in 24 ore, la percentuale cresce in 8 regioni e province autonome: Basilicata (al 27%), Campania (28%), Friuli Venezia Giulia (31%), Molise (24%), PA Bolzano (23%), PA Trento (25%), Umbria (30%). Cala in 5: Calabria (31%), Liguria (31%), Lombardia (18%), Puglia (25%), Toscana (22%). Questi i dati dell'Agenzia Nazionale dei servizi sanitari regionali (Agenas) aggiornati al 13 febbraio. E' stabile in Abruzzo (al 36%), Lazio (30%), Emilia Romagna (23%), Marche (29%), Piemonte (24%), Sardegna (26%), Sicilia (34%), Val d'Aosta (25%), Veneto (17%).

"Un errore strategico continuare a classificare le regioni per colori"

In base alle disposizioni nazionali in vigore per il contenimento della diffusione dell'epidemia da COVID-19 e alle ordinanze del Ministro della Salute, da lunedì 14 febbraio si applicano le misure previste:

  • per la zona bianca a Basilicata e Umbria;
  • per la zona gialla a Calabria, Campania, Emilia Romagna, Lazio, Liguria, Lombardia, Molise, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana, Veneto e alle Province autonome di Trento e di Bolzano;
  • per la zona arancione a Valle d’Aosta, Abruzzo, Friuli Venezia Giulia, Piemonte e Marche.

"Credo che in questo momento sia assolutamente un errore strategico continuare a classificare le regioni per colori e soprattutto classificare in maniera così rigida le regioni in termini di classificazione arancione. Praticamente crea anche confusione rispetto al momento che stiamo vivendo". Lo ha ribadito il presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli intervenendo a Skytg24. Quanto al passaggio in arancione una settimana fa, Acquaroli ha spiegato: "abbiamo avuto uno sforamento due settimane fa degli indici di terapia intensiva e di area medicano nonostante ci fosse soprattutto in Intensiva un calo costante rispetto ai primi giorni di gennaio. Nella settimana indicata - ha affermato - abbiamo avuto un numero elevato di soggetti che si sono positivizzati durante i ricoveri per altre patologie. Soggetti rimasti positivi senza sintomi ma che hanno costretto la nostra regione a passare in zona arancione".

"Abbiamo ora - ha riferito il presidente della Regione Marche - una serie di dati che confermano il trend di assoluta regressione del virus: ricoveri in terapia intensiva intorno al 17-18%, in Area medica sotto il 30% anche il numero di positivi sta scendendo rapidamente". Acquaroli ha riferito anche di una "difformità" tra i dati segnalati dal ministero e quelli forniti dalla Regione Marche. "Quando siamo passati in arancione - ha affermato - ci è stata segnalata una presenza del 26% di ricoverati in Terapia intensiva quando in realtà avevamo il 23%". Anche la scorsa settimana abbiamo visto che c'era una difformità tra quello che veniva segnalato dal ministero, non cambia perché noi teniamo tutto sempre sotto controllo" ma c'è una "difformità tra i dati che noi diamo e ciò che dice Agenas e ciò che il ministero...".

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