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Sabato, 20 Aprile 2024
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Vaccini, fake news e falsi miti: quello che si dice e quello che sappiamo

L'Istituto superiore di sanità smentisce le ultime bufale. "Il booster non serve sotto i 39 anni. Mette a rischio il sistema immunitario dei giovani". Tutto falso. Ecco il perché

Da "i bambini non si ammalano" a "il booster non serve sotto una certa età", le fake news che circolano sui vaccini anti Covid sono tante, quasi infinite. Contro le "bufale" si mobilitano i ricercatori dell'Istituto superiore di sanità, che usano i canali social dell'Istituto per fare corretta informazione (anche il ministero della Salute, vista la portata del fenomeno, dedica uno spazio web alla smentita delle fake news, e non solo sul Covid ndr). L'ultima invenzione è che il "booster non serve sotto i 39 anni. Protegge meno rispetto a due sole somministrazioni. Mette a rischio il sistema immunitario dei giovani". Tesi smentite dalla scienza. Vediamo perché.  

Dagli ultimi report dell’Iss emerge che il rischio di ricovero nella fascia 11-39 anni è molto simile, e talvolta leggermente maggiore, in chi ha fatto il booster rispetto a chi ha solo due dosi di vaccino anche se da più di 120 giorni. "Questo però non vuol dire che il booster sia poco efficace o addirittura controproducente, perché bisogna considerare diversi fattori che possono portare a una sottostima dell’efficacia nei soggetti che hanno ricevuto la dose booster in questa fascia di età", si legge sul sito dell'Iss.

Gli esperti spiegano che "il periodo preso in considerazione dai bollettini, l’ultimo per il quale si dispone di dati consolidati, è quello che comprende i ricoveri che vanno dalla fine di dicembre alla fine di gennaio. I soggetti nella fascia di età 12-39 considerati in questo periodo sono quindi quelli che hanno completato per primi il ciclo vaccinale con la dose booster. Questi soggetti hanno un rischio intrinseco di infezione/ricovero/morte maggiore rispetto al resto della popolazione e sono coloro che hanno avuto un accesso prioritario alla vaccinazione proprio poiché considerati a rischio elevato (es. immunocompromessi, trapiantati, operatori sanitari)". 

La fragilità è un fattore chiave, dato che i casi fragili (immunosoppressi, con diverse comorbidità) hanno contemporaneamente una maggiore probabilità di aver ricevuto il booster e una maggiore probabilità di essere ospedalizzati (e di decesso). "Considerato che alla fine di dicembre solo l’8% dei soggetti nella fascia di età 12-39 aveva ricevuto la dose booster, la stima dell’efficacia vaccinale dopo la dose booster, in questo periodo, soffre di un chiaro 'bias' di selezione. Man mano che saranno presi in esame periodi successivi le stime di efficacia riferite a questa popolazione risentiranno meno di questo fattore di confondimento". E ancora sottolineano che "nel periodo preso in esame va inoltre considerato che il contesto era in rapida evoluzione e diversi fattori possono aver contribuito a una sottostima dell’efficacia vaccinale dopo la dose booster: il principale è l’avvento della variante Omicron con la sua maggiore infettività, che ha determinato l’aumento repentino dell’incidenza complessiva con il conseguente aumento delle diagnosi tra le persone che venivano ammesse in ospedale per altre patologie".

L'altra fake è che la dose booster potrebbe addirittura "mettere a rischio il sistema immunitario nei più giovani". Anche in questo caso, niente di più falso. "Al momento non c’è nessuna prova che il booster influisca negativamente sulla risposta immunitaria. I test clinici e gli studi real world condotti negli altri paesi hanno evidenziato una maggiore protezione da parte della dose aggiuntiva in tutte le fasce di età (ad esempio in Israele e Usa)", dicono dall'Istituto superiore di sanità.

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