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Sabato, 20 Aprile 2024
Tanti dubbi sui test rapidi

Quando fare il sierologico, quando il test rapido e quando è necessario il tampone

Non tutti i test sono indicati per tutti i pazienti: alcuni si sono rivelati uno strumento importante per tracciare la diffusione della malattia, ma ognuno ha il suo scopo e il suo tempo in cui va eseguito

C'è grande preoccupazione e concitazione in merito all'emergenza coronavirus e spesso c'è molta confusione riguardo a quali siano i test cui sottoporsi per diagnosticare l'infezione da Covid-19 o eventualmente identificare una eventuale immunità raggiunta. Chiariamo dunque quale fare tra i test disponibili, come funzionano, perché sono necessari e quando è obbligatorio sottoporsi al tampone.

Non tutti i test sono indicati per tutti i pazienti: alcuni si sono rivelati uno strumento importante per tracciare la diffusione della malattia, ma ognuno ha il suo scopo e il suo tempo in cui va eseguito. 

Come funzionano i test per identificare il coronavirus

Il test di riferimento per Covid-19 è il tampone molecolare: è molto sensibile ed è eseguito su materiale genetico virale estratto con tamponi nasali e faringei eseguiti con un bastoncino cotonato con cui si preleva un campione di mucosa nelle prime vie respiratorie. Il tampone viene poi processato in un laboratorio di biologia molecolare per l'identificazionene dell'eventuale presenza di frammenti di RNA di Sars-Cov-2. Il test molecolare o "tampone" rimane tuttora il test di riferimento per la diagnosi di SARS-CoV-2.

Vi è poi il test sierologico che rivela, dall'analisi del sangue, gli anticorpi (IgA, IgG e IgM) prodotti contro il coronavirus Sars-Cov-2. Questi test sono molto utili per dimostrare l'estensione della diffusione virale in una comunità, e fornire utili informazioni sulla salute pubblica.

A questi due strumenti diagnostici sono stati affiancati i test salivari, che funzionano come i tamponi, senza la necessità di un esame che per molti risulta invasivo e non di certo piacevole. Infine sono definiti i test rapidi i test in cui il tampone faringeo viene processato tramite la tecnica di immunofluorescenza per rilevare le nucleoproteine del SARS-CoV-2: una tecnica meno raffinata ma più veloce che restituisce risultati in 30-40 minuti. Pertanto possono essere utili in determinati contesti, come lo screening rapido di numerose persone (ad esempio in porti, aeroporti e anche a scuola). 

Quale test e quando farlo

Il tampone viene eseguito in base alla più recente circolare del ministero della Salute in quei soggetti che hanno avuto contatti ravvicinati con persone che sono risultate positive al tampone, e dopo essere stati messi in quarantena hanno poi sviluppato sintomi, anche lievi. Per gli asintomatici il tampone non è obbligatorio, ma può abbreviare il periodo di quarantena. Infatti chi rimane asintomatico può uscire dalla quarantena con un test negativo sia esso molecolare (tampone) o antigenico dopo 10 giorni dal contatto con il positivo accertato.

Se il risultato del test è positivo la quarantena diventa isolamento domiciliare, cioè separazione fisica da tutte le altre persone (in un altro ambiente o in stanze diverse della propria casa). Se asintomatici l’isolamento dura dieci giorni, poi si può fare un nuovo tampone: in caso di esito negativo, si può uscire dall’isolamento. Sono esclusi dai sintomi la perdita di gusto e olfatto, che possono durare nel tempo. I positivi che sviluppano sintomi gravi, invece, vengono gestiti con maggiori attenzioni dall’ASL ed eventualmente dalle strutture ospedaliere della zona.

quando fare test covid-2

Quando i test rilevano il Sars-Cov-2, Fonte 

test sierologici sono indicati in caso non si sia entrati a contatto con una persona positiva ma si voglia testare lo stato del proprio sistema immunitario: la presenza di questi anticorpi indica che il paziente è, o è stato, colpito da un determinato agente patogeno. La diversa tempistica in cui compaiono le varie classi di anticorpi(Immunoglobuline IgM, IgA e IgG) e la loro evoluzione infatti rappresenta un valido indicatore per confermare la presenza di un´infezione in atto o pregressa. La IgA anti2019-nCov, sono gli anticorpi che compaiono per primi durante la risposta immunitaria, e sono il segno quindi di un infezione in atto. Le IgM anti2019-nCov, sono gli anticorpi che compaiono nel siero dei pazienti dopo una primaria esposizione all´antigene (in genere non prima di 10 giorni), e quindi la loro presenza indica un'infezione recente. Le IgG anti 2019-nCov, cominciano a formarsi dopo circa 15 giorni dall'esposizione primaria all'antigene e quindi la loro presenza indica la avvenuta immunità nei confronti della malattia.

I test sierologici si dividono infine in test rapidi (come ad esempio i pungi-dito), che indicano solo la presenza o meno di determinati immunoglobuline nel sangue, e test quantitativi, più sensibili e attendibili poiché grazie ad un prelievo di sangue indica anche la quantità di immunoglobuline nel paziente.

Quanto sono affidabili i test

È bene chiarire fin da subito che il test sierologico non è dirimente per la diagnosi di infezione in atto, in quanto l’assenza di anticorpi non esclude la possibilità di un’infezione in fase precoce, con relativo rischio che un individuo, pur essendo risultato negativo al test sierologico, risulti contagioso. 

Pertanto se un risultato positivo deve essere confermato da un tampone - attualmente a carico del Sistema sanitario nazionale ed è organizzato dalla ASL o dall’ospedale - per verificare se l'infezione è ancora in corso, un risultato negativo non vuole esclude una possibile infezione

Dubbi suscitano anche i test rapidi: il laboratorio di microbiologia e virologia dell’Università di Padova, diretto dal professor Andrea Crisanti, ha comunicato alla Regione Veneto i risultati di uno studio sul test rapido antigenico Abbott, secondo cui 3 positivi su 10 potrebbero risultare negativi e continuare a diffondere l’infezione senza alcun controllo

"I test rapidi non riconoscono tre positivi su dieci"

Anche nella Regione Lazio, dove i test antigenici sono ormai sdoganati, un documento dello Spallanzani getta dubbi ancora più gravi sull’efficacia dei tamponi rapidi, questa volta Sd Biosensor: il test “Standard Q Covid-19 Ag” ha riportato una sensibilità bassissima, del 21,95%, nettamente inferiore a quella dichiarati nel foglietto illustrativo del produttore, superiore all’80%.

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